domenica 8 settembre 2013

LACERBA 1913 - MUSEO SOGGICI, POGGIO A CAIANO


LACERBA 1913
Nuova rivista per tempi nuovi
a cura di Luigi Cavallo e Luigi Corsetti
Museo Soffici e del 900 italiano
Scuderie Medicee, via Lorenzo il Magnifico 9 - Poggio a Caiano
dal 16/3/2013 al 29/9/2013

Il Museo Soffici e del 900 italiano, dopo la mostra “Ardengo Soffici. L’Europa in Toscana” e il riconoscimento di museo di rilevanza regionale, riapre la collezione permanente con un’esposizione dedicata alla rivista Lacerba, fondata cento anni fa a Firenze, il primo gennaio del 1913, da Giovanni Papini e Ardengo Soffici. Rivista simbolo di una memorabile stagione italiana della letteratura e dell’arte.
“Lacerba 1913. Nuova rivista per i tempi moderni”, curata da Luigi Cavallo e Luigi Corsetti, presenta circa cinquanta documenti originali tra riviste, libri, manifesti, foto e alcune opere di Ardengo Soffici, Max Jacob e Pablo Picasso pubblicate da Lacerba per la prima volta.
In mostra una selezione di edizioni della rivista, di cui il Museo possiede l’intera collana, le carte futuriste disegnate da Soffici per la rilegatura delle annate, i volumi editi da Lacerba, una ventina in tutto, fra cui Il Mio futurismo di Giovanni Papini, Arlecchino di Soffici, L’Almanacco della Guerra, Almanacco purgativo, i Manifesti futuristi, Pittura scultura futuriste di Boccioni, Zang Tumb Tumb di Marinetti e altri ancora.
Esposte di Soffici le opere Piani e linee di una donna che si pettina (dal vero) del 1912, Le Pont (Scomposizione dei piani di un ponte) del 1913 e Ritratto di Guillaume Apollinaire del 1914, mentre di Max Jacob Cavallerizza al circo del 1914 e di Pablo Picasso, il disegno, Bicchiere a calice del 1913.

Il 1° gennaio 1913, a Firenze Giovanni Papini e Ardengo Soffici, facendo l’elogio «dell’uomo solo, intelligente e spregiudicato», fondano la rivista letteraria Lacerba: «Sarà questo un foglio stonato, urtante, spiacevole e personale». Dalla prima pagina di Lacerba, «Introibo», squillano le idee sulle quali reggerà la linea critica e ideale del quindicinale, innovativo anche nell’impostazione grafica e nelle energie che saprà sprigionare: «pieno diritto di contraddirsi»; «Libertà. Non chiediamo altro»; «Arte: giustificazione del mondo»; «Viva la vita!». Lacerba coinvolgerà nomi noti e ignoti che andavano all’arrembaggio del passatismo, dell’accademismo, dei benpensanti, della tradizione, del doppiopetto professorale, della borghesia intronata nel quieto vivere. Bersagli erano il buon senso e il senso comune.
Papini e Soffici – lancia in resta, come il cavaliere nell’incisione di Spadini per Leonardo – si scaglieranno contro un nemico figurativo, novelli don Chisciotte alla conquista dei mulini che si riveleranno indistruttibili. Riusciranno invece, con dispetto dei più – durante la Grande Serata Futurista di Lacerba, al Teatro Verdi di Firenze, 12 dicembre 1913, «da una parte (sul palcoscenico)» 6 futuristi, «Dall’altra parte (nella sala): 5.000 nemici» – a far divampare l’incendio nelle parti sensibili della cultura non solo nazionale.
Si chiameranno cubismo e poi futurismo le loro liaisons: dal 15 marzo 1913 al 1914, l’anno di più vivaci battaglie, con Marinetti, Boccioni, Carrà, Severini, Balla, Russolo, Buzzi; si chiamerà poesia pura, con Palazzeschi, Jahier, Campana, Folgore, Lebrecht, Sbarbaro, Ungaretti, Govoni, Titta Rosa, Cangiullo. E altri prenderanno il volo da Lacerba: Ottone Rosai, Gigiotti Zanini, Nicola Galante, che avranno un bel destino nell’arte. Risponderanno all’appello da Parigi i consanguinei di Soffici: Apollinaire, Remy de Gourmont, Anna Gerebzova, Roch Grey [Hélène d’Œttingen], Max Jacob, Archipenko, Picasso.
Scoppiata la guerra, Lacerba prenderà la rincorsa per gettarsi nel baratro e la violenta campagna interventista sarà l’ultima battaglia da cui non rinascerà. Ma finché ebbe vita, dal 1 gennaio 1913 al 22 maggio 1915, sarà strumento di una rivolta formale e stilistica, irrazionale ed estetica, conseguenza e sintomo di esperienze vissute in prima persona dai suoi principali artefici.