mercoledì 27 febbraio 2013

PAVEL FLORENSKIJ: STUPORE E DIALETTICA - QUODLIBET 2013



PAVEL FLORENSKIJ
STUPORE E DIALETTICA
Quodlibet, 13/2/2013
collana "Bis"

Questo scritto, finora inedito in italiano, potrebbe fungere da guida e da incentivo per chiunque, in quest’epoca di disorientamento del pensiero, si accinga a intraprendere lo studio della filosofia. La domanda di fondo investe le strategie che l’uomo, nel corso della storia, ha messo a punto per «spiegarsi» la realtà. E tale domanda è sollevata a ragion veduta: Florenskij è – caso quasi unico – un pensatore in grado di rievocare la figura dell’intellettuale rinascimentale capace di padroneggiare gli ambiti più svariati della conoscenza. Egli fu fisico, matematico, ingegnere elettrotecnico, ma anche filosofo e teologo, teorico dell’arte e linguista. Ma in tutto questo egli non indulge a sincretismi o tenere conciliazioni; raramente si può assistere a una presa di posizione così severa nei confronti delle pretese verità delle scienze, a un uso di argomenti tanto sottili da anticipare molti temi centrali dell’epistemologia novecentesca. Persino il «discorso comune» (con la sua «ricchezza disordinata» e la sua «vita caotica») pare avere, rispetto al «vuoto ordinato e la morte» delle scienze, maggiori speranze di attingere al vero.
Tuttavia, solo la filosofia si rivela in grado di tener dietro al ritmo temporale della vita, in virtù del suo metodo, la dialettica, che la radica nella mutevolezza dei fatti con tale forza da non poterne mai venire disarcionata. Un radicamento mobile consentito dall’altro elemento fondamentale del pensiero filosofico, quell’«acuto sentimento di apertura al novum» che è lo stupore. Ecco la fonte più autentica della filosofia, di cui testimoniano Platone e Goethe, il principe Amleto e Dostoevskij, ma anche Cartesio, l’abate Condillac e Kant, Novalis e Schelling, la prima tradizione apostolica e la grande mistica russa. Fino a giungere all’apostolo Tommaso, figura esemplare della filosofia, che meglio incarna quel senso originario dello stupore che conduce l’essere umano alle soglie della conoscenza integrale, delle verità ultime della vita e della morte, sull’orlo dell’invisibile mistero.

Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882-1937) è oggi riscoperto e considerato uno dei maggiori pensatori del XX secolo, dotato di una sorprendente competenza nei diversi ambiti dello scibile. Nel 1933 egli venne accusato dal regime sovietico di attività controrivoluzionaria, quindi arrestato e condannato a dieci anni di lavori forzati, prima nel campo di Skovorodino, poi alle isole Solovkij. Dopo cinque anni di gulag, a seguito di una sentenza speciale della trojka, Florenskij fu condannato alla pena suprema e fucilato l’8 dicembre 1937 a Levašovo, nei pressi di Leningrado.
Tra le sue opere più rilevanti apparse in traduzione italiana ricordiamo in particolare: Le porte regali, Adelphi, Milano 1977; Lo spazio e il tempo nell’arte, Adelphi, Milano 1995; «Non dimenticatemi». Lettere dal gulag, Mondadori, Milano 2000; Ai miei figli. Memorie di giorni passati, Mondadori, Milano 2003; La mistica e l’anima russa, San Paolo, Milano 2006; Il simbolo e la forma. Scritti di filosofia della scienza, Bollati Boringhieri, Torino 2007; Il concetto di Chiesa nella Sacra Scrittura, San Paolo, Milano 2008; La colonna e il fondamento della verità, San Paolo, Milano 2010.