FRANCESCO TRENTO
LA GUERRA NON ERA FINITA
I partigiani della Volante Rossa
Laterza, 13/2/2014
collana "I Robinson"
Milano, estate 1945. In una città annichilita dai bombardamenti e dalla fame, un gruppo di ex partigiani riprende le armi. La prospettiva è di farsi trovar pronti se la rivoluzione dovesse proseguire il suo cammino. Ma la spinta immediata, il pungolo all’azione, è il desiderio di stanare i fascisti impuniti, trovare quelli che sono sfuggiti al giusto castigo, e pareggiare finalmente i conti. I partigiani della Volante rossa sono giovani, giovanissimi. La maggior parte non ha neanche vent’anni. E sono pochi, non più di cinquanta. Nonostante questo, sotto la guida di Giulio Paggio, il ‘tenente Alvaro’ della 118a brigata Garibaldi, in meno di tre anni questi uomini si guadagneranno una fama che spesso si tramuta in leggenda. Tutti li chiamano: gli operai per difendere le fabbriche occupate dalla polizia, il Pci per il servizio d’ordine e la vigilanza notturna alle sedi minacciate dal neofascismo armato. E qualche dirigente milanese per il lavoro sporco. Milano, 16 luglio 1948. Il momento sembra arrivato: Togliatti è in un letto di ospedale, colpito da tre colpi di pistola. In tutta Italia partigiani e operai si armano: è un nuovo delitto Matteotti, il fascismo sta tornando. A Milano un camion si dirige verso la caserma dei carabinieri, carico di partigiani, armati di mitra e panzerfaust, intenzionati a farne ‘un fuoco solo’. Un esponente di spicco del Pci milanese riesce a fermarli in tempo, prima che scatenino una guerra. Su quel camion c’è la Volante rossa. Al completo? O gli uomini di Paggio non sono i soli partigiani armati? Il Partito comunista li disconosce davvero, come fa dopo l’arresto di molti suoi componenti nel 1949, o invece li utilizza e li spalleggia? Grazie a testimonianze inedite, l’Autore ricostruisce le gesta dei cinquanta uomini della Volante rossa, ma anche e soprattutto il contesto: il sanguinoso dopoguerra, una guerra civile che non finisce il 25 aprile ma si trasforma in scontro clandestino tra gruppi neofascisti e organizzazioni partigiane.
LA GUERRA NON ERA FINITA
I partigiani della Volante Rossa
Laterza, 13/2/2014
collana "I Robinson"
Milano, estate 1945. In una città annichilita dai bombardamenti e dalla fame, un gruppo di ex partigiani riprende le armi. La prospettiva è di farsi trovar pronti se la rivoluzione dovesse proseguire il suo cammino. Ma la spinta immediata, il pungolo all’azione, è il desiderio di stanare i fascisti impuniti, trovare quelli che sono sfuggiti al giusto castigo, e pareggiare finalmente i conti. I partigiani della Volante rossa sono giovani, giovanissimi. La maggior parte non ha neanche vent’anni. E sono pochi, non più di cinquanta. Nonostante questo, sotto la guida di Giulio Paggio, il ‘tenente Alvaro’ della 118a brigata Garibaldi, in meno di tre anni questi uomini si guadagneranno una fama che spesso si tramuta in leggenda. Tutti li chiamano: gli operai per difendere le fabbriche occupate dalla polizia, il Pci per il servizio d’ordine e la vigilanza notturna alle sedi minacciate dal neofascismo armato. E qualche dirigente milanese per il lavoro sporco. Milano, 16 luglio 1948. Il momento sembra arrivato: Togliatti è in un letto di ospedale, colpito da tre colpi di pistola. In tutta Italia partigiani e operai si armano: è un nuovo delitto Matteotti, il fascismo sta tornando. A Milano un camion si dirige verso la caserma dei carabinieri, carico di partigiani, armati di mitra e panzerfaust, intenzionati a farne ‘un fuoco solo’. Un esponente di spicco del Pci milanese riesce a fermarli in tempo, prima che scatenino una guerra. Su quel camion c’è la Volante rossa. Al completo? O gli uomini di Paggio non sono i soli partigiani armati? Il Partito comunista li disconosce davvero, come fa dopo l’arresto di molti suoi componenti nel 1949, o invece li utilizza e li spalleggia? Grazie a testimonianze inedite, l’Autore ricostruisce le gesta dei cinquanta uomini della Volante rossa, ma anche e soprattutto il contesto: il sanguinoso dopoguerra, una guerra civile che non finisce il 25 aprile ma si trasforma in scontro clandestino tra gruppi neofascisti e organizzazioni partigiane.