CARLO OSSOLA
ERASMO NEL NOTTURNO D'EUROPA
Vita e Pensiero (5 febbraio 2015)
Collana: Grani di senape
Un olandese formatosi a Venezia, che ha come modello e amico un cancelliere inglese, diviene il legatus dell’imperatore spagnolo, e decide di morire a Basilea, cercando invano un luogo di pace religiosa: anche solo questo minimo richiamo biografico evidenzia la singolare personalità di Erasmo da Rotterdam (1466/69-1536) e illustra la ricchezza del suo percorso umano e culturale all’insegna di un autentico spirito europeo. Ci introduce alla sua lezione il critico letterario Carlo Ossola, ricostruendo i caratteri storici che configurano «il vero Rinascimento», quello che «non si lascia irretire dalle contese religiose», che fu capace di «togliere all’eredità classica i paludamenti aulici e alla tradizione patristica i tratti apologetici», per andare all’essenziale della condizione umana. Sodale di Thomas More, e nutrendo poi Rabelais e Montaigne, e non meno Spinoza, Leibniz, Condorcet, Voltaire, e divenendo infine, nel Novecento, l’emblema e il conforto di una piccola schiera di uomini colti, da Zweig a Huizinga a Bataillon, che hanno resistito alle barbarie dei totalitarismi, l’umanista Erasmo, ironico e sapienziale, paradossale e libero, può rivelarsi, come conclude Ossola, un «prezioso faro per il viaggio e le tempeste che l’umanità incontra e suscita nel secolo ferito che si è aperto», in questo ‘notturno’ d’Europa.
ERASMO NEL NOTTURNO D'EUROPA
Vita e Pensiero (5 febbraio 2015)
Collana: Grani di senape
Un olandese formatosi a Venezia, che ha come modello e amico un cancelliere inglese, diviene il legatus dell’imperatore spagnolo, e decide di morire a Basilea, cercando invano un luogo di pace religiosa: anche solo questo minimo richiamo biografico evidenzia la singolare personalità di Erasmo da Rotterdam (1466/69-1536) e illustra la ricchezza del suo percorso umano e culturale all’insegna di un autentico spirito europeo. Ci introduce alla sua lezione il critico letterario Carlo Ossola, ricostruendo i caratteri storici che configurano «il vero Rinascimento», quello che «non si lascia irretire dalle contese religiose», che fu capace di «togliere all’eredità classica i paludamenti aulici e alla tradizione patristica i tratti apologetici», per andare all’essenziale della condizione umana. Sodale di Thomas More, e nutrendo poi Rabelais e Montaigne, e non meno Spinoza, Leibniz, Condorcet, Voltaire, e divenendo infine, nel Novecento, l’emblema e il conforto di una piccola schiera di uomini colti, da Zweig a Huizinga a Bataillon, che hanno resistito alle barbarie dei totalitarismi, l’umanista Erasmo, ironico e sapienziale, paradossale e libero, può rivelarsi, come conclude Ossola, un «prezioso faro per il viaggio e le tempeste che l’umanità incontra e suscita nel secolo ferito che si è aperto», in questo ‘notturno’ d’Europa.