MAURICE DENIS
NEOTRADIZIONALISMO
Castelvecchi (17 settembre 2014)
Collana: Etcetera
Con la verve sferzante dei suoi
vent’anni, Maurice Denis compone nel 1890 una brillante dichiarazione di poetica
destinata a diventare uno dei testi fondamentali del modernismo. Studente
all’École des Beaux-Arts e all’Académie Julian, aggiornatissimo sulle ultime
tendenze, Denis frequenta i Salon e le altre rassegne artistiche, non esitando a
criticare i nomi più affermati della scena parigina negli anni Ottanta del XIX
secolo. E malgrado l’insolenza dei suoi attacchi, la Storia gli darà ragione,
relegando in breve tempo molti di quei nomi tra le fila dei comprimari. Realismo
e naturalismo lo nauseano, perché «l’arte è santificazione della natura» e non
imitazione; ogni approccio «scientifico» alla pittura lo annoia; e detesta
l’inerzia mentale di una generazione intrappolata nelle proprie convenzioni
accademiche. Soprattutto, trova insensata l’enorme enfasi che nell’apprezzamento
estetico di un quadro si usa attribuire al soggetto rappresentato rispetto alla
forma di rappresentazione. Contro gli sterili sofismi, allora, Denis auspica un
ritorno a valori antichi, tradizionali, di decorativismo puro: una visione
apparentemente retriva, che però, predicando l’emancipazione delle linee e dei
colori dalla resa descrittiva del tema, veicola il germe dell’astrazione più
radicale.
Maurice Denis
(Granville, 1870 – Saint-Germain-en-Laye,
1943)Pittore, illustratore, scrittore e critico d’arte. Dal 1888
aderisce al circolo dei nabis («profeti»), che fonde arte e misticismo;
ribattezzato il Nabi aux belles icônes, ne diventa il portavoce. Nel 1890 espone
per la prima volta al Salon de la Société des Artistes Français. Nel 1892
conosce André Gide, con cui stringe una profonda amicizia. Autore delle
decorazioni del teatro degli Champs Élysées e del Petit Palais di Parigi, nonché
di numerose pitture murali per chiese, insegna all’Académie Ranson (1909-1919).
Cattolico devoto, è stato terziario di San Domenico e fondatore degli Ateliers
d’art sacré, nel 1919, e ha disegnato vetrate, vasi, arazzi, ventagli e perfino
una banconota. Tra i suoi scritti: Théories, 1890-1910. Du symbolisme et de
Gauguin vers un nouvel ordre classique (1912), Nouvelles Théories sur l’art
moderne, sur l’art sacré, 1914-1921 (1922) e Charmes et leçons d’Italie (1933).