HARRIS EPAMINONDA
Fondazione Querini Stampalia
campo Santa Maria Formosa, Castello - Venezia
dal 20/11/2013 al 20/12/2013
La Fondazione Querini Stampalia propone la prima mostra personale in un’istituzione italiana dell’artista cipriota Harris Epaminonda (1980, vive e lavora a Berlino).
Epaminonda utilizza spesso materiali preesistenti, quali immagini tratte da libri, di film o sculture, assemblandoli per creare opere, installazioni e video che evocano situazioni misteriose, che sfuggono ad ogni precisa classificazione, rinviando ad una situazione di sospensione e costante “potenzialità”.
L’artista cipriota si è affermata negli ultimi anni come una delle figure centrali nel panorama artistico della sua generazione a livello internazionale. Proprio a Venezia, nel 2007, Epaminonda ha rappresentato Cipro alla Biennale d’Arte.
Alla presenza in Biennale hanno fatto seguito la partecipazione alla Biennale di Berlino nel 2008 e a dOCUMENTA(13) nel 2012. Mostre personali le sono state dedicate da Malm Konsthall (2009), Tate Modern di Londra (2010), MoMA-Museum of Modern Art di New York (2011), Schirn Kunsthalle Frankfurt, in Germania (2011).
La mostra veneziana, curata da Chiara Bertola con Andrea Viliani e allestita nell’area Carlo Scarpa, è il risultato di una co-produzione internazionale fra Fondazione Querini Stampalia, Centro d’arte contemporanea Point di Nicosia, Modern Art di Oxford e Kunsthaus di Zurigo, dove differenti versioni della mostra sono state presentate negli scorsi mesi.
Alcuni interventi dell’artista accolgono lo spettatore introducendolo allo spazio espositivo principale, che ospiterà Chapters, installazione filmica appositamente realizzata per questa mostra. La presentazione di Chapters alla Fondazione Querini Stampalia si avvantaggia di un’inedita e pervasiva relazione fra i motivi ispiratori dell'installazione filmica di Epaminonda e la struttura stessa degli spazi progettati al piano terreno della Fondazione da Carlo Scarpa. In un sottile incastro, l'architettura dello spazio espositivo scarpiano, con le sue volumetrie, le sovrapposizioni fra i vari dettagli decorativi e le diverse soluzioni architettoniche, l'evocazione di un tempo sospeso fra passato e futuro, entra a far parte dell'esperienza del film dell'artista, creando un vero e proprio continuum fra esperienza dell'opera e del museo.
La radicale congruenza fra l'intervento di Epaminonda e lo spazio espositivo – sostiene Chiara Bertola - va inoltre ricondotta alle location del film Chapters, l'isola di Cipro, le cui relazioni storiche con una città come Venezia si sono sedimentate nella storia stessa della città, porta dell'Europa verso quell'Oriente continuamente e fantasmaticamente evocato sia nella narrazione aperta, fluttuante, onirica di Chapters come in vari elementi del progetto architettonico e decorativo scarpiano.
Girato nell’autunno del 2012 a Cipro su pellicola 16 mm, Chapters è il primo vero film dell’artista, che fino ad oggi ha sempre lavorato con immagini pre-esistenti: l’utilizzo di found footage e materiali d’archivio ha fortemente connotato infatti la produzione di Epaminonda nel decennio passato.
In Chapters, Epaminonda propone nondimeno alcuni degli “stilemi” del suo linguaggio artistico: i vasi, lo scorrere dell’acqua, il monumento, le rovine, i paesaggi, le palme, gli animali, ...un vocabolario di oggetti e immagini che consentono di investigare la nozione di tempo e la permeabilità della memoria. In un’atmosfera densa di misticismo, uomini, donne, animali e oggetti si muovono e interagiscono, compiendo azioni e gesti rituali carichi di una molteplicità di possibili significati, enfatizzati spesso dalla lentezza dell’esecuzione o attraverso la tecnica dello stop motion.
Il film è diviso secondo spezzoni e sequenze d’immagini frammentate, in cui la linearità narrativa è volutamente annullata. I personaggi si muovono tra uno spoglio interno dall’intonaco bianco e un paesaggio arso dal caldo sole mediterraneo, punteggiato da antiche rovine e qua e là interrotto dallo scorrere rinfrescante di una fonte: per un uomo che scava una buca, un gruppo di giovani costruisce una struttura piramidale, ad una coppia di geishe risponde una coppia di servitori dai vistosi orecchini a pendaglio, ad una diafana figura femminile vestita di un’arancione sgargiante attorniata da due pappagalli si contrappone la statuaria bellezza di una donna che si dipinge sulle gambe le striature di una zebra. Il film si snoda tra gesti minimi e coreografici e la costante presenza di oggetti feticcio: vasi, gioielli, tessuti, animali. Se tra le rocce di una collina scoscesa appare e scompare uno ieratico sacerdote dal volto dorato e tunica nera, con in mano una bilancia, simbolo della ricerca di un possibile equilibrio, su altro schermo gli risponde uno sciamano dal corpo dipinto di bianco e tridente alla mano, strumento in grado, nella mitologia greca, di far sgorgare l’acqua, elemento rigenerante e purificate per eccellenza, che Epaminonda sceglie di raffigurare come cascate, il cui ciclico scorrere rimanda al trascorrere del tempo e della vita stessa. Il principio di dualità e il simbolismo – rappresentati dall’immagine della zebra e dalla piramide dorata poste all’ingresso della mostra – sono la bussola per orientarsi in questo viaggio fluttuate in un tempo mistico e rituale, in cui dialogano e si rispondono continuamente coppie di concetti e elementi: il pieno e il vuoto, il sole e la luna, l’acqua e il deserto, il bianco e il nero, l’interno e l’esterno, l’uomo e la donna, la natura e la cultura. Un viaggio in uno spazio fisico e mentale, o in un tempo sospeso, malinconico e astratto in cui lasciare affluire emozioni e costruzioni immaginarie, i cui possibili riferimenti spaziano da Beato Angelico a Sergei Parajanov, dall’architettura greco-romana e bizantina a Carlo Scarpa.
La mostra sarà accompagnata da un libro d’artista edito nel corso dell’esposizione da Humboldt (Milano) e co-prodotto dalle quattro istituzioni che hanno ospitato il progetto.
Fondazione Querini Stampalia
campo Santa Maria Formosa, Castello - Venezia
dal 20/11/2013 al 20/12/2013
La Fondazione Querini Stampalia propone la prima mostra personale in un’istituzione italiana dell’artista cipriota Harris Epaminonda (1980, vive e lavora a Berlino).
Epaminonda utilizza spesso materiali preesistenti, quali immagini tratte da libri, di film o sculture, assemblandoli per creare opere, installazioni e video che evocano situazioni misteriose, che sfuggono ad ogni precisa classificazione, rinviando ad una situazione di sospensione e costante “potenzialità”.
L’artista cipriota si è affermata negli ultimi anni come una delle figure centrali nel panorama artistico della sua generazione a livello internazionale. Proprio a Venezia, nel 2007, Epaminonda ha rappresentato Cipro alla Biennale d’Arte.
Alla presenza in Biennale hanno fatto seguito la partecipazione alla Biennale di Berlino nel 2008 e a dOCUMENTA(13) nel 2012. Mostre personali le sono state dedicate da Malm Konsthall (2009), Tate Modern di Londra (2010), MoMA-Museum of Modern Art di New York (2011), Schirn Kunsthalle Frankfurt, in Germania (2011).
La mostra veneziana, curata da Chiara Bertola con Andrea Viliani e allestita nell’area Carlo Scarpa, è il risultato di una co-produzione internazionale fra Fondazione Querini Stampalia, Centro d’arte contemporanea Point di Nicosia, Modern Art di Oxford e Kunsthaus di Zurigo, dove differenti versioni della mostra sono state presentate negli scorsi mesi.
Alcuni interventi dell’artista accolgono lo spettatore introducendolo allo spazio espositivo principale, che ospiterà Chapters, installazione filmica appositamente realizzata per questa mostra. La presentazione di Chapters alla Fondazione Querini Stampalia si avvantaggia di un’inedita e pervasiva relazione fra i motivi ispiratori dell'installazione filmica di Epaminonda e la struttura stessa degli spazi progettati al piano terreno della Fondazione da Carlo Scarpa. In un sottile incastro, l'architettura dello spazio espositivo scarpiano, con le sue volumetrie, le sovrapposizioni fra i vari dettagli decorativi e le diverse soluzioni architettoniche, l'evocazione di un tempo sospeso fra passato e futuro, entra a far parte dell'esperienza del film dell'artista, creando un vero e proprio continuum fra esperienza dell'opera e del museo.
La radicale congruenza fra l'intervento di Epaminonda e lo spazio espositivo – sostiene Chiara Bertola - va inoltre ricondotta alle location del film Chapters, l'isola di Cipro, le cui relazioni storiche con una città come Venezia si sono sedimentate nella storia stessa della città, porta dell'Europa verso quell'Oriente continuamente e fantasmaticamente evocato sia nella narrazione aperta, fluttuante, onirica di Chapters come in vari elementi del progetto architettonico e decorativo scarpiano.
Girato nell’autunno del 2012 a Cipro su pellicola 16 mm, Chapters è il primo vero film dell’artista, che fino ad oggi ha sempre lavorato con immagini pre-esistenti: l’utilizzo di found footage e materiali d’archivio ha fortemente connotato infatti la produzione di Epaminonda nel decennio passato.
In Chapters, Epaminonda propone nondimeno alcuni degli “stilemi” del suo linguaggio artistico: i vasi, lo scorrere dell’acqua, il monumento, le rovine, i paesaggi, le palme, gli animali, ...un vocabolario di oggetti e immagini che consentono di investigare la nozione di tempo e la permeabilità della memoria. In un’atmosfera densa di misticismo, uomini, donne, animali e oggetti si muovono e interagiscono, compiendo azioni e gesti rituali carichi di una molteplicità di possibili significati, enfatizzati spesso dalla lentezza dell’esecuzione o attraverso la tecnica dello stop motion.
Il film è diviso secondo spezzoni e sequenze d’immagini frammentate, in cui la linearità narrativa è volutamente annullata. I personaggi si muovono tra uno spoglio interno dall’intonaco bianco e un paesaggio arso dal caldo sole mediterraneo, punteggiato da antiche rovine e qua e là interrotto dallo scorrere rinfrescante di una fonte: per un uomo che scava una buca, un gruppo di giovani costruisce una struttura piramidale, ad una coppia di geishe risponde una coppia di servitori dai vistosi orecchini a pendaglio, ad una diafana figura femminile vestita di un’arancione sgargiante attorniata da due pappagalli si contrappone la statuaria bellezza di una donna che si dipinge sulle gambe le striature di una zebra. Il film si snoda tra gesti minimi e coreografici e la costante presenza di oggetti feticcio: vasi, gioielli, tessuti, animali. Se tra le rocce di una collina scoscesa appare e scompare uno ieratico sacerdote dal volto dorato e tunica nera, con in mano una bilancia, simbolo della ricerca di un possibile equilibrio, su altro schermo gli risponde uno sciamano dal corpo dipinto di bianco e tridente alla mano, strumento in grado, nella mitologia greca, di far sgorgare l’acqua, elemento rigenerante e purificate per eccellenza, che Epaminonda sceglie di raffigurare come cascate, il cui ciclico scorrere rimanda al trascorrere del tempo e della vita stessa. Il principio di dualità e il simbolismo – rappresentati dall’immagine della zebra e dalla piramide dorata poste all’ingresso della mostra – sono la bussola per orientarsi in questo viaggio fluttuate in un tempo mistico e rituale, in cui dialogano e si rispondono continuamente coppie di concetti e elementi: il pieno e il vuoto, il sole e la luna, l’acqua e il deserto, il bianco e il nero, l’interno e l’esterno, l’uomo e la donna, la natura e la cultura. Un viaggio in uno spazio fisico e mentale, o in un tempo sospeso, malinconico e astratto in cui lasciare affluire emozioni e costruzioni immaginarie, i cui possibili riferimenti spaziano da Beato Angelico a Sergei Parajanov, dall’architettura greco-romana e bizantina a Carlo Scarpa.
La mostra sarà accompagnata da un libro d’artista edito nel corso dell’esposizione da Humboldt (Milano) e co-prodotto dalle quattro istituzioni che hanno ospitato il progetto.