FRANCESCO PAOLO CAMPIONE
DISCORSI SULLA SUPERFICIE
Estetica, arte, linguaggio della pelle
Mucchi (5 ottobre 2015)
Collana: CapitoloUnico
La pelle è il vestito corporeo del
vivente, e in questo spazio al tempo stesso biologico e psichico l’estetica,
l’arte, la poesia hanno scritto la storia naturale e culturale dell’essere
umano. Dal mito di Marsia al martirio di San Bartolomeo, la privazione della
pelle è innanzitutto la perdita dell’identità. La pelle, tuttavia, ancorché
strappata spesso vive una esistenza autonoma, o addirittura “ritorna” a
ricoprire il corpo sotto un altro aspetto. E così, in un rovesciamento talora
sorprendente, spogliarsi dell’epidermide è – simbolicamente – preannuncio di
risurrezione, garanzia di una nuova vita.
Questo ritornare alla vita e nella
vita qualche volta, più concretamente, corrisponde ai ritocchi della chirurgia
estetica, alla quale il desiderio della bellezza a tutti i costi affida un
potere persino demiurgico.
A partire dall’esame di quei racconti esemplari
considerati autentici miti di fondazione dell’estetica e delle arti, e di
numerose fattispecie figurative e letterarie, nonché degli snodi principali
della riflessione teorica sulla tattilità, il saggio di Francesco Paolo Campione
analizza il ruolo simbolico e antropologico della pelle, da Marsia appunto fino
all’arte del tatuaggio.
Ne risulta una storia dell’estetica scritta sulla
superficie, che rende conto di molti aspetti del presentarsi al mondo del corpo,
sotto un manto che dice molto (o tutto) di noi stessi.