CARLO BUZZI
AFFISSIONI
a cura di Fabrizio Parachini
Paolo Tonin Arte Contemporanea
via san Tommaso 6 - Torino
14/1/2016 - 16/2/2016
Carlo Buzzi fin dai primi anni ’90 utilizza gli strumenti propri della comunicazione pubblicitaria per creare interventi nel contesto urbano pubblico. Progetta e realizza manifesti apparentemente e banalmente informativi che vengono immessi in una vera e propria campagna di affissione. In realtà le immagini che queste “opere” veicolano sono spesso associazioni verbo-visuali inconsuete, ambivalenti, a volte anche concettualmente provocatorie oppure esibizioni più o meno mascherate della propria corporeità. L’operazione viene sempre documentata fotograficamente per rilevare, attraverso questo mezzo, la relazione con il contesto (altri manifesti, ambiente) e con gli osservatori casuali. È inoltre prevista anche l’asportazione (“decollaggio”) dei poster, in parte o integralmente e con eventuali elementi accessori, in modo da poter realizzare dei “quadri”, in edizione limitata come le fotografie, da esibire in galleria.
In mostra sono presenti opere dei diversi momenti dell’attività di Buzzi, compreso l’intervento proposto nel 2015 attraverso il circuito delle maxi-affissioni milanesi e il cui soggetto era una rilettura dell’urlo di Munch interpretato dall’artista stesso (“The Scream”); ma, soprattutto, sono esposti gli esiti dell’operazione realizzata fra ottobre e novembre 2015 nel tessuto urbano di Torino, in contemporanea con le tre fiere d’arte cittadine, di cui una metà affissi nel centro città e l’altra nel quartiere Lingotto. I manifesti erano di tre tipologie diverse (80 per soggetto), e riportavano i nomi altisonanti dei noti artisti, Van Gogh, Picasso e Mondrian associati rispettivamente alle scarne immagini di una grattugia metallica, uno scopino WC e un pollo da macelleria.
Come scrive Fabrizio Parachini, “viene da chiedersi se l’artista, con questa operazione, si interroga ancora sul rapporto tra pubblicità e arte o meglio, sulle possibilità che un certo tipo di medium comunicativi, e l’idea stessa della comunicazione, possono agire nella creazione di un prodotto artistico con qualità diverse e obbiettivi diversi da quelli tradizionali. Forse questo rapporto ora è dato per acquisito e quello che viene indagato è l’effetto di associazioni verbo-figurali che non sono più le “libere associazioni” frequentate dalla cultura alta, ma quelle che la cultura diffusa e “popolare” filtra (un paradosso questo) e propone come sistemi di pensiero che diventano poi schematismi di comportamento.”
AFFISSIONI
a cura di Fabrizio Parachini
Paolo Tonin Arte Contemporanea
via san Tommaso 6 - Torino
14/1/2016 - 16/2/2016
Carlo Buzzi fin dai primi anni ’90 utilizza gli strumenti propri della comunicazione pubblicitaria per creare interventi nel contesto urbano pubblico. Progetta e realizza manifesti apparentemente e banalmente informativi che vengono immessi in una vera e propria campagna di affissione. In realtà le immagini che queste “opere” veicolano sono spesso associazioni verbo-visuali inconsuete, ambivalenti, a volte anche concettualmente provocatorie oppure esibizioni più o meno mascherate della propria corporeità. L’operazione viene sempre documentata fotograficamente per rilevare, attraverso questo mezzo, la relazione con il contesto (altri manifesti, ambiente) e con gli osservatori casuali. È inoltre prevista anche l’asportazione (“decollaggio”) dei poster, in parte o integralmente e con eventuali elementi accessori, in modo da poter realizzare dei “quadri”, in edizione limitata come le fotografie, da esibire in galleria.
In mostra sono presenti opere dei diversi momenti dell’attività di Buzzi, compreso l’intervento proposto nel 2015 attraverso il circuito delle maxi-affissioni milanesi e il cui soggetto era una rilettura dell’urlo di Munch interpretato dall’artista stesso (“The Scream”); ma, soprattutto, sono esposti gli esiti dell’operazione realizzata fra ottobre e novembre 2015 nel tessuto urbano di Torino, in contemporanea con le tre fiere d’arte cittadine, di cui una metà affissi nel centro città e l’altra nel quartiere Lingotto. I manifesti erano di tre tipologie diverse (80 per soggetto), e riportavano i nomi altisonanti dei noti artisti, Van Gogh, Picasso e Mondrian associati rispettivamente alle scarne immagini di una grattugia metallica, uno scopino WC e un pollo da macelleria.
Come scrive Fabrizio Parachini, “viene da chiedersi se l’artista, con questa operazione, si interroga ancora sul rapporto tra pubblicità e arte o meglio, sulle possibilità che un certo tipo di medium comunicativi, e l’idea stessa della comunicazione, possono agire nella creazione di un prodotto artistico con qualità diverse e obbiettivi diversi da quelli tradizionali. Forse questo rapporto ora è dato per acquisito e quello che viene indagato è l’effetto di associazioni verbo-figurali che non sono più le “libere associazioni” frequentate dalla cultura alta, ma quelle che la cultura diffusa e “popolare” filtra (un paradosso questo) e propone come sistemi di pensiero che diventano poi schematismi di comportamento.”