PIERO FOGLIATI
GAS Gagliardi Art System
via Cervino 16 - Torino
dal 10/11/2012 al 22/12/2012
Può un suono o un ritmo diventare scultura?
Dipende dalla capacità di percezione di chi vede e ascolta, ma soprattutto dal genio di chi si applica a rendere percepibili fisicamente, volumetricamente, tattilmente, elementi che per la facoltà cognitiva dell’uomo non hanno corpo, volume e non sono tangibili, o, se lo sono, si presentano “in maschera”. (La luce è bianca? La musica è un flusso combinato di sette note?).
Piero Fogliati è uno di questi geni. Il suo lavoro è stato spesso superficialmente associato all’arte cinetica che genera, grazie all’impiego di motori, suoni e frequenze cromatiche, un prodotto estetico che vive senza aver bisogno necessariamente di uno spettatore, spesso senza richiedergli un particolare sforzo percettivo.
Al contrario, il lavoro di Fogliati si disvela solo quando lo spettatore entra in contatto con esso, lasciandosi trascinare in un’esperienza unica e sorprendente.
Fogliati usa la tecnologia (spesso celata alla vista) al fine di attivare le capacità percettive dello spettatore, che si trova coinvolto, in modo inconsapevole e per reazione irriflessa, in una interazione neuronale con l’opera.
Ogni relazione tra opera e fruitore, pur basandosi su parametri fisici e biologici universali, diventa un’esperienza estetica e sonora strettamente individuale, dal momento che si alimenta delle esperienze, dei ricordi, dell’attività cerebrale di ciascuno.
Il sogno globale di Fogliati è quello di un intervento urbano-ambientale nel quale le macchine che producono luci, colori, suoni, vento di fatto costituiscono la base di costruzione di una città immaginaria in cui noi, anestetizzati oggi sia dai milioni di segnali che ci piovono addosso quotidianamente dai media che dalle esigenze di affermazione o sopravvivenza, ritorniamo ad essere capaci ricettori anche di elementi ed esperienze impalpabili.
Le sue non sculture, non opere, l’assenza dell’opera in assenza di spettatore, il suo essere solitario, hanno spesso reso complesso l’approccio della critica e del mercato. Tuttavia l’artista approda nel 1978 alla Biennale di Venezia e ci ritorna nel 1986, e i suoi lavori entrano nella collezioni della Fondazione Panza Di Biumo e della Fondazione Giuliano Gori, vengono esposti alla Villette a Parigi, alla Fondazione Maeght a Saint Paul de Vence, e nei musei di Francoforte, Reims, Winterthur, Nagoya, Milano, Torino, Napoli.