lunedì 5 novembre 2012

VETTOR PISANI: LABIRINTI - PALAZZO COLLICOLA, SPOLETO



VETTOR PISANI
LABIRINTI
a cura di Mimma Piasani e Gianluca Marziani
Palazzo Collicola Arti Visive
piazza Collicola 1 - Spoleto
27/10/2012 - 27/1/2013

Palazzo Collicola Arti Visive, in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Spoleto, presenta un omaggio al grande artista VETTOR PISANI, tragicamente scomparso nel 2011 dopo una carriera dai prestigiosi riconoscimenti italiani ed internazionali. LABIRINTI è un progetto nato per le sale del museo spoletino, un viaggio prezioso voluto dalla moglie e sodale Mimma Pisani, fedele voce di completamento poetico, sorta di memoria narrante che ha raccordato le mille facce di questo visionario esoterico e inclassificabile, alchimista di immagini e concetti, maestro di metafore e incroci filosofici. 
Ha scritto Danilo Eccher: “Il labirinto è l’emblema intellettuale della ricerca di Vettor Pisani; il suo vagare contraddittorio, la prospettiva riflessa, la razionalità occulta, rappresentano quell’assenza labirintica che condiziona il procedere e accentua il distacco e lo spaesamento. Ogni procedere critico attorno all’opera di Vettor Pisani non può che abbandonarsi allo sconcerto del labirinto, alla voragine inquietante di un’erranza priva di certezze eppure costantemente protesa verso la verità. Non la verità banale e quotidiana di una realtà scontata, ovvia, dichiarata, bensì quella metafisica, inconsistente, fuggevole, una verità esoterica che in quanto tale, proprio perché indicibile, necessita di approcci guidati, riti liturgici, pro- cessi iniziatici....” 
Labirinto come viaggio nell’enigma, dentro un percorso iniziatico di graduale conoscenza che conduce verso l’incanto della poesia, paesaggio ultimo in cui è ancora possibile l’emozione profonda. Il labirinto di Vettor resta luogo di profon- dità e simboli, maschere e processi metaforici, ombre mobili e utopie aperte, turbamenti e avventure radicali. 
Mimma Pisani: “...Lo scandalo dell’opera di Vettor Pisani è saper ricordare, rielaborare, associare paradossalmente e libe- ramente le immagini del mito e della realtà, dell’arte e della pubblicità, delle metamorfosi animali e del luogo fondante dell’Altrove...” 
Danilo Eccher: “L’arte genera ed è generata da una coscienza teosofica che è anelito conoscitivo, coscienza della pro- fonda dicotomia fra essenza ed apparenza, consapevolezza di una verità ‘altra’ oltre la superficie, a cui è possibile giun- gere solo con l’attraversamento della parola e dell’immagine. Si determina così la strategia dell’ermetismo, inteso non solo come procedimento linguistico, ma come comportamento intellettuale, come agire sospeso sopra il mondo, oltre la storia, nelle profondità dell’esistenza. L’ermetismo è il volto procedurale dell’enigma, segna il passo all’interno del labirin- to, propone la maschera simbolica e consente la leggerezza necessaria all’attraversamento dell’immagine...” 
La mostra si trasforma in un rito iniziatico che chiede ermetismo e simboli. Non esistono messaggi didascalici poiché tutta l’arte di Pisani cresce per suggestioni visionarie, costruzioni allegoriche, incanti poetici, figure simboliche che tracciano un nuovo labirinto e ricompongono l’enigma. In tale contesto la figura femminile rappresenta l’ideale di bellezza, una catarsi sensoriale che rafforza il processo di conoscenza dentro i misteri dei molti simboli. Le opere si popolano così di Sfingi e coniglietti, di Sorella Tre puntine e Germano, di Rose Baby Cresta e piramidi, simboli rosacrociati e massonici, protagonisti indecifrabili di un teatro oltre il tempo e oltre l’apparenza. 
Le installazioni rappresentano una dimensione spaziale intesa come luogo liturgico, territorio magico nel quale i simbo- li riacquistano il loro corpo, la loro fisicità, per compiere la loro “funzione” e scegliere la loro voce. La costruzione visiva rappresenta una porta d’ingresso al labirinto, un accesso conoscitivo in cui l’enigma simbolico racchiude il senso dell’agi- re artistico. 
Mimma Pisani: “L’artista arruola come ready-made icone del culto popolare, confondendo le grammatiche dell’esoteri- smo e della religione cattolica, dello gnosticismo e dell’attualità. Attributi dell’immediatezza, soluzioni fulminee dell’ironia, una certa immaginazione surriscaldata, un disarmante slittamento del significato, un non detto rinegoziato, una celebra- zione del femminile, della sua sovranità caratterizzano il complesso delle opere. I titoli lacerano i tabù del linguaggio, lan- ciano uno sguardo indiscreto negli angoli d’ombra del sacro, sembrano messi da un gaffeur sottratto a Jankélévitch, pre- suppongono sdoppiamento, agilità infinita, nascondimento ed esibizione dell’inesprimibile.”