MARIA ANTONIETTA CARONIA ALBERTI
LA MEMORIA DEI LUOGHI
Santa Brigida e il convento di Scala Coeli a Genova
Internòs, 25/11/2013
collana "Biblioteca dell'arte"
Su una collina al limitare della città di Genova ai primi del Quattrocento un gruppo di religiose decide di creare un convento dedicato a Santa Brigida. Non sanno che passerà molto tempo per rendere concreto il loro progetto perché Genova si trova divisa al suo interno per questioni di interesse e di contrasto con la curia papale.
Il problema coinvolge anche Firenze dove un monastero brigidino esiste già. Bisogna trovare le ragioni di questo travaglio nella difficoltà ad accettare un monastero doppio e per decidere se conviene occupare un'area così vasta con un complesso di ampie proporzioni.
Scavando sul perché di questa devozione alla Santa svedese, il libro cerca dapprima nel nord Europa le tracce di una Birgit pagana e delle valenze dei suoi poteri e ripercorrendo il passaggio da Santa Brigida di Irlanda a Santa Brigida di Svezia collega le motivazioni tenaci dei gruppi religiosi che intervengono come protagonisti, insieme a prelati e signorie d'oltregiogo, nella costruzione del convento genovese sulle orme del lungo viaggio di Brigida verso la Terrasanta con la sua sosta a Genova.
Fra Cinquecento e Seicento la chiesa e le costruzioni attorno saranno interessate ad ampliamenti e decorazioni marmoree e ad affresco di cui rimangono pallide tracce. Infatti, dopo un Settecento che vede il monastero dedicato alla Scala celeste, protagonista con le educande e la musica sacra e profana del luminoso tramonto della Dominante, nell'Ottocento tutta l'area è interessata a demolizioni e nuove costruzioni per l'ambiziosa borghesia cittadina.
Oggi questo testo recupera il legame del quartiere sopra Via Balbi al suo primitivo tracciato medievale e restituisce ai lettori i segni ancora leggibili del suo passato dimenticato.
LA MEMORIA DEI LUOGHI
Santa Brigida e il convento di Scala Coeli a Genova
Internòs, 25/11/2013
collana "Biblioteca dell'arte"
Su una collina al limitare della città di Genova ai primi del Quattrocento un gruppo di religiose decide di creare un convento dedicato a Santa Brigida. Non sanno che passerà molto tempo per rendere concreto il loro progetto perché Genova si trova divisa al suo interno per questioni di interesse e di contrasto con la curia papale.
Il problema coinvolge anche Firenze dove un monastero brigidino esiste già. Bisogna trovare le ragioni di questo travaglio nella difficoltà ad accettare un monastero doppio e per decidere se conviene occupare un'area così vasta con un complesso di ampie proporzioni.
Scavando sul perché di questa devozione alla Santa svedese, il libro cerca dapprima nel nord Europa le tracce di una Birgit pagana e delle valenze dei suoi poteri e ripercorrendo il passaggio da Santa Brigida di Irlanda a Santa Brigida di Svezia collega le motivazioni tenaci dei gruppi religiosi che intervengono come protagonisti, insieme a prelati e signorie d'oltregiogo, nella costruzione del convento genovese sulle orme del lungo viaggio di Brigida verso la Terrasanta con la sua sosta a Genova.
Fra Cinquecento e Seicento la chiesa e le costruzioni attorno saranno interessate ad ampliamenti e decorazioni marmoree e ad affresco di cui rimangono pallide tracce. Infatti, dopo un Settecento che vede il monastero dedicato alla Scala celeste, protagonista con le educande e la musica sacra e profana del luminoso tramonto della Dominante, nell'Ottocento tutta l'area è interessata a demolizioni e nuove costruzioni per l'ambiziosa borghesia cittadina.
Oggi questo testo recupera il legame del quartiere sopra Via Balbi al suo primitivo tracciato medievale e restituisce ai lettori i segni ancora leggibili del suo passato dimenticato.