lunedì 2 gennaio 2012

RITMI VISIVI: LUIGI VERONESI NELL’ASTRATTISMO EUROPEO - FONDAZIONE RAGGHIANTI, LUCCA


RITMI VISIVI
LUIGI VERONESI NELL’ASTRATTISMO EUROPEO
a cura di Paolo Bolpagni, Andreina Di Brino, Chiara Savettieri
Fondazione Ragghianti
Via San Micheletto 3 - Lucca
dal 9 ottobre 2011 all’8 gennaio 2012

Dal 9 ottobre 2011 all’8 gennaio 2012 la Fondazione Ragghianti di Lucca dedica una grande mostra retrospettiva a Luigi Veronesi (Milano, 1908-1998), pittore, fotografo, autore cinematografico, teorico, tra i maggiori protagonisti dell’astrattismo italiano.
In un’intervista del 1983 Luigi Veronesi dichiara: «Posto che il problema centrale è organizzare una visione in movimento, uno spazio dinamico, concreto e sensibile, ogni esperienza in diversi campi può contribuire a dare maggiore chiarezza e complessità a questo fine».
Tale affermazione racchiude il senso profondo della ricerca artistica di Veronesi, che, lontano da ogni intellettualismo, ha accordato nella propria arte ragione e intuizione, armonia e ritmo, equilibrio e sorpresa, in un’instancabile sperimentazione delle tecniche più svariate, dalla pittura alla silografia, dalla scenografia teatrale alla fotografia; uno sperimentalismo che lo condurrà a cimentarsi nel cinema e a elaborare un metodo per visualizzare la musica. Come sottolinea Maria Teresa Filieri, Direttore della Fondazione Ragghianti, nell’introduzione al catalogo della mostra (Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte, Lucca), «un’esposizione su Luigi Veronesi non rappresenta un’impresa facile, ma certamente un impegno che era opportuno affrontare, visto che non sempre la complessa, diramata attività dell’artista è stata correttamente ricomposta, sottovalutando in alcuni casi peculiarità che lo qualificano come uno dei più grandi astrattisti italiani, ottimamente inserito in un contesto europeo; un’impresa che la Fondazione è quindi particolarmente lieta di aver realizzato».
Intento primario dei tre curatori Paolo Bolpagni, Andreina Di Brino, Chiara Savettieri è illustrare l’essenza cinetica, ritmica e musicale della ricerca di Veronesi non solo attraverso la presentazione di sue opere significative, ma anche mediante confronti con artisti che rappresentarono per lui un punto di riferimento importante nella maturazione di una visione dinamica delle forme, quali Kandinskij, Klee, Moholy-Nagy, Vantongerloo, Albers, Léger, El Lissitskij, e con altri esponenti dell’arte italiana e internazionale del tempo come Otto Hofmann, Félix Del Marle, César Domela, Florence Henri, Lucio Fontana, Bruno Munari, Mario Ballocco, Virginio Ghiringhelli.

L’esposizione presenta al pubblico gli esiti della poliedrica attività dell’artista attraverso sette sezioni:
I) Variazioni su tema, polifonie e forme in movimento nell’astrattismo europeo
II) Le visualizzazioni cromatiche della musica
III) ‘Schermi dipinti’. Il cinema sperimentale dei pittori-cineasti
IV) Il cinema di Luigi Veronesi: pittura in movimento
V) Grafica e sperimentazione fotografica: ricerca sul ritmo e sulla luce
VI) Risonanze geometriche
VII) L’estetica della pagina

Oltre a presentare dipinti, collage, disegni e grafiche, la cui scelta è funzionale all’enucleazione della dimensione cinetica dell’arte di Veronesi, la mostra lucchese costituisce una novità rispetto alle retrospettive precedenti perché presenta al pubblico quattro cicli completi di “visualizzazioni cromatiche della musica”, per un totale di ben 45 opere (tra cui vari inediti), e, per la prima volta, l’integrale del cinema di Veronesi, attraverso la proiezione dei suoi sette film superstiti (alcuni andarono distrutti nel 1943), realizzati tra il 1940 e il 1985. Veronesi concepiva i suoi film, figurativi e astratti, come ritmi visivi, come “pittura in movimento”, dotata di una libertà cromatica sorprendente.
L’entità e l’originalità delle sperimentazioni cinematografiche di Veronesi sostengono appieno il confronto con i protagonisti del cinema sperimentale degli anni Venti-Quaranta: Fernand Léger, Oskar Fischinger, Hans Richter, Viking Eggeling, Len Lye, Norman McLaren, Walther Ruttmann, Moholy-Nagy e Man Ray.
La mostra ha un carattere multimediale anche perché approfondisce specificatamente la dimensione musicale dell’arte di Luigi Veronesi e punta a mettere a fuoco il rapporto tra pittura e musica. Un’ampia sezione è quindi dedicata alle “variazioni”, a cominciare dalle celebri 14 variazioni di un tema pittorico del 1936, poste in parallelo con le Quindici variazioni su uno stesso tema dello svizzero Max Bill, che assieme a Josef Albers è tra i principali esploratori di questo modulo compositivo negli anni Trenta.

Veronesi poi elaborò un metodo sistematico per la trasposizione visiva del suono, esposto compiutamente in alcuni scritti teorici pubblicati negli anni Settanta, e in mostra è proposta al pubblico una scelta dei cicli più rappresentativi di “visualizzazioni cromatiche” della musica, come quelli riferiti all’Arte della fuga di Johann Sebastian Bach, alle Variazioni op. 27 di Anton Webern, alla Seconda sarabanda di Erik Satie, a Vers la flamme di Aleksandr Skrjabin.
Questo genere di opere, molte delle quali ritrovate recentemente, si dimostra uno dei filoni più importanti della produzione di Veronesi negli anni Settanta e Ottanta, tanto da suggerire una revisione critica complessiva circa questa fase della sua attività artistica.
L’installazione multimediale presente in sala permette tra l’altro ai visitatori di leggere per la prima volta le partiture musicali e contemporaneamente di ascoltare i brani corrispondenti alle visualizzazioni cromatiche, seguendone “sismograficamente” la corrispondenza con il linguaggio di forme e colori elaborato da Veronesi.

Infine, conclude l’esposizione una ricca serie di documenti che completano l’indagine multimediale sull’universo creativo dell’artista, tra cui le ideazioni grafiche per l’editoria fotografica e cinematografica e una missiva inedita di Luigi Veronesi a Henri Langlois, che dimostra la fecondità del rapporto dell’artista col fondatore della Cinémathèque Française.