CESARINA CASANOVA
REGINE PER CASO
Donne al governo
in età moderna
Laterza, 23/1/2014
collana "Storia e società"
Per
molto tempo la cultura europea ha sottovalutato, considerandole marginali, molte
esperienze di governo di regine o reggenti. Solo recentemente gli studi hanno
riconsiderato la ‘mostruosità’ della trasmissione dinastica del potere alle
donne e hanno messo in dubbio che il principio che legittimava l’esclusione
fosse fondato su ragioni legate al sesso per una divisione ‘naturale’ dei ruoli
di genere. I casi delle impreviste successioni femminili al trono sono state
rappresentate, nel Medioevo e nella prima età moderna, da ritratti a tinte
fosche: sovrane schiave di vizi innominabili, inadeguate a esercitare il
comando, incapaci per natura di essere alla testa di eserciti, facili prede di
passioni incontrollate, streghe, avvelenatrici o incestuose. Se il governo
andava a una donna ne derivavano effetti di instabilità e di disordine. Per
controversie relative a contestate successioni femminili vennero combattute, ad
esempio, la guerra dei Cento anni, le guerre d’Italia e la guerra settecentesca
che contrastò il trono a Maria Teresa d’Austria. Le colpe attribuite al
disordine sessuale e alla sfrenatezza femminile sono voci del lungo catalogo dei
topoi misogini che hanno radicato a lungo nel senso comune l’associazione tra
crisi politiche e comportamenti irragionevoli e disordinati delle donne. La
pretesa anomalia della regalità femminile è stata un’eccezione felice solo
quando le sovrane non erano né propriamente donne né propriamente sessuate:
guerriere ‘virili’ o sante donne, emule della vergine Maria o della casta Diana.