HENRI MICHAUX
PASSAGGI
Adelphi,
05/07/2012
collana "Piccola biblioteca Adelphi"
"Michaux", osserva
Cioran, "ha abusato dell'imperativo di vedere in sé e attorno a sé, di andare al
fondo non solo di un'idea (cosa più facile di quanto non si pensi), ma della
minima esperienza o impressione". Ed è proprio questo andare al fondo
l'operazione che egli compie in questi "passaggi" scritture ibride, che gli
consentono di passare incessantemente da una forma all'altra, e non solo nel
caleidoscopico susseguirsi dei testi, ma nell'ambito di ciascuno di essi. Dal
saggio critico alla notazione biografica, dal catalogo alla poesia,
dall'autoesegesi all'aforisma, fino alla narrazione pura, Michaux attraversa
infatti l'intero sistema dei generi, facendoli implodere con soave disinvoltura.
"Sensazione o pensiero, lui lo segue, senza preoccuparsi che appaia strano,
bizzarro o strampalato" scrive André Gide. "Lo prolunga e, come il ragno, si
sospende a un filo di seta, lasciandosi portare dal soffio poetico, senza saper
neanche lui dove, con un abbandono di tutto il suo essere". Con un effetto,
quanto mai tonico, di spiazzamento e di sorpresa: che prendano spunto da un
fatto di cronaca, da una lettura o da un'esperienza personale, che descrivano il
volto di una fanciulla o trattino di esotismo, che si presentino come brevissime
annotazioni o lunghe riflessioni (sulla musica, sulla scrittura ideografica,
sulla pittura rupestre, sui disegni infantili), abbiamo l'impressione, leggendo
questi testi, di vedere per la prima volta ciò di cui parlano.