SEB PATANE
THE FOREIGNERS STAND STILL
Fondazione Giuliani
via Gustavo Bianchi 1 - Roma
dal 19/4/2013 al 19/7/2013
La Fondazione Giuliani è lieta di presentare The Foreigners Stand Still, la prima personale di Seb Patane in un’istituzione italiana.
La mostra è basata su un’idea non convenzionale di performance e mira a trasmettere una sensazione di ‘caos organizzato’, giocando sull’equilibrio tra ritmi visivi e sonori sottilmente contrastanti. Fotografie, video e lavori sonori sono come parti di una scenografia teatrale, composta per suggerire una dimensione sospesa tra realtà e finzione, dove suoni e immagini agiscono al livello del subconscio. Patane crea spazi alternativi di azione e fruizione; ragionando non in termini di rappresentazione ma di astrazione, mira a decostruire, riassemblare ed innescare nuove produzioni di significato.
Dalla forma essenziale e severa, le installazioni solo in apparenza racchiudono un messaggio altrettanto predefinito, generando un ambiente flessibile, dinamico dove reminiscenze di strutture architettoniche si uniscono a simboli di violenza e ribellione collettiva. Fotografie e stampe dalla forte connotazione storica e politica sono selezionate attraverso un approccio casuale ed emotivo: ad attirare l’attenzione dell’artista non è tanto il contenuto di queste testimonianze del passato – raduni collettivi, rituali e messaggi di propaganda – ma la loro veste estetica, un tempo strumento per veicolare un preciso messaggio, oggi spunto per nuove visualizzazioni. Nell’opera Imperial (Enter Chorus and Actors), ad esempio, l’immagine dell’arrivo della bara di Giorgio V alla stazione di King’s Cross è letta da Patane come una ‘coreografia accidentale’: una fotografia che in origine testimoniava una cerimonia di Stato, gli suggerisce nel presente una specie di danza. L’artista fornisce il suo punto di vista ma il potenziale dell’immagine continua ad essere rimesso in gioco, a svilupparsi di spettatore in spettatore. L’elemento sonoro si pone come particella ritmica della struttura visiva, che nell’incrementarne il contrasto interno nello stesso tempo lo disciplina agendo come una sorta di mantra.
Per The Foreigners Stand Still Patane realizza nuove versioni di Live in Pankow, A Series of Graceful Juggling Tricks e Monsieur Carnot, che vengono appositamente disposte in nuove configurazioni per rimarcare alla base della sua pratica verità mai fisse e sempre mutevoli. Tra le opere inedite si trovano il lavoro sonoro Che La Festa Cominci – ispirato dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti e realizzato in collaborazione con Giancarlo Trimarchi – e il video Movement (featuring Rose Kallal) che vede la partecipazione dell’artista e musicista Rose Kallal e racchiude i concetti chiave della mostra; caratterizzati da interferenze sonore che ne fanno oscillare il tono dal giocoso al minaccioso, i filmati presentano frammenti di diverse esperienze legate a un soggiorno a New York nel 2011, che riaffiorano in modo diretto e indiretto. Connesso a una performance tenuta all’ICA di Londra, parte del video si ricollega, nell’affascinante sensazione di minaccia suscitata proprio dalla quiete dei gruppi di uomini schierati, al fenomeno della manifestazione pacifica come quella del movimento Occupy Wall Street. L’attenzione alle dinamiche di protesta si unisce a una riflessione sull’idea di tradizione, sulla difficoltà di entrare in relazione con le concezioni di storia e politica di un determinato paese. Al lavoro si lega un racconto che riporta in modo surreale un’esperienza vissuta dall’artista e dal quale è tratto il titolo della mostra.
THE FOREIGNERS STAND STILL
Fondazione Giuliani
via Gustavo Bianchi 1 - Roma
dal 19/4/2013 al 19/7/2013
La Fondazione Giuliani è lieta di presentare The Foreigners Stand Still, la prima personale di Seb Patane in un’istituzione italiana.
La mostra è basata su un’idea non convenzionale di performance e mira a trasmettere una sensazione di ‘caos organizzato’, giocando sull’equilibrio tra ritmi visivi e sonori sottilmente contrastanti. Fotografie, video e lavori sonori sono come parti di una scenografia teatrale, composta per suggerire una dimensione sospesa tra realtà e finzione, dove suoni e immagini agiscono al livello del subconscio. Patane crea spazi alternativi di azione e fruizione; ragionando non in termini di rappresentazione ma di astrazione, mira a decostruire, riassemblare ed innescare nuove produzioni di significato.
Dalla forma essenziale e severa, le installazioni solo in apparenza racchiudono un messaggio altrettanto predefinito, generando un ambiente flessibile, dinamico dove reminiscenze di strutture architettoniche si uniscono a simboli di violenza e ribellione collettiva. Fotografie e stampe dalla forte connotazione storica e politica sono selezionate attraverso un approccio casuale ed emotivo: ad attirare l’attenzione dell’artista non è tanto il contenuto di queste testimonianze del passato – raduni collettivi, rituali e messaggi di propaganda – ma la loro veste estetica, un tempo strumento per veicolare un preciso messaggio, oggi spunto per nuove visualizzazioni. Nell’opera Imperial (Enter Chorus and Actors), ad esempio, l’immagine dell’arrivo della bara di Giorgio V alla stazione di King’s Cross è letta da Patane come una ‘coreografia accidentale’: una fotografia che in origine testimoniava una cerimonia di Stato, gli suggerisce nel presente una specie di danza. L’artista fornisce il suo punto di vista ma il potenziale dell’immagine continua ad essere rimesso in gioco, a svilupparsi di spettatore in spettatore. L’elemento sonoro si pone come particella ritmica della struttura visiva, che nell’incrementarne il contrasto interno nello stesso tempo lo disciplina agendo come una sorta di mantra.
Per The Foreigners Stand Still Patane realizza nuove versioni di Live in Pankow, A Series of Graceful Juggling Tricks e Monsieur Carnot, che vengono appositamente disposte in nuove configurazioni per rimarcare alla base della sua pratica verità mai fisse e sempre mutevoli. Tra le opere inedite si trovano il lavoro sonoro Che La Festa Cominci – ispirato dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti e realizzato in collaborazione con Giancarlo Trimarchi – e il video Movement (featuring Rose Kallal) che vede la partecipazione dell’artista e musicista Rose Kallal e racchiude i concetti chiave della mostra; caratterizzati da interferenze sonore che ne fanno oscillare il tono dal giocoso al minaccioso, i filmati presentano frammenti di diverse esperienze legate a un soggiorno a New York nel 2011, che riaffiorano in modo diretto e indiretto. Connesso a una performance tenuta all’ICA di Londra, parte del video si ricollega, nell’affascinante sensazione di minaccia suscitata proprio dalla quiete dei gruppi di uomini schierati, al fenomeno della manifestazione pacifica come quella del movimento Occupy Wall Street. L’attenzione alle dinamiche di protesta si unisce a una riflessione sull’idea di tradizione, sulla difficoltà di entrare in relazione con le concezioni di storia e politica di un determinato paese. Al lavoro si lega un racconto che riporta in modo surreale un’esperienza vissuta dall’artista e dal quale è tratto il titolo della mostra.
Nato a Catania nel 1970, Seb Patane vive e lavora a Londra. Tra le più recenti mostre personali si annoverano Year of The Corn, International Art Objects, Los Angeles (2011); 400 Sonnets in Reverse, together, Kunsthalle Mulhouse, Francia (2011); Entrano il Coro e gli Attori, Galleria Fonti, Napoli (2011); Seb Patane, Maureen Paley, Londra (2009); So this song kills fascists, Art Now, Tate Britain, Londra (2007); Live in Pankow, REC., a cura di Robert Meijer, Esther Schipper and Christophe Wiesner, Berlino (2007). Tra le principali mostre collettive: La storia che non ho vissuto (testimone indiretto), Castello di Rivoli, Italia (2012); Utopia Gesamtkunstwerk, 21er Haus, Vienna (2012); Performative Attitudes, Kunsthaus Glarus, Svizzera (2010); Voyages from Italy, Magasin - Centre National d’Art Contemporain, Grenoble (2010); The Object of The Attack, David Roberts Art Foundation, Londra (2009).