GUERCINO 1591 - 1666
Capolavori da Cento e da Roma
a cura di Rossella Vodret e da Fausto Gozzi
Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane 13 - Roma
dal 15/12/2011 al 29/4/2012
La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma inaugura i nuovi spazi espositivi dedicati alle mostre temporanee situati al piano terra di Palazzo Barberini, con una grande mostra dedicata al genio di Francesco Barbieri, detto il Guercino, uno dei maggiori protagonisti del Seicento italiano, nato e vissuto nella città di Cento e attivo a Roma tra il 1621 e il 1623.
L’esposizione rappresenta insieme un significativo tributo al Guercino e un omaggio a Sir Denis Mahon, da poco scomparso, che al pittore di Cento ha dedicato gran parte dei suoi studi nel corso della sua vita centenaria.
Composta da opere conservate nei musei e nelle collezioni di Roma e di Cento, nonché del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, la mostra offre la possibilità di gettare uno sguardo d’insieme sull’opera del maestro emiliano: trentasei capolavori che coprono tutto l’arco cronologico del suo lungo percorso artistico facendone emergere l’esuberante talento.
Viene messa in luce l’evoluzione pittorica dell’artista, partendo dai primi dipinti, che riflettono l’influsso di alcune importanti fonti dell’arte ferrarese, come Ippolito Scarsella (1551-1620) e Carlo Bononi (1569-1632), fino alla produzione più squisitamente legata allo stile e alle idee derivate da Ludovico Carracci.
Viene evidenziata la precocità pittorica del Guercino, un talento subito riconosciuto dal maestro, Ludovico Carracci, che vide nel giovane artista di Cento una sorta di continuazione della sua arte, che vede rinnovarsi nelle opere del Guercino con un vigore del tutto nuovo.
Certi effetti temporaleschi non si erano mai visti prima, e sono evidenti già nel precoce Sposalizio mistico di Santa Caterina alla presenza di San Carlo Borromeo, del 1614-15 e nelle più tarde tele con La Madonna della Ghiara con san Pietro, San Carlo Borromeo, un angelo e donatore e ne I santi Bernardino da Siena e Francesco d’Assisi con la Madonna di Loreto, entrambe eseguite nel 1618 e conservate nella Pinacoteca Civica di Cento.
Dopo l’intenso avvio in patria, tra il 1621 al 1623 il pittore venne chiamato a Roma dal papa bolognese Gregorio XV Ludovisi, il quale insieme al nipote, il cardinale Ludovico, divenne il suo principale mecenate.
La decorazione del Casino Ludovisi, edificio con giardino nella zona del Pincio, è probabilmente la prima opera in ordine di tempo eseguita da Guercino a Roma; qui il pittore raffigurò nella volta della sala principale al pian terreno l’Aurora, definita la più sorprendente tra le numerose versioni del soggetto dipinte nella pittura italiana e, nella sala corrispondente al piano nobile, la Fama, l’Onore e la Virtù.
Capolavoro assoluto degli anni romani è la monumentale pala raffigurante Santa Petronilla sepolta e accolta in cielo oggi alla Pinacoteca Capitolina, di cui in mostra si espone il “ricordo” di piccolo formato.
Già Mahon sottolineava l’importanza dell’opera che costituisce uno spartiacque tra la produzione giovanile del Guercino e quella matura, un cambiamento di stile dovuto di certo all’importanza della commissione, la prima di una serie per la Basilica di San Pietro, che deve aver portato l’artista a un ripensamento del proprio stile in chiave più classica.
L’improvvisa morte del papa nel 1623 e la consapevolezza di aver perso il suo principale mecenate e protettore, furono alla base del ritorno di Guercino a Cento.
Un riflesso del profondo cambiamento in senso classico e monumentale intervenuto nelle opere successive al soggiorno romano è percepibile nel San Luca e nel San Matteo, (Galleria Nazionale d’Arte Antica) provenienti dalla collezione Barberini, parte di una serie di dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti.
Dopo il ritorno a Cento, il pittore eseguì alcuni quadri, richiesti da illustri committenti romani, ancora oggi conservati nella città papale, riconducibili al periodo di transizione (1623-1634) che segue il rientro in Emilia.
Questo particolare momento stilistico è ben rappresentato dal Ritorno del figliol prodigo (Galleria Borghese) portato a termine intorno al 1627-28 o dal Ritratto del cardinal Bernardino Spada (Roma, Galleria Spada) eseguito nel 1631.
Gli anni della maturità del Guercino sono caratterizzati - soprattutto dopo la morte di Guido Reni, avvenuta nel 1642 - da una rinnovata attenzione ai modi classicisti, in particolare nella gamma cromatica, che diviene tenue e delicata, nella raffinata eleganza formale e nella progressiva semplificazione che lo porterà verso una maggiore chiarezza compositiva.
Espressione di questa tendenza sono la Cleopatra davanti a Ottaviano Augusto della Pinacoteca Capitolina o lo splendido Saul contro David di Palazzo Barberini.
Capolavori da Cento e da Roma
a cura di Rossella Vodret e da Fausto Gozzi
Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane 13 - Roma
dal 15/12/2011 al 29/4/2012
La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma inaugura i nuovi spazi espositivi dedicati alle mostre temporanee situati al piano terra di Palazzo Barberini, con una grande mostra dedicata al genio di Francesco Barbieri, detto il Guercino, uno dei maggiori protagonisti del Seicento italiano, nato e vissuto nella città di Cento e attivo a Roma tra il 1621 e il 1623.
L’esposizione rappresenta insieme un significativo tributo al Guercino e un omaggio a Sir Denis Mahon, da poco scomparso, che al pittore di Cento ha dedicato gran parte dei suoi studi nel corso della sua vita centenaria.
Composta da opere conservate nei musei e nelle collezioni di Roma e di Cento, nonché del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, la mostra offre la possibilità di gettare uno sguardo d’insieme sull’opera del maestro emiliano: trentasei capolavori che coprono tutto l’arco cronologico del suo lungo percorso artistico facendone emergere l’esuberante talento.
Viene messa in luce l’evoluzione pittorica dell’artista, partendo dai primi dipinti, che riflettono l’influsso di alcune importanti fonti dell’arte ferrarese, come Ippolito Scarsella (1551-1620) e Carlo Bononi (1569-1632), fino alla produzione più squisitamente legata allo stile e alle idee derivate da Ludovico Carracci.
Viene evidenziata la precocità pittorica del Guercino, un talento subito riconosciuto dal maestro, Ludovico Carracci, che vide nel giovane artista di Cento una sorta di continuazione della sua arte, che vede rinnovarsi nelle opere del Guercino con un vigore del tutto nuovo.
Certi effetti temporaleschi non si erano mai visti prima, e sono evidenti già nel precoce Sposalizio mistico di Santa Caterina alla presenza di San Carlo Borromeo, del 1614-15 e nelle più tarde tele con La Madonna della Ghiara con san Pietro, San Carlo Borromeo, un angelo e donatore e ne I santi Bernardino da Siena e Francesco d’Assisi con la Madonna di Loreto, entrambe eseguite nel 1618 e conservate nella Pinacoteca Civica di Cento.
Dopo l’intenso avvio in patria, tra il 1621 al 1623 il pittore venne chiamato a Roma dal papa bolognese Gregorio XV Ludovisi, il quale insieme al nipote, il cardinale Ludovico, divenne il suo principale mecenate.
La decorazione del Casino Ludovisi, edificio con giardino nella zona del Pincio, è probabilmente la prima opera in ordine di tempo eseguita da Guercino a Roma; qui il pittore raffigurò nella volta della sala principale al pian terreno l’Aurora, definita la più sorprendente tra le numerose versioni del soggetto dipinte nella pittura italiana e, nella sala corrispondente al piano nobile, la Fama, l’Onore e la Virtù.
Capolavoro assoluto degli anni romani è la monumentale pala raffigurante Santa Petronilla sepolta e accolta in cielo oggi alla Pinacoteca Capitolina, di cui in mostra si espone il “ricordo” di piccolo formato.
Già Mahon sottolineava l’importanza dell’opera che costituisce uno spartiacque tra la produzione giovanile del Guercino e quella matura, un cambiamento di stile dovuto di certo all’importanza della commissione, la prima di una serie per la Basilica di San Pietro, che deve aver portato l’artista a un ripensamento del proprio stile in chiave più classica.
L’improvvisa morte del papa nel 1623 e la consapevolezza di aver perso il suo principale mecenate e protettore, furono alla base del ritorno di Guercino a Cento.
Un riflesso del profondo cambiamento in senso classico e monumentale intervenuto nelle opere successive al soggiorno romano è percepibile nel San Luca e nel San Matteo, (Galleria Nazionale d’Arte Antica) provenienti dalla collezione Barberini, parte di una serie di dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti.
Dopo il ritorno a Cento, il pittore eseguì alcuni quadri, richiesti da illustri committenti romani, ancora oggi conservati nella città papale, riconducibili al periodo di transizione (1623-1634) che segue il rientro in Emilia.
Questo particolare momento stilistico è ben rappresentato dal Ritorno del figliol prodigo (Galleria Borghese) portato a termine intorno al 1627-28 o dal Ritratto del cardinal Bernardino Spada (Roma, Galleria Spada) eseguito nel 1631.
Gli anni della maturità del Guercino sono caratterizzati - soprattutto dopo la morte di Guido Reni, avvenuta nel 1642 - da una rinnovata attenzione ai modi classicisti, in particolare nella gamma cromatica, che diviene tenue e delicata, nella raffinata eleganza formale e nella progressiva semplificazione che lo porterà verso una maggiore chiarezza compositiva.
Espressione di questa tendenza sono la Cleopatra davanti a Ottaviano Augusto della Pinacoteca Capitolina o lo splendido Saul contro David di Palazzo Barberini.