lunedì 23 settembre 2013

ARTURO MARTINI: CREATURE, IL SOGNO DELLA TERRACOTTA - PALAZZO FAVA, BOLOGNA


ARTURO MARTINI
CREATURE, IL SOGNO DELLA TERRACOTTA
a cura di Nico Stringa
Palazzo Fava
via Manzoni 2 - Bologna
dal 22/9/2013 al 12/1/2014

In autunno, frutto della sinergia tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, una doppia mostra dedicata al protagonista della scultura italiana del ‘900.
Una collaborazione inedita tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e la Fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, porterà a Bologna a Palazzo Fava (22 settembre 2013 – 12 gennaio 2014) e a Faenza al MIC (12 ottobre 2013 – 30 marzo 2014) una straordinaria mostra dedicata al più importante scultore del ‘900 italiano: Arturo Martini.
Un racconto diviso in un due atti: quello a Bologna rivolto all’analisi della scultura in terracotta di grandi dimensioni, e quello a Faenza attento alla ricerca estetica dell’artista attraverso, in particolare, la rappresentazione della figura femminile.
A Bologna la mostra che ha per titolo Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta, a cura di Nico Stringa, proporrà per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932. L’opportunità di organizzare questa grande mostra si deve alle recenti acquisizioni della Fondazione Carisbo, avvenute per volontà del suo Presidente, Fabio Roversi-Monaco, di alcune importanti sculture dell’artista, tra le quali Madre folle (1929), Dedalo e Icaro (1937), La Carità (1937), L’abbraccio (1937-40), Odalisca (1930).
Il percorso della mostra nel contesto straordinario di Palazzo Fava consentirà quindi di ammirare i quindici capolavori che Martini ha realizzato, provenienti dai grandi musei italiani e da importanti collezioni private; in particolare, si segnala che per la prima volta il Museo Middelheim di Anversa effettuerà il prestito dei quattro capolavori conservati nel museo che, eccezionalmente, rientreranno in Italia solo per questa occasione.
Come è noto, tra il 1928 e il 1932, nel volgere di un arco temporale relativamente ristretto, con un lavoro febbrile concentrato a volte in poche settimane, Arturo Martini ha vissuto quello che egli stesso ha definito il “periodo del canto”, cioè la fase della sua poesia più alta e dispiegata. Con le grandi terrecotte, lo scultore si impose alla Prima Quadriennale di Roma (1931) e poi alla Biennale di Venezia (1932) imprimendo una scossa decisiva al clima monolitico della scultura italiana e aprendo il varco a tante successive sperimentazioni.
Tra le opere in mostra si segnalano, oltre alla già citata Madre folle, La lupa (1932), Chiaro di luna (1931-32), Gare invernali (Sport invernali)(1931-32), Donna al sole (1930), Le sorelle (Le stelle) (1932), Pastore (1930), Ofelia (1933-34), Convalescente (1932), Don Queirolo (1932-33), Venere dei porti (1932), L’Aviatore (1931-32), Attesa (La veglia) (1931-32).