MARIO LATTES È QUI
Fondazione Bottari Lattes
via Marconi 16 - Monforte d'Alba
mostra permanente
Alcune delle opere più rappresentative della pittura e della poetica di questo eclettico artista sono in esposizione permanente alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Cn), nata nel 2009 proprio per ricordarlo e promuovere cultura e arte sulla scia della sua multiforme attività.
Una selezione di una cinquantina di opere di Mario Lattes, alcune raramente esposte, ripercorre un’avventura artistica poliedrica che abbraccia mezzo secolo di attività pittorica, dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, e documenta i diversi modi espressivi e i numerosi interessi del pittore. Artista raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche, Mario Lattes ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell’esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d’ispirazione ora astratta ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti. Dagli oli su tela o su carta, alla grafica, fino agli acquerelli, tempera e tecniche miste, la produzione pittorica di Lattes si distingue anche per i temi affrontati: le contraddizioni della vita, il dolore e le difficoltà nella quotidianità, le memorie e la consapevolezza della propria frammentata identità, la ribellione alle idee preconfezionate, alla volgarità delle mode. Tanto che, il critico d’arte Marco Vallora commentava nel 2008: Lattes è sempre là dove non te lo attendi, anche tecnicamente.
L’esposizione è arricchita da un video (7 min. 22 sec.) dedicato all’attività artistica di Mario Lattes, realizzato da Cristiano C. Ferreira, con testo del professore Valter Boggione. A breve sarà disponibile sul sito della Fondazione Bottari Lattes.
Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, ha compiuto le prime esperienze nei campi dell’arte e della cultura nel capoluogo piemontese.
La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor. La pittura, le incisioni e i romanzi sono legati da un forte filo di comunanza, talvolta anche nella scelta di soggetti identici, trasfigurati dalla diversità dei mezzi espressivi.
Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza. Torino, però, è sempre stata la sua unica e vera città.
Dopo la seconda Guerra mondiale si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche. Negli anni Cinquanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in tutta Italia. A Torino molte gallerie ospitano sue personali tra gli anni Cinquanta e Novanta (Galatea, Viotti, Arte Antica, I Portici, Davico, Tuttagrafica, Arte Club, L’Acquaforte). Non mancano sue importanti presenze anche a Milano (galleria il Naviglio, il Milione, galleria 32), a Firenze (galleria La Strozzina) e a Bologna (galleria Forni).
Nel 1953 fonda la rivista Galleria che dall’anno seguente, con il titolo Questioni, diventa voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor Adorno.
Tra il 1959 e il 1985 pubblica diversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Editrice Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L’amore è niente (Editore La Rosa, 1985).
Dopo la sua scomparsa, importanti istituzioni gli hanno dedicato antologiche e retrospettive, come la Fondazione Peano di Cuneo, la Galleria d’arte contemporanea Carlo Carrà di Alessandria, la Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba . Si ricorda, in particolare, la grande rassegna Mario Lattes . Di me e d’altri possibili, curata da Marco Vallora presso l’Archivio di Stato di Torino nel 2008, che ben ha messo in luce i diversificati interessi dell’artista e i variegati aspetti della sua intensa ricerca.
Fondazione Bottari Lattes
via Marconi 16 - Monforte d'Alba
mostra permanente
Alcune delle opere più rappresentative della pittura e della poetica di questo eclettico artista sono in esposizione permanente alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Cn), nata nel 2009 proprio per ricordarlo e promuovere cultura e arte sulla scia della sua multiforme attività.
Una selezione di una cinquantina di opere di Mario Lattes, alcune raramente esposte, ripercorre un’avventura artistica poliedrica che abbraccia mezzo secolo di attività pittorica, dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, e documenta i diversi modi espressivi e i numerosi interessi del pittore. Artista raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche, Mario Lattes ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell’esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d’ispirazione ora astratta ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti. Dagli oli su tela o su carta, alla grafica, fino agli acquerelli, tempera e tecniche miste, la produzione pittorica di Lattes si distingue anche per i temi affrontati: le contraddizioni della vita, il dolore e le difficoltà nella quotidianità, le memorie e la consapevolezza della propria frammentata identità, la ribellione alle idee preconfezionate, alla volgarità delle mode. Tanto che, il critico d’arte Marco Vallora commentava nel 2008: Lattes è sempre là dove non te lo attendi, anche tecnicamente.
L’esposizione è arricchita da un video (7 min. 22 sec.) dedicato all’attività artistica di Mario Lattes, realizzato da Cristiano C. Ferreira, con testo del professore Valter Boggione. A breve sarà disponibile sul sito della Fondazione Bottari Lattes.
Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, ha compiuto le prime esperienze nei campi dell’arte e della cultura nel capoluogo piemontese.
La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor. La pittura, le incisioni e i romanzi sono legati da un forte filo di comunanza, talvolta anche nella scelta di soggetti identici, trasfigurati dalla diversità dei mezzi espressivi.
Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza. Torino, però, è sempre stata la sua unica e vera città.
Dopo la seconda Guerra mondiale si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche. Negli anni Cinquanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in tutta Italia. A Torino molte gallerie ospitano sue personali tra gli anni Cinquanta e Novanta (Galatea, Viotti, Arte Antica, I Portici, Davico, Tuttagrafica, Arte Club, L’Acquaforte). Non mancano sue importanti presenze anche a Milano (galleria il Naviglio, il Milione, galleria 32), a Firenze (galleria La Strozzina) e a Bologna (galleria Forni).
Nel 1953 fonda la rivista Galleria che dall’anno seguente, con il titolo Questioni, diventa voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor Adorno.
Tra il 1959 e il 1985 pubblica diversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Editrice Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L’amore è niente (Editore La Rosa, 1985).
Dopo la sua scomparsa, importanti istituzioni gli hanno dedicato antologiche e retrospettive, come la Fondazione Peano di Cuneo, la Galleria d’arte contemporanea Carlo Carrà di Alessandria, la Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba . Si ricorda, in particolare, la grande rassegna Mario Lattes . Di me e d’altri possibili, curata da Marco Vallora presso l’Archivio di Stato di Torino nel 2008, che ben ha messo in luce i diversificati interessi dell’artista e i variegati aspetti della sua intensa ricerca.