GIANNI PIACENTINO
1965-2000
a cura di Andrea Bellini
Fondazione Giuliani
via Gustavo Bianchi 1 - Roma
dal 7/2/2014 al 5/4/2014
La Fondazione Giuliani è lieta di presentare Gianni Piacentino 1965 – 2000, la prima retrospettiva dedicata all’artista torinese a Roma. A cura di Andrea Bellini, la mostra segue la grande retrospettiva presentata nell’estate 2013 dal Centre d’Art Contemporain (CAC) di Ginevra, rappresentando un’occasione unica per scoprire l’opera di questo straordinario artista, tra i protagonisti –appena ventenne- del movimento dell’Arte Povera e soprattutto autore di una versione molto autonoma e tutta italiana del minimalismo americano.
Personalità complessa e difficilmente inquadrabile in un singolo gruppo, nel 1968 – all’età di ventitre anni – Piacentino decide di abbandonare il gruppo dell’Arte Povera per dedicarsi alla realizzazione di tutta una vasta gamma di curiosi veicoli a due e tre ruote. Sono mezzi di trasporto ideali, senza alcuna funzione, caratterizzati da forme aereodinamiche e da colori e decorazioni raffinate. Gli stessi metalli impiegati hanno una valenza pittorica e decorativa: basti guardare al modo nel quale sono associati in piccoli dettagli l’oro, l’argento, il rame, il cromo e il nichel. I veicoli, nelle loro variazioni formali fanno riferimento a un’estetica che spazia dalle prime auto da competizione del secolo scorso a quelle più moderne, dalle fusoliere dei primi aeroplani ai monopattini, dai serbatoi delle moto degli anni Venti e Trenta fino a quelli più recenti.
Nella forma e nella struttura tendono a mantenere il carattere minimal delle sculture realizzate nei quattro anni precedenti. Come le prime sculture minimali anche i veicoli tendono a porsi come traiettorie di colore nello spazio, arricchendosi tuttavia di curve, linee ed elementi ornamentali che ricordano direttamente l’elegante apparato decorativo Liberty e Art Deco. Questa cosmogonia meccanica a partire dagli anni Settanta comincia a portare un marchio di fabbrica: compare sui suoi veicoli la ripetizione ossessiva ed onnipresente della sigla GP, le iniziali del suo nome.
La Fondazione Giuliani presenta in questa occasione l’intero percorso dell’artista, dalle prime sculture “minimaliste” ad alcuni straordinari “veicoli” degli anni Settanta e Ottanta, comprese diverse opere piu’ recenti.
La mostra è accompagnata da un catalogo prodotto in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain di Ginevra. Si tratta della prima ampia monografia dedicata all’artista ed include alcuni saggi inediti di Laura Cherubini, Marc-Olivier Wahler, Christophe Khim, Dan Cameron, un’intervista di Hans Ulrich Obrist e una cronologia per immagini realizzata da Marianna Vecellio.
Le opere di Gianni Piacentino sono state presentate in istituzioni pubbliche quali il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, il MoMA PS1 a New York, il Museum am Ostwall a Dortmund, Gesellschaft für Aktuelle Kunst a Bremen, la National Galerie di Berlino, il Centro de Arte Reina Sofia, Madrid e il Palais des Beaux Arts, Bruxelles. Nel 1977 l’artista è stato invitato a Documenta 6, Kassel e nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia.
1965-2000
a cura di Andrea Bellini
Fondazione Giuliani
via Gustavo Bianchi 1 - Roma
dal 7/2/2014 al 5/4/2014
La Fondazione Giuliani è lieta di presentare Gianni Piacentino 1965 – 2000, la prima retrospettiva dedicata all’artista torinese a Roma. A cura di Andrea Bellini, la mostra segue la grande retrospettiva presentata nell’estate 2013 dal Centre d’Art Contemporain (CAC) di Ginevra, rappresentando un’occasione unica per scoprire l’opera di questo straordinario artista, tra i protagonisti –appena ventenne- del movimento dell’Arte Povera e soprattutto autore di una versione molto autonoma e tutta italiana del minimalismo americano.
Personalità complessa e difficilmente inquadrabile in un singolo gruppo, nel 1968 – all’età di ventitre anni – Piacentino decide di abbandonare il gruppo dell’Arte Povera per dedicarsi alla realizzazione di tutta una vasta gamma di curiosi veicoli a due e tre ruote. Sono mezzi di trasporto ideali, senza alcuna funzione, caratterizzati da forme aereodinamiche e da colori e decorazioni raffinate. Gli stessi metalli impiegati hanno una valenza pittorica e decorativa: basti guardare al modo nel quale sono associati in piccoli dettagli l’oro, l’argento, il rame, il cromo e il nichel. I veicoli, nelle loro variazioni formali fanno riferimento a un’estetica che spazia dalle prime auto da competizione del secolo scorso a quelle più moderne, dalle fusoliere dei primi aeroplani ai monopattini, dai serbatoi delle moto degli anni Venti e Trenta fino a quelli più recenti.
Nella forma e nella struttura tendono a mantenere il carattere minimal delle sculture realizzate nei quattro anni precedenti. Come le prime sculture minimali anche i veicoli tendono a porsi come traiettorie di colore nello spazio, arricchendosi tuttavia di curve, linee ed elementi ornamentali che ricordano direttamente l’elegante apparato decorativo Liberty e Art Deco. Questa cosmogonia meccanica a partire dagli anni Settanta comincia a portare un marchio di fabbrica: compare sui suoi veicoli la ripetizione ossessiva ed onnipresente della sigla GP, le iniziali del suo nome.
La Fondazione Giuliani presenta in questa occasione l’intero percorso dell’artista, dalle prime sculture “minimaliste” ad alcuni straordinari “veicoli” degli anni Settanta e Ottanta, comprese diverse opere piu’ recenti.
La mostra è accompagnata da un catalogo prodotto in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain di Ginevra. Si tratta della prima ampia monografia dedicata all’artista ed include alcuni saggi inediti di Laura Cherubini, Marc-Olivier Wahler, Christophe Khim, Dan Cameron, un’intervista di Hans Ulrich Obrist e una cronologia per immagini realizzata da Marianna Vecellio.
Le opere di Gianni Piacentino sono state presentate in istituzioni pubbliche quali il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, il MoMA PS1 a New York, il Museum am Ostwall a Dortmund, Gesellschaft für Aktuelle Kunst a Bremen, la National Galerie di Berlino, il Centro de Arte Reina Sofia, Madrid e il Palais des Beaux Arts, Bruxelles. Nel 1977 l’artista è stato invitato a Documenta 6, Kassel e nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia.