MARISA BULGHERONI
CHIAMATEMI ISMAELE
Racconto della mia America
Il Saggiatore, 29/8/2013
collana "La Cultura"
È il 1959 e una giovane studiosa italiana arriva a New York. Alle spalle, le letture della sua infanzia e della sua adolescenza. Piccole donne, letto e riletto, fino all’irrompere di Moby Dick, con quell’incipit che le aveva rivelato la diversità e l’anomalia di un’altra letteratura.
Ha il compito di scrivere un libro sulla nuova narrativa americana. Non conosce nessuno, o quasi, ma non le mancano intraprendenza e un’inesauribile curiosità, la sua musa.
Nei riti sociali, o nell’intimità delle loro case, in pochi mesi incontra Mailer, Ellison, Baldwin, Edmund Wilson, l’appartata Carson McCullers, Lowell, Bellow e nuovi talenti come il giovane Philip Roth e l’imprevedibile Grace Paley.
Stringe legami destinati a durare. Scopre che l’arte dell’intervista letteraria s’impara sul campo, che è insieme emozione e disciplina, canto e controcanto, sigillo al giudizio critico già formulato.
In una New York in continua metamorfosi, la giovane studiosa vede emergere una città sotterranea fino allora ignorata dai più: nell’aria turbinano le parole di una nuova lingua che mira a nominare l’innominabile.
Urlo di Allen Ginsberg, recitato in pubblico da una costa all’altra, ha sprigionato le immagini di un’America notturna, terra incognita carica di promesse.
Negli anni, dopo l’esplosione dei beats, vedrà disgregarsi quei miti comunitari che avevano assegnato al romanzo e alla poesia il compito di scandagliare il ruolo e il destino della donna e dell’uomo contemporanei. E negli incontri con gli scrittori sperimentali degli anni settanta, da James Purdy a Donald Barthelme, continuerà l’indagine sulle mutazioni della lingua letteraria, chiamata a confrontarsi con il potere dei media.
Marisa Bulgheroni, nata a Como, ha esordito scrivendo ritratti e storie di viaggio per Comunità e per Il Mondo, collaborando poi a Paese Sera, l’Unità, Linea d’ombra, Lo Straniero.
Docente di letteratura americana in varie università, ha fatto conoscere in Italia la narrativa del dopoguerra (Il nuovo romanzo americano, Schwarz 1960, e I beats, Lerici 1962).
Autrice di numerosi saggi sui miti e le immagini del femminile, ha curato il Meridiano
Tutte le poesie di Emily Dickinson (Mondadori 1997), di cui ha narrato la vita nel volume
Nei sobborghi di un segreto (Mondadori 2001).
Nel 1996 l’esordio come narratrice con i racconti di Apprendista del sogno (Donzelli), uno dei quali è stato pubblicato nel Meridiano Racconti italiani del Novecento, a cura di Enzo Siciliano.
Nel 2007 ha pubblicato il romanzo Un saluto attraverso le stelle (Mondadori).
CHIAMATEMI ISMAELE
Racconto della mia America
Il Saggiatore, 29/8/2013
collana "La Cultura"
È il 1959 e una giovane studiosa italiana arriva a New York. Alle spalle, le letture della sua infanzia e della sua adolescenza. Piccole donne, letto e riletto, fino all’irrompere di Moby Dick, con quell’incipit che le aveva rivelato la diversità e l’anomalia di un’altra letteratura.
Ha il compito di scrivere un libro sulla nuova narrativa americana. Non conosce nessuno, o quasi, ma non le mancano intraprendenza e un’inesauribile curiosità, la sua musa.
Nei riti sociali, o nell’intimità delle loro case, in pochi mesi incontra Mailer, Ellison, Baldwin, Edmund Wilson, l’appartata Carson McCullers, Lowell, Bellow e nuovi talenti come il giovane Philip Roth e l’imprevedibile Grace Paley.
Stringe legami destinati a durare. Scopre che l’arte dell’intervista letteraria s’impara sul campo, che è insieme emozione e disciplina, canto e controcanto, sigillo al giudizio critico già formulato.
In una New York in continua metamorfosi, la giovane studiosa vede emergere una città sotterranea fino allora ignorata dai più: nell’aria turbinano le parole di una nuova lingua che mira a nominare l’innominabile.
Urlo di Allen Ginsberg, recitato in pubblico da una costa all’altra, ha sprigionato le immagini di un’America notturna, terra incognita carica di promesse.
Negli anni, dopo l’esplosione dei beats, vedrà disgregarsi quei miti comunitari che avevano assegnato al romanzo e alla poesia il compito di scandagliare il ruolo e il destino della donna e dell’uomo contemporanei. E negli incontri con gli scrittori sperimentali degli anni settanta, da James Purdy a Donald Barthelme, continuerà l’indagine sulle mutazioni della lingua letteraria, chiamata a confrontarsi con il potere dei media.
Marisa Bulgheroni, nata a Como, ha esordito scrivendo ritratti e storie di viaggio per Comunità e per Il Mondo, collaborando poi a Paese Sera, l’Unità, Linea d’ombra, Lo Straniero.
Docente di letteratura americana in varie università, ha fatto conoscere in Italia la narrativa del dopoguerra (Il nuovo romanzo americano, Schwarz 1960, e I beats, Lerici 1962).
Autrice di numerosi saggi sui miti e le immagini del femminile, ha curato il Meridiano
Tutte le poesie di Emily Dickinson (Mondadori 1997), di cui ha narrato la vita nel volume
Nei sobborghi di un segreto (Mondadori 2001).
Nel 1996 l’esordio come narratrice con i racconti di Apprendista del sogno (Donzelli), uno dei quali è stato pubblicato nel Meridiano Racconti italiani del Novecento, a cura di Enzo Siciliano.
Nel 2007 ha pubblicato il romanzo Un saluto attraverso le stelle (Mondadori).