MARIANA CASTILLO DEBALL
TAMOANCHAN
pinksummer
Palazzo Ducale - Cortile maggiore
piazza Matteotti 28R - Genova
dal 14/12/2013
Tamoanchan è il grande albero cosmico, le sue radici affondano nel mondo degli inferi e la sua chioma si innalza in cielo. Una nebbia lo copre alla base. I fiori incoronano i suoi rami. I due tronchi attorcigliati come in una spirale sono le due forze opposte che combattono per produrre il tempo.
Tamoanchan è uno nel centro dell'universo. È quattro in quanto insieme dei poli che dividono il Cielo dagli inferi. È cinque nell'insieme.
Tamoanchan è la metà dell'albero cosmico. Le sue radici profonde conformano il mondo della morte, da dove sorge la forza della rigenerazione. È anche uno dei due tronchi attorti: quello freddo, scuro e umido.
L'altra metà dell'albero forma i rami della luce e del fuoco dove si posano gli uccelli, le anime delle divinità celesti. Dal fogliame spuntano e scivolano i fiori dei diversi destini. Questo è anche il tronco caldo.
Tamoanchan, complessivamente, è guerra, sesso e tempo.
Le esplorazioni di Pedro Aramillas e José R. Perez nei limiti della vecchia città di Teotihuacan, hanno portato alla luce una serie di murali datati tra il 550 e 650 d.C.
Il murale di Tamoanchan/Tlalocan è uno dei più pregevoli. Nella parte superiore sorge, monumentale, un albero con un doppio tronco attorto su se stesso. È un albero carico di fiori di diverso tipo. Forse sono fiori ubriachi. Fiori che disturbano e trasformano i cuori umani. Dai fiori scende il nettare. I rami sono coperti di insetti, ragni e uccelli. È, senza dubbio, l'Albero.
Una figura enigmatica siede ai piedi dell'albero. È antropomorfa, ma le sue fattezze hanno prodotto diverse interpretazioni. Caso ha considerato che fosse Tlaloc il dio della pioggia che porta una maschera; Kubler ha parlato di un'immagine di culto femminile, non necessariamente una divinità; Miller ha proposto che la figura fosse di spalle; Sejourné ha considerato che nel personaggio si combinino elementi del dio della pioggia e di quello del fuoco e Pasztory, nello studio più vasto finora prodotto, sostiene che è androgino, che la scena è Tamoachan, che la figura è disposta in cima a una montagna e che contiene gli elementi della pioggia che Sejourné ha menzionato.
Ma c'è di più. Le due metà dell'albero hanno elementi opposti. Su una metà ci sono conchiglie, lumache, pesci, tutti elementi dell'acqua e del freddo. L'altra metà presenta fiori, minerali e elementi caldi.
Tra i rami freddi possiamo vedere insetti che salgono, farfalle che volano verso la parte superiore. Sui rami caldi ci sono ragni che tessono la loro tela e uno di loro sta chiaramente scendendo appeso a un filo al centro dell'immagine. Il ragno scende; ma è importante non solo perché sta andando giù. Pasztory ci fornisce un'altra intelligente associazione: il ragno è collegato alla polvere e alla siccità. Le forze che ascendono e discendono nell'albero sono collegate con il ciclo agricolo.
Troviamo ancora in questa immagine, sia nella figura che nell'albero, la lotta delle forze opposte.
Il murale di Tamoanchan è ancora oggi nella sua collocazione originaria a Tepantitla, nel sito archeologico aperto ai visitatori. Alcune parti del murale sono danneggiate, tanto che l'immagine non è completamente visibile, ma ci sono state parecchie ricostruzioni in altre collocazioni e documenti. Da pinksummer, il pavimento dello spazio espositivo mostra l'immagine ricostruita che non esiste tutta insieme, mentre sulle pareti sono presentati una serie di lavori su carta, stampati direttamente dal pavimento, che rappresentano le aree ancora visibili nel sito originale.
Tamoanchan è l'asse dell'universo e dell'insieme degli alberi cosmici. È dove è accaduto il peccato. Gli dei hanno messo insieme sostanze opposte, hanno dato origine al sesso e con questo alla creazione di un altro spazio, altri esseri, un altro tempo: il tempo umano. Per la loro azione peccaminosa, gli dei sono stati puniti: esiliati nel mondo della morte e sulla superficie della terra. Gli dei hanno iniziato una nuova forma d'esistenza: trasformati, hanno dato origine agli esseri di questo mondo; ma già infettati dalla morte, una conseguenza del sesso. La loro esistenza sarebbe stata limitata nel tempo, limitata nello spazio, limitata nelle loro percezioni. Avrebbero avuto in cambio la possibilità di riprodursi.
Mariana Castillo Deball
TAMOANCHAN
pinksummer
Palazzo Ducale - Cortile maggiore
piazza Matteotti 28R - Genova
dal 14/12/2013
Tamoanchan è il grande albero cosmico, le sue radici affondano nel mondo degli inferi e la sua chioma si innalza in cielo. Una nebbia lo copre alla base. I fiori incoronano i suoi rami. I due tronchi attorcigliati come in una spirale sono le due forze opposte che combattono per produrre il tempo.
Tamoanchan è uno nel centro dell'universo. È quattro in quanto insieme dei poli che dividono il Cielo dagli inferi. È cinque nell'insieme.
Tamoanchan è la metà dell'albero cosmico. Le sue radici profonde conformano il mondo della morte, da dove sorge la forza della rigenerazione. È anche uno dei due tronchi attorti: quello freddo, scuro e umido.
L'altra metà dell'albero forma i rami della luce e del fuoco dove si posano gli uccelli, le anime delle divinità celesti. Dal fogliame spuntano e scivolano i fiori dei diversi destini. Questo è anche il tronco caldo.
Tamoanchan, complessivamente, è guerra, sesso e tempo.
Le esplorazioni di Pedro Aramillas e José R. Perez nei limiti della vecchia città di Teotihuacan, hanno portato alla luce una serie di murali datati tra il 550 e 650 d.C.
Il murale di Tamoanchan/Tlalocan è uno dei più pregevoli. Nella parte superiore sorge, monumentale, un albero con un doppio tronco attorto su se stesso. È un albero carico di fiori di diverso tipo. Forse sono fiori ubriachi. Fiori che disturbano e trasformano i cuori umani. Dai fiori scende il nettare. I rami sono coperti di insetti, ragni e uccelli. È, senza dubbio, l'Albero.
Una figura enigmatica siede ai piedi dell'albero. È antropomorfa, ma le sue fattezze hanno prodotto diverse interpretazioni. Caso ha considerato che fosse Tlaloc il dio della pioggia che porta una maschera; Kubler ha parlato di un'immagine di culto femminile, non necessariamente una divinità; Miller ha proposto che la figura fosse di spalle; Sejourné ha considerato che nel personaggio si combinino elementi del dio della pioggia e di quello del fuoco e Pasztory, nello studio più vasto finora prodotto, sostiene che è androgino, che la scena è Tamoachan, che la figura è disposta in cima a una montagna e che contiene gli elementi della pioggia che Sejourné ha menzionato.
Ma c'è di più. Le due metà dell'albero hanno elementi opposti. Su una metà ci sono conchiglie, lumache, pesci, tutti elementi dell'acqua e del freddo. L'altra metà presenta fiori, minerali e elementi caldi.
Tra i rami freddi possiamo vedere insetti che salgono, farfalle che volano verso la parte superiore. Sui rami caldi ci sono ragni che tessono la loro tela e uno di loro sta chiaramente scendendo appeso a un filo al centro dell'immagine. Il ragno scende; ma è importante non solo perché sta andando giù. Pasztory ci fornisce un'altra intelligente associazione: il ragno è collegato alla polvere e alla siccità. Le forze che ascendono e discendono nell'albero sono collegate con il ciclo agricolo.
Troviamo ancora in questa immagine, sia nella figura che nell'albero, la lotta delle forze opposte.
Il murale di Tamoanchan è ancora oggi nella sua collocazione originaria a Tepantitla, nel sito archeologico aperto ai visitatori. Alcune parti del murale sono danneggiate, tanto che l'immagine non è completamente visibile, ma ci sono state parecchie ricostruzioni in altre collocazioni e documenti. Da pinksummer, il pavimento dello spazio espositivo mostra l'immagine ricostruita che non esiste tutta insieme, mentre sulle pareti sono presentati una serie di lavori su carta, stampati direttamente dal pavimento, che rappresentano le aree ancora visibili nel sito originale.
Tamoanchan è l'asse dell'universo e dell'insieme degli alberi cosmici. È dove è accaduto il peccato. Gli dei hanno messo insieme sostanze opposte, hanno dato origine al sesso e con questo alla creazione di un altro spazio, altri esseri, un altro tempo: il tempo umano. Per la loro azione peccaminosa, gli dei sono stati puniti: esiliati nel mondo della morte e sulla superficie della terra. Gli dei hanno iniziato una nuova forma d'esistenza: trasformati, hanno dato origine agli esseri di questo mondo; ma già infettati dalla morte, una conseguenza del sesso. La loro esistenza sarebbe stata limitata nel tempo, limitata nello spazio, limitata nelle loro percezioni. Avrebbero avuto in cambio la possibilità di riprodursi.
Mariana Castillo Deball