giovedì 27 settembre 2012

MASSIMO GRIMALDI. SLIDESHOWS - MUSEO DI VILLA CROCE, GENOVA



MASSIMO GRIMALDI
SLIDESHOWS
a cura di Ilaria Bonacossa e Alessandro Rabottini
Museo d'arte contempporanea di Villa Croce
via Jacopo Ruffini 3 - Genova
dal 298/9 al 18/11/2012 

Il lavoro di Massimo Grimaldi (Taranto, 1974) è una riflessione sulla natura e la funzione dell’arte visiva nella società contemporanea, un tentativo di porre l’arte a contatto con le contraddizioni della nostra società e di agire all’interno di essa. In molti casi, infatti, Grimaldi mette a confronto il sistema dell’arte con le emergenze sociali della povertà e della guerra, come accade nella serie di opere realizzate a favore dell’associazione umanitaria Emergency. I suoi lavori spesso inducono lo spettatore a interrogarsi sul potere delle immagini, sulla loro circolazione e sul ruolo dell’arte nella nostra società. 
Massimo Grimaldi riunisce per la prima volta a Villa Croce una serie di lavori che ha realizzato a partire dal 2003 e che consistono in slideshow di immagini scattate in diversi Paesi. Queste immagini fanno spesso riferimento a luoghi nei quali Emergency è attiva, mentre in altri casi mostrano gli orrori della guerra o celebrità del mondo del cinema. Ciascuna proiezione avviene sullo schermo dell’ultimo modello di computer Apple disponibile sul mercato nel momento in cui l’opera è stata realizzata. In questo modo l’aspetto di ciascun lavoro dipende dall’evoluzione tecnologica ed estetica dei computer Apple e non dalla volontà dell’artista. Visti insieme, questi schermi Apple creano una sorta di archeologia in divenire dell’estetica tecnologica e mettono in discussione la funzione dell’arte sia nei confronti del mercato globale che al cospetto delle realtà sociali più problematiche. 
Alessandro Rabottini, (curatore e autore del catalogo che accompagna la mostra), descrive queste come opere come originate da uno “scetticismo che sin dall’inizio ha animato il lavoro di Grimaldi, uno scetticismo dichiarato e perseguito nei confronti dell’arte e della sua funzione nella società”. Se da una parte il marchio Apple simboleggia l’idea di innovazione tecnologica ed estetica, dall’altra le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi, mostrano ospedali, sale d’attesa, mutilazioni di guerra e cantieri in costruzione. Nella bellezza formale che contraddistingue queste fotografie facciamo esperienza non soltanto dell’orrore del presente ma anche della speranza nel futuro e della gioia del quotidiano. 
Negli ultimi anni Massimo Grimaldi ha devoluto a Emergency i premi che gli sono stati assegnati e le committenze ricevute, contribuendo così a supportare l’attività dei suoi ospedali in Sudan, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana e Cambogia e documentando la loro attività così come la quotidianità delle comunità locali da essi servite. In questa serie di opere Grimaldi instaura una nuova e complessa relazione tra etica ed estetica, tra tecnologia ed empatia, tra l’autoreferenzialità dell’arte e una sua possibile apertura alla vita. 
Nel porre a contatto emergenza umanitaria e istituzioni artistiche, l’artista pone queste ultime di fronte a un dilemma etico tra arte e responsabilità sociale, come è stato nel caso dell’opera Emergency’s Paediatric Centre in Port Sudan Supported by MAXXI che, nel 2009, ha vinto il concorso internazionale MAXXI 2per100, il cui regolamento prevedeva di devolvere il 2% della spesa prevista per la costruzione del museo MAXXI alla produzione di opere d’arte. 
Il progetto di Grimaldi è consistito nel destinare il 92% dei 700.000€ previsti dal bando alla costruzione di un Centro sanitario pediatrico di Emergency in Sudan. 
Il Centro - che fornisce assistenza pediatrica gratuita ed è dotato di un ambulatorio per la diagnosi delle cardiopatie nei bambini e negli adulti - è il soggetto di un reportage fotografico in progress che documenta tutte le fasi della sua costruzione e l’inizio della sua operatività. Il reportage è mostrato in una videoproiezione serale su una parete esterna del museo, congiungendo idealmente la sua architettura con quella del Centro, e mostrando come l’una sia nata per mezzo dell’altra. 
Con questa serie di operazioni Grimaldi mostra la complessità e la problematicità della sua posizione come artista nei confronti della realtà che lo circonda, rilevando come l’arte possa essere al contempo lo spazio di una riflessione autonoma e l’occasione per il suo stesso superamento: “Spesso intendo l’arte come un modo per parlare della ‘non-arte’, dimenticandomi quali siano i suoi confini; ricercando quella legittimazione che il mio ruolo di artista temo non abbia”.