martedì 7 febbraio 2012

PIERRE BONNARD - FONDATION BEYELER, RIEHEN BASEL


PIERRE BONNARD
a cura di Ulf Kuster
Fondation Beyeler
Baselstrasse 101 - Riehen Basel
dal 29/1/2012 al 13/5/2012

Con la mostra dedicata a Pierre Bonnard, la Fondation Beyeler intende celebrare un grande colorista francese e uno dei pittori più affascinanti del modernismo. Comprende oltre 60 dipinti provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo e offre una panoramica nuova sull’opera del celebre colorista francese e sull’evoluzione del suo linguaggio. Vi sono rappresentate tutte le fasi del suo percorso artistico, dagli inizi avvenuti nella cerchia dei Nabis, ai lavori di ispirazione simbolista e impressionista, fino alle opere dell'ultimo periodo, sempre più astratte e cromaticamente vivaci. I dipinti rappresentano celebri scene di bagnanti, vedute del giardino dell’artista, momenti di vita quotidiana e il colorato viavai delle strade parigine.
Nato a Fontenay aux Roses presso Parigi, Bonnard dipinse prevalentemente nelle sue case e negli atelier parigini dove lavorava e viveva. Punto di partenza della sua pittura furono in particolare la casa “Ma Roulotte” a Vernonnet in Normandia (dal 1912 al 1939) e la villa “Le Bosquet” a Le Cannet in Costa Azzurra (dal 1927 al 1947), così come i relativi giardini. Nell'ambiente privato egli trovò lo scenario e l'ispirazione di cui necessitava per le sue composizioni cromatiche, così come i suoi soggetti preferiti, che continuò fedelmente a riprodurre per tutta la vita, seppur in numerose variazioni. Marthe, che fu dapprima la sua amante e poi dal 1925 sua moglie, fu il suo soggetto preferito. Il matrimonio pose fine al ménage à trois tra il pittore, Marthe e Renée Monchaty, che fu modella, musa e amante dell’artista a partire dal 1918, e che in seguito al matrimonio si tolse la vita.
Al di là di tutti gli “-ismi” che caratterizzano l'arte all'inizio del XX secolo, Bonnard coltivò sempre un proprio linguaggio, un'idea “altra” del modernismo, fortemente legata al classicismo francese; in particolare, non mise mai in questione l'oggettività della pittura. Questo lo portò a infrangere i tradizionali confini tra i generi e a rinnovarli. Dipinse nature morte non convenzionali, che comprendevano esseri umani e animali vivi; nei suoi quadri il paesaggio, definito “natura selvaggia”, si contrappone alle animate vedute della vita parigina. Nelle scene di interni si mosse tra le intime rappresentazioni della figura femminile alla toeletta e le raffigurazioni dell'ambiente borghese, come nei quadri dedicati al tema della sala da pranzo.
L’esuberanza dei suoi colori, a volte addirittura ardenti, lo distinse presto dagli impressionisti. Se questi ultimi miravano a cogliere l’attimo, dipingendo nel suo atelier Bonnard cercava di cogliere la persistenza, il ricordo degli oggetti. Le sue composizioni cromatiche riproducevano con straordinaria vivacità l’impressione generale di un ambiente.
Un’impressione che non può essere colta né dall’occhio umano, né da una lente fotografica; il suo obiettivo era in ultima istanza rappresentare con il colore tutte le impressioni dei sensi. Ancora all’indomani della sua morte, a metà del secolo scorso, Bonnard era considerato il rappresentante di un’armonia superficiale, il cronista “ingenuo” della vita quotidiana altoborghese. Oggi (in particolare grazie alla grande mostra itinerante concepita nel 1984 nel Centre Pompidou e ospitata anche nel Kunsthaus di Zurigo) è considerato l'artista che esorcizzò sulla tela le terribili inquietudini di una società destinata a scomparire. Sottili sfumature mettono in crisi l'apparente armonia dell'insieme: sono dissonanze cromatiche, intersezioni spaziali, ambigue dislocazioni e una riproduzione talvolta disarmonica della figura umana.

Nella mostra, presentata in forma di “Maison immaginaire de Bonnard”, i dipinti divisi per gruppi sono associati a determinati ambienti che rappresentano i soggetti preferiti dell’arte di Bonnard: “La rue”, “La salle à manger”, “Intimité”, “Le miroir”, “Le passage entre intérieur et extérieur” e “Le grand jardin”.
La mostra prende avvio dalla sala intitolata “La rue”. Soprattutto all’inizio del suo percorso, Bonnard dipinse spesso scene di vita quotidiana nelle vie di Parigi. Scelse a più riprese un animato snodo di traffico a nordovest di Parigi, non lontano dal suo atelier, come dimostrano due toccanti dipinti, entrambi dal titolo Place Clichy (1906/07 e 1912), provenienti rispettivamente da collezione privata e dal Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou di Parigi.
La seconda sala raccoglie una serie di vedute di interni di grande atmosfera dedicate al soggetto della “salle à manger”. Il tema consentì al pittore di gettare sugli interni borghesi uno sguardo carico di suggestione, come dimostra il notevole Le Café (1915) della Tate di Londra o La Nappe blanche (1925) del Von der Heydt-Museum di Wuppertal. Le nature morte nella sala da pranzo contrastano con le più intime vedute della camera da letto e della stanza da bagno, presentate nella sala “Intimité”.
Il nudo è stato uno dei soggetti preferiti di Bonnard. Tra questi vi è il capolavoro L’Homme et la Femme (1900), dal Musée d’Orsay di Parigi. Questo quadro precoce, che rappresenta il pittore in compagnia della sua amante Marthe, appare assai moderno nella sua naturalezza e rappresenta un primo momento di svolta nell'opera dell'artista, che abbandona le audaci semplificazioni del periodo Nabis. Oltre ad altri ambienti domestici, fu soprattutto la stanza da bagno a ispirare l'artista, che a partire dal 1908 si dedicò intensamente al soggetto della figura femminile alla toeletta. Per la sua serrata struttura spaziale, il quadro Le Cabinet de toilette (1932) del Museum of Modern Art di New York ne costituisce un eccellente esempio. Celebri sono i quadri dedicati al soggetto della vasca da bagno. La mostra raccoglie ben cinque importanti esemplari dedicati a questo tema: La Source (Nu dans la baignoire) del 1917, proveniente da collezione privata; Baignoire (Le Bain) del 1925, dalla Tate di Londra; Nu à la baignoire (Sortie du bain) del 1931, dal Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou di Parigi; Nu dans le bain (Nu dans la baignoire) del 1936–1938, dal Musée d’Art moderne de la Ville de Paris e La Grande Baignoire (Nu), 1937–1939, da collezione privata.
Un settore della mostra è dedicato al tema dello specchio, che amplia lo spazio figurativo del quadro mettendolo contemporaneamente in questione. Qui troviamo, accanto a Le Cabinet de toilette au canapé rose (Nu à contre-jour) del 1908, proveniente dai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles, anche due autoritratti che l’artista dipinse davanti allo specchio della sua camera da letto: Autoportrait (Le Boxeur), del 1931, dal Musée d’Orsay e Portrait de l’artiste dans la glace du cabinet de toilette (Autoportrait), del 1939–1945, dal Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou di Parigi.
Un’altra sala è dedicata al tema centrale del rapporto tra interno ed esterno nell'opera di Bonnard. Per tutta la vita, l’artista si confrontò con il tema della finestra. La veduta dalla finestra è sempre ben riconoscibile perché il mondo esterno viene percepito da una forte prospettiva interna. Ciò risulta particolarmente palese nei quadri Fenêtre ouverte sur la Seine (Vernon) del 1911/12, proveniente dal Musée des Beaux-Arts de la Ville de Nice e Grande salle à manger sur le jardin, del 1934/35, dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
La mostra presenta inoltre un gran numero di vedute di giardini, risalenti a tutte le fasi del percorso dell’artista. A cavallo del nuovo secolo, la natura divenne uno dei temi principali dell’universo figurativo di Bonnard. Per il pittore, il giardino riproduceva un ordinamento in grado di riflettere nella sua interezza il rapporto tra uomo e natura. Nelle prime opere di Bonnard, come La Partie de croquet del 1892 dal Musée d’Orsay, il paesaggio funge ancora da sfondo armonioso e ornamentale del dipinto; nelle rappresentazioni più tarde della natura, paesaggio, giardino e casa appaiono strettamente interconnessi, come nei celebri Le Jardin sauvage (La Grande Terrasse) del 1918, proveniente dalla Phillips Collection di Washington DC, e Décor à Vernon (La Terrasse à Vernon) del 1920/1939, dal Metropolitan Museum of Art di New York.

Con la mostra Pierre Bonnard, la Fondation Beyeler prosegue nella tradizione di dedicare significative esposizioni agli artisti presenti nella propria collezione. Ernst Beyeler commerciò le opere di Pierre Bonnard e nel 1966 gli dedicò una nella sua galleria. La collezione Beyeler è in possesso di una tarda natura morta dell’artista, Le Dessert (1940).
Ben quattro significative opere provengono dal Musée d'Orsay di Parigi: accanto ai già citati La Partie de croquet, Autoportrait (Le Boxeur) e L’Homme et la Femme, proviene dal museo parigino anche La Symphonie pastorale (Campagne) del 1916–1920. Altre straordinarie opere sono state concesse in prestito dalla Tate di Londra, dal Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou di Parigi, dal Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, dal Museum of Modern Art di New York, dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York, dal Metropolitan Museum di New York, dalla Phillips Collection di Washington, dal Kunstmuseum di Basilea, dal Kunsthaus di Zurigo e da celebri collezioni private, tra cui non ultima gli eredi Hahnloser.
Il catalogo, in versione tedesca e inglese, è pubblicato dall’editore Hatje Cantz di Ostfildern. Contiene saggi di Evelyn Benesch, Andreas Beyer, Marina Ferretti Bocquillon, Michiko Kono, Ulf Küster, Beate Söntgen e una biografia a cura di Fiona Hesse. 176 pagine, 120 illustrazioni, CHF 68.