MARTIN HEARGRAVES
Fondazione Antonio Ratti - Villa Sucota
via per Cernobbio 19 - Como
14/7/2015, ore 18,00
La conferenza partirà da due proposte; in primis l'idea del corpo come archivio e secondariamente come sia possibile creare lavori performativi da altre performance. I temi della conferenza si ricollegano alla definizione di "coreografia indessicale" di Yvonne Rainer: "avere una conversazione in pubblico con ciò o chi ci ha preceduto". Ci si interrogherà quindi se il turbinio di fantasmi smossi da un passo di danza possa diventare una tempesta di polvere che, paradossalmente, ci aiuta a vedere in modo differente.
Andre Lepecki, nel 2010, ha definito una caratteristica della danza contemporanea come "attivazione coreografica del corpo del danzatore come un archivio eternamente creativo e in continua trasformazione.". Nella conferenza Martin Hargreaves esporrà i possibili risultati dell'analisi del corporeo come archivio. Considerando l'insistente interesse al soggetto dell'archivio nato dopo la pubblicazione del libro "Mal d'archivio" di Jacques Derrida, Carolyn Steedman afferma che questa ossessione è in parte dovuta alla natura materiale degli archivi: la polvere. La polvere porta con sé il lavoro impiegato per la produzione di un testo e anche ciò che ne rimane, e può essere accidentalmente inalata o digerita e quindi incorporata da chiunque tenti di comprenderne la storia. Questa polvere potrebbe essere quel sedimento di cui scrive Judith Butler quando descrive come i gesti performativi riescano a svelare la comparsa della soggettività; "una sedimentazione, una ripetizione che si solidifica"? Il corpo, per Butler, è in parte l'archivio materiale e misterioso dell'abitudine comportamentale, quell'abitudine normata alla disciplina, al parlare e al toccarsi, ma è anche, in modo altrettanto importante, la materializzazione di un potenziale che rivela la costituzione del corpo stesso. Quando siamo invitati a leggere la storia di una performance ci è anche data la possibilità di intavolare una conversazione su come il corpo metta in scena la sua stessa materialità?
Martin Hargreaves è scrittore, drammaturgo e performer. Dal 2003 al 2013 è stato editor del Dance Theatre Journal e ha scritto su una varietà di temi, tra i quali le origini omosessuali del Butoh, l'etica e la politica del lavoro di Raimund Hoghe e gli scambi tra visual arts e danza dagli anni '60. L'interesse principale della sua ricerca nella prima coreografia postmoderna e nella performance art ha portato alla ricostruzione di lavori di quel periodo. Nel 2014 ha collaborato con la curatrice Catherine Wood per realizzare la performance della mostra "Yvonne Rainer: Dance Works" per Raven Row Gallery e fondato Volumes Project, un collettivo che ha curato una serie di lavori performativi alla Hayward Gallery. Nel 2012 Hargreaves ha partecipato alla performance di Tino Sehgal "These Associations" e nel 2015 ha partecipato a "expo zero" per Boris Charmatz come parte della mostra "What if Tate Modern was Musée de la Danse".
Fondazione Antonio Ratti - Villa Sucota
via per Cernobbio 19 - Como
14/7/2015, ore 18,00
La conferenza partirà da due proposte; in primis l'idea del corpo come archivio e secondariamente come sia possibile creare lavori performativi da altre performance. I temi della conferenza si ricollegano alla definizione di "coreografia indessicale" di Yvonne Rainer: "avere una conversazione in pubblico con ciò o chi ci ha preceduto". Ci si interrogherà quindi se il turbinio di fantasmi smossi da un passo di danza possa diventare una tempesta di polvere che, paradossalmente, ci aiuta a vedere in modo differente.
Andre Lepecki, nel 2010, ha definito una caratteristica della danza contemporanea come "attivazione coreografica del corpo del danzatore come un archivio eternamente creativo e in continua trasformazione.". Nella conferenza Martin Hargreaves esporrà i possibili risultati dell'analisi del corporeo come archivio. Considerando l'insistente interesse al soggetto dell'archivio nato dopo la pubblicazione del libro "Mal d'archivio" di Jacques Derrida, Carolyn Steedman afferma che questa ossessione è in parte dovuta alla natura materiale degli archivi: la polvere. La polvere porta con sé il lavoro impiegato per la produzione di un testo e anche ciò che ne rimane, e può essere accidentalmente inalata o digerita e quindi incorporata da chiunque tenti di comprenderne la storia. Questa polvere potrebbe essere quel sedimento di cui scrive Judith Butler quando descrive come i gesti performativi riescano a svelare la comparsa della soggettività; "una sedimentazione, una ripetizione che si solidifica"? Il corpo, per Butler, è in parte l'archivio materiale e misterioso dell'abitudine comportamentale, quell'abitudine normata alla disciplina, al parlare e al toccarsi, ma è anche, in modo altrettanto importante, la materializzazione di un potenziale che rivela la costituzione del corpo stesso. Quando siamo invitati a leggere la storia di una performance ci è anche data la possibilità di intavolare una conversazione su come il corpo metta in scena la sua stessa materialità?
Martin Hargreaves è scrittore, drammaturgo e performer. Dal 2003 al 2013 è stato editor del Dance Theatre Journal e ha scritto su una varietà di temi, tra i quali le origini omosessuali del Butoh, l'etica e la politica del lavoro di Raimund Hoghe e gli scambi tra visual arts e danza dagli anni '60. L'interesse principale della sua ricerca nella prima coreografia postmoderna e nella performance art ha portato alla ricostruzione di lavori di quel periodo. Nel 2014 ha collaborato con la curatrice Catherine Wood per realizzare la performance della mostra "Yvonne Rainer: Dance Works" per Raven Row Gallery e fondato Volumes Project, un collettivo che ha curato una serie di lavori performativi alla Hayward Gallery. Nel 2012 Hargreaves ha partecipato alla performance di Tino Sehgal "These Associations" e nel 2015 ha partecipato a "expo zero" per Boris Charmatz come parte della mostra "What if Tate Modern was Musée de la Danse".