LORADANA GALANTE
CON L'AIUTO DEI RAGNI TESSITORI
a cura di Fortunato D’Amico e Maria Flora Giubilei
Galleria d'Arte Moderna (Villa Saluzzo Serra) - Musei di Nervi
via Capolungo 3 - Genova Nervi
Compie dieci anni, nel 2014, la nuova Galleria d’Arte Moderna di Genova e celebra la ricorrenza con la mostra “Con l’aiuto dei ragni. Loredana Galante”, quinto appuntamento di “NaturaConTemporanea”, una rassegna che ha rimescolato le raccolte permanenti della Galleria d’Arte Moderna e delle Raccolte Frugone e restituito al pubblico, di volta in volta, nuovi allestimenti e la possibilità di dialoghi contaminati.
Loredana Galante, genovese, da alcuni anni trasferita a Milano, ritorna a Nervi dopo una lontana precedente esperienza e vi torna madrina di questo decennale. Dieci anni ricchi di attività, di conferenze, di concerti, di teatro e di danza, di visite guidate, di progetti di mostre realizzate in collaborazione con musei italiani e stranieri, di prestiti di opere concessi e ottenuti, di laboratori didattici, di corsi e di pubblicazioni per bambini e adulti, incluso un premio Andersen. Dieci anni fa, Loredana Galante era entrata alle Raccolte Frugone per ninnare i bambini dipinti e modellati dagli artisti che, al vero, quello più quotidiano e umile, tanto avevano concesso nella seconda metà dell’Ottocento fino a trasformarlo in brillanti soggetti per tele preziose e piccoli bronzi.
Comodini, abat-jours, che si accendevano e spegnevano al ritmo di dolci nenie, avevano per qualche tempo, durante gli eventi di “Printemps des musées” del 2003, popolato la sala delle bellissime opere realizzate da Giuseppe e Filippo Palizzi, Francesco Paolo Michetti, Antonio Mancini e Vincenzo Gemito. Un’esperienza coinvolgente, di delicata interazione tra passato e presente che il pubblico adulto e infantile del museo aveva molto apprezzato e colto subito nella sua intima essenza e che Loredana aveva poi rielaborato, in uno scambio di creatività ricca di risarcimenti emotivi, con le detenute del carcere femminile genovese. Oggi quest’artista così poliedrica torna a Nervi, in Galleria d’Arte Moderna, per scompigliare le carte di una tradizione culturale data, di un’arte alta, di una natura in apparenza già nota con una carrellata di oggetti “superstiti” di eventi, installazioni e performance che hanno costellato il suo percorso creativo. E non mancano i dipinti, pannelli decorativi d’ingarbugliate fantasie grondanti d’energia colorata e felici abstract di viaggi lontanissimi e vicinissimi, tra sogni d’Oriente, oggetti di casa e del suo repertorio, volatili e racemi, arabeggianti segni calligrafici di una lingua di fiaba inesistente e, in filigrana, la rigorosa scansione spaziale-cromatica che imbriglia, ordina e contiene il magma cromatico rilasciato sulle tele dai pennelli di Loredana.
Ancora una volta natura vegetale e natura femminile si intrecciano indissolubilmente: Loredana Galante, vulcanica salonnière della contemporaneità con le sue suggestive e autoreferenziali performance, propone letture gioiose e alternative di una quotidianità al femminile per nulla scontata, restituita a tratti con passione, a tratti con piglio graffiante e caustico che l’aura di gioco infantile con cui sciorina il racconto non riesce a mascherare del tutto. Lei, artista “galante”, di nome e di fatto, in virtù di un colto garbo con cui cela robuste infusioni di sorridente ironia e di smaliziato sguardo sui luoghi comuni e rassicuranti della vita, dalla nascita alla morte. Certamente Loredana Galante non appartiene a quella sfera di persone che s’intimidiscono davanti all’ortodossia dell’arte accademica, lei non è conforme nemmeno ai comportamenti di molti artisti italiani, sovente calati in un ruolo ascetico, seriamente paranormale, perché la sua attività artistica è strettamente congiunta al suo modo di essere donna e di sentire la vita reale, con un pizzico di genuina follia. I travestimenti, le mascherate, il ritmo andante allegro della sua camminata, gli indumenti e gli ornamenti utilizzati negli happening che organizza abitudinariamente, sono i materiali della sua arte.
Non ci sono altre condizioni per descrivere il fenomeno Loredana Galante: briosa, attiva, intraprendente, timida, sfacciata, riflessiva, amletica, decisa, insicura, coinvolgente fino al punto da ritenere che gli stati d’animo, provocati dal racconto delle sue storie, siano in parte anche i tuoi. E’ vero invece che la sua ricerca estetica indaga tra le formalità, il bon ton, il galateo fin du siecle ritratto nei quadri di Georges Seurat, Edgar Degas, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Édouard Manet, da cui sembra uscita opportunamente vestita e adornata a festa. In realtà non c’è nulla di retrò nei suoi pensieri, negli atteggiamenti esibiti in pubblico durante le brevi performance teatrali che lei abbina abitualmente alle mostre dei suoi artworks: sulla scorta di uno spirito poetico interagisce col pubblico, parte fondamentale del lavoro artistico di Loredana Galante, con gesti e parole funzionali a suscitare interesse e a divertire lo spettatore mentre osserva, riflessivo, la scena dei monologhi e si interroga sugli effetti scaturiti dall’iterazione tra i gesti e gli oggetti elaborati con dovizia maniacale. Il rapporto con la natura è proiettato in un mondo magico, dove il sogno esercita l’ideale immaginato e l’armonia regna tra le persone che entrano nella cornice e assumono il ruolo di coprotagonisti.
E’ la parodia di una donna alle prese con i desideri individuali, alla ricerca di una formula per equilibrare le proprie aspettative con quelle degli altri con un marcato interesse verso la psicologia, intesa come pratica terapeutica per sondare ambiti della propria personalità tenuti segreti o protetti dal timore che possano essere resi visibile all’esterno. Riscrivere il mondo è ridisegnare gli oggetti che ci circondano, vederli con occhi diversi, partecipi di un’attività animistica piacevole e sanatoria, averne cura come parte di se stessi, estensione dei propri sensi e ispiratori di comportamenti individuali e sociali. Recuperare questa cognizione vuol dire cambiare verso agli schemi propinati dal consumismo, portatore di pratiche malsane che hanno deturpato il pianeta e inquinato la natura, intromettendosi rovinosamente nel ciclo delle risorse planetarie, incapace di riconoscere nei prodotti realizzati un prolungamento spaziale dei sensi e dei corpi.
L’iconografia di Loredana Galante, coerente a questa filosofia, reinventa il design recuperando e rendendo attuali cose e oggetti tralasciati nel dimenticatoio delle illustrazioni pubblicate dalle riviste femminili Torte nuziali, collant, vestiti fiorati, nidi per uccelli smarriti, cucù, armadi guardaroba, tazzine del caffè, cornucopie, sedie a dondolo, e tantissimi altri oggetti sono collegati alla densa rete di artefatti che compongono l’insieme fenomenologico e che oggi dialogano con il contesto artistico della Galleria d’Arte Moderna di Genova. La loro storia individuale è contemplata all’interno di un ampio spettro di “forme-pensiero” legate tra di loro dall’invisibile filamento della rete dispiegata da un laborioso ragno tessitore di trame.