sabato 4 aprile 2015

ARCHITETTURA IN UNIFORME - MAXXI, ROMA




ARCHITETTURA IN UNIFORME
progettare e costruire durante la Seconda Guerra Mondiale
a cura di Jean-Louis Cohen
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni 9 - Roma
19/12/2014 - 3/5/2015

La Seconda Guerra Mondiale, che tra il 1939 e il 1945 infiammò quattro continenti, coinvolse indistintamente militari e civili, facendo appello a tutte le risorse umane dei belligeranti.
Neppure l’architettura poté sottrarsi a tale mobilitazione e, contrariamente a quanto afferma ancora oggi la maggior parte dei racconti storici, conobbe un periodo ricco di ricerche e di trasformazioni.
Mentre numerosi architetti prendevano parte ai combattimenti, altri continuarono a dedicarsi al loro lavoro mettendolo al servizio di una produzione industriale intensa, ovvero rispondendo alle necessità del fronte.
Avviatasi negli anni ’20, la modernizzazione tecnica fu perseguita sia dagli Alleati sia dall’Asse, ad esempio attraverso la ricerca sulle costruzioni leggere e trasportabili.
Più in generale, la guerra fece appello a ogni forma di competenza architettonica: conoscenze edilizie, utili per la costruzione di bunker e per il consolidamento dei rifugi; conoscenze visive, indispensabili per il camouflage e utili ai fini della sfrenata propaganda del tempo; competenze organizzative, necessarie per la promozione di progetti industriali e territoriali di una portata senza precedenti.
Mobilitati come gruppo professionale, gli architetti dovettero affrontare anche delle scelte personali, in particolare coloro che furono reclutati dalla politica criminale nazista.
In tal senso, la guerra mise a dura prova anche la loro tempra morale. Alcuni di loro furono complici delle politiche di stermino, mentre altri furono tra le loro vittime.
Nell’ambito dell’immenso repertorio di esperienze, i temi che testimoniano la diversità delle attività architettoniche variano al variare dei contesti nazionali, spaziando dagli Stati Uniti al Giappone, passando per il Regno Unito, la Francia, l’Italia, la Germania, la Polonia e l’URSS.
Dopo il 1945, la supremazia dell’architettura moderna non sarebbe stata più messa in discussione, eccezion fatta per il blocco sovietico, e anche in quel caso solamente per un breve periodo. La guerra trasformò non solo il modo di costruire, ma anche il modo di pensare, e dopo sei anni di combattimenti gli architetti avrebbero cominciato ad applicare a fini pacifici i metodi sviluppati sotto la pressione dell’urgenza.