CARLA IACONO - NICOLA VINCI
COSTRUIRE DES HISTOIRES
Visionquest Gallery
Piazza Invrea 5/b e 4 RR. - Genova
dal 17/3/2012 al 14/4/2012
Costruire racconti per immagini attraverso personaggi e luoghi fuori dal tempo e dallo spazio, oppure scavare nella memoria per ritrovare personaggi e luoghi cari al proprio immaginario.
La doppia personale di Carla Iacono e Nicola Vinci presenta i racconti visivi dei due artisti che con approccio diverso, celebrano la potenza evocativa dell’immagine fra trasposizione, capacità introspettiva e psicologica, suggestione ed ironia.
Le immagini di Carla Iacono arrivano da “Antiwonderland”, che nasce come progetto per un libro fotografico. L’artista usa personaggi e luoghi ritrovati nel subconscio e la memoria per abbozzare storie che ci raccontano un universo femminile forte e variegato. Le protagoniste sono “presenze” tutte femminili esplicitamente tratte o suggerite dal mondo dell’arte e della letteratura, come Ophelia, la casa di Monet, le bambine di Balthus, la Donna Corvo, la natura suggestiva delle fiabe gotiche. La potenza evocativa della figura femminile è così celebrata attraverso immagini dal sapore fiabesco in cui il subconscio svela paure e desideri, abbandonandosi a una creatività libera e giocosa. In queste immagini spesso un personaggio “sconfina” nel territorio di un altro, in una sorta di contaminazione che segue il filo assolutamente non lineare dell’inconscio, mentre le storie “suggerite” si svelano agli occhi degli spettatori in una sequenza di “associazioni” che ricordano la scrittura automatica dei surrealisti. E cosi in “Dorothy in Iceland” la protagonista del mago di Oz approda in una terra di ghiaccio popolata di animali “umanizzati” che sembrano usciti da una fiaba di Esopo, strizza l’occhio a Shakespeare fino all’immagine finale dove il corvo suggerisce un finale noir. Mentre su tutto aleggia lo spirito di Lewis Carroll.
Per Nicola Vinci invece, le immagini appartengono al ciclo dei lavori di “Transfert” e raccontano la sua visione soggettiva di personaggi storici e letterari, politici e religiosi, rappresentandoli attraverso le immagini di luoghi e oggetti che diventano così proiezione di significati e associazioni mentali. “Nelle opere di Vinci paradossalmente l’uomo ritratto non c'è, anche se il titolo si riferisce a lui: l'artista, infatti, gioca sull’assenza e su una serie di rimandi allusivi che rendono chiaro e tangibile ciò che non è visibile, stimolando l’immaginazione e toccando le corde emotive dello spettatore. Attraverso fotografie di interni disabitati, vuoti, decadenti si delineano le caratteristiche dei personaggi e si avvia un processo di identificazione con il contesto rappresentato: ogni stanza è il ritratto di un uomo e i pochi oggetti presenti ne evocano la personalità. L’artista pugliese usa la fotografia, quindi, non come mezzo per riprodurre la realtà che gli sta di fronte così com’è ma per ricrearne una nuova attraverso il filo delle associazioni mentali. Oggetti, luoghi, ambienti diventano qualcos’altro: immagini interiori di una visione propria del personaggio storico.” scrive Ida Tricoli Ed ecco che la cucina fatiscente dai toni rossi e un caminetto al centro diventa la metafora di Heinrich Himmler, Pinochet è un lavandino e una latrina decadente e l’ambiente severo e spogliato dal tempo e dall’incuria la metafora di Pol Pot.
Le visioni soggettive dei due artisti portano lo spettatore a guardare le immagini dal loro punto di vista rintracciando nelle presenze “costruite” di Carla Iacono o nei semplici oggetti e ambienti quotidiani disabitati di Nicola Vinci, i significati delle parole e delle immagini e dei cambiamenti delle stesse; non più rappresentazioni ma visioni interiori, simboli che trascendono, che vanno oltre le idee e i concetti.
Carla Iacono: vive e lavora a Genova, utilizzando come medium espressivo la fotografia e l’installazione; espone dal 2004 in Italia e all’estero, spesso in coppia con il marito, Guido Geerts, che ha lavorato in Olanda nel campo della fotografia pubblicitaria.
Il suo lavoro, incentrato sulle tematiche del corpo e della metamorfosi, analizza principalmente il delicato periodo dell’adolescenza e i suoi “riti di passaggio”, visti come straordinario momento di crescita in cui si colloca lo sforzo per raggiungere la propria identità. E` una fotografia di segno “concettuale” che utilizza un misto di sogno, ironia, ambiguità e fantasia per “svelare” frammenti di memoria o d’inconscio che riaffiorano in forma visibile dalla profondità dell’invisibile.
Nicola Vinci: nato a Castellaneta (TA), vive e lavora a Verona. La fotografia è il media prediletto che utilizza nella sua ricerca artistica, che si concentra sullo sviluppo psicologico ed emotivo, sulla relazione con l'esterno e i vari spazi psicologici. Laureato all'Accademia di Belle Arti di Bari in Pittura, il suo lavoro è stato presentato in svariate gallerie e spazi istituzionali, oltre che in numerose fiere italiane e internazionali.
COSTRUIRE DES HISTOIRES
Visionquest Gallery
Piazza Invrea 5/b e 4 RR. - Genova
dal 17/3/2012 al 14/4/2012
Costruire racconti per immagini attraverso personaggi e luoghi fuori dal tempo e dallo spazio, oppure scavare nella memoria per ritrovare personaggi e luoghi cari al proprio immaginario.
La doppia personale di Carla Iacono e Nicola Vinci presenta i racconti visivi dei due artisti che con approccio diverso, celebrano la potenza evocativa dell’immagine fra trasposizione, capacità introspettiva e psicologica, suggestione ed ironia.
Le immagini di Carla Iacono arrivano da “Antiwonderland”, che nasce come progetto per un libro fotografico. L’artista usa personaggi e luoghi ritrovati nel subconscio e la memoria per abbozzare storie che ci raccontano un universo femminile forte e variegato. Le protagoniste sono “presenze” tutte femminili esplicitamente tratte o suggerite dal mondo dell’arte e della letteratura, come Ophelia, la casa di Monet, le bambine di Balthus, la Donna Corvo, la natura suggestiva delle fiabe gotiche. La potenza evocativa della figura femminile è così celebrata attraverso immagini dal sapore fiabesco in cui il subconscio svela paure e desideri, abbandonandosi a una creatività libera e giocosa. In queste immagini spesso un personaggio “sconfina” nel territorio di un altro, in una sorta di contaminazione che segue il filo assolutamente non lineare dell’inconscio, mentre le storie “suggerite” si svelano agli occhi degli spettatori in una sequenza di “associazioni” che ricordano la scrittura automatica dei surrealisti. E cosi in “Dorothy in Iceland” la protagonista del mago di Oz approda in una terra di ghiaccio popolata di animali “umanizzati” che sembrano usciti da una fiaba di Esopo, strizza l’occhio a Shakespeare fino all’immagine finale dove il corvo suggerisce un finale noir. Mentre su tutto aleggia lo spirito di Lewis Carroll.
Per Nicola Vinci invece, le immagini appartengono al ciclo dei lavori di “Transfert” e raccontano la sua visione soggettiva di personaggi storici e letterari, politici e religiosi, rappresentandoli attraverso le immagini di luoghi e oggetti che diventano così proiezione di significati e associazioni mentali. “Nelle opere di Vinci paradossalmente l’uomo ritratto non c'è, anche se il titolo si riferisce a lui: l'artista, infatti, gioca sull’assenza e su una serie di rimandi allusivi che rendono chiaro e tangibile ciò che non è visibile, stimolando l’immaginazione e toccando le corde emotive dello spettatore. Attraverso fotografie di interni disabitati, vuoti, decadenti si delineano le caratteristiche dei personaggi e si avvia un processo di identificazione con il contesto rappresentato: ogni stanza è il ritratto di un uomo e i pochi oggetti presenti ne evocano la personalità. L’artista pugliese usa la fotografia, quindi, non come mezzo per riprodurre la realtà che gli sta di fronte così com’è ma per ricrearne una nuova attraverso il filo delle associazioni mentali. Oggetti, luoghi, ambienti diventano qualcos’altro: immagini interiori di una visione propria del personaggio storico.” scrive Ida Tricoli Ed ecco che la cucina fatiscente dai toni rossi e un caminetto al centro diventa la metafora di Heinrich Himmler, Pinochet è un lavandino e una latrina decadente e l’ambiente severo e spogliato dal tempo e dall’incuria la metafora di Pol Pot.
Le visioni soggettive dei due artisti portano lo spettatore a guardare le immagini dal loro punto di vista rintracciando nelle presenze “costruite” di Carla Iacono o nei semplici oggetti e ambienti quotidiani disabitati di Nicola Vinci, i significati delle parole e delle immagini e dei cambiamenti delle stesse; non più rappresentazioni ma visioni interiori, simboli che trascendono, che vanno oltre le idee e i concetti.
Carla Iacono: vive e lavora a Genova, utilizzando come medium espressivo la fotografia e l’installazione; espone dal 2004 in Italia e all’estero, spesso in coppia con il marito, Guido Geerts, che ha lavorato in Olanda nel campo della fotografia pubblicitaria.
Il suo lavoro, incentrato sulle tematiche del corpo e della metamorfosi, analizza principalmente il delicato periodo dell’adolescenza e i suoi “riti di passaggio”, visti come straordinario momento di crescita in cui si colloca lo sforzo per raggiungere la propria identità. E` una fotografia di segno “concettuale” che utilizza un misto di sogno, ironia, ambiguità e fantasia per “svelare” frammenti di memoria o d’inconscio che riaffiorano in forma visibile dalla profondità dell’invisibile.
Nicola Vinci: nato a Castellaneta (TA), vive e lavora a Verona. La fotografia è il media prediletto che utilizza nella sua ricerca artistica, che si concentra sullo sviluppo psicologico ed emotivo, sulla relazione con l'esterno e i vari spazi psicologici. Laureato all'Accademia di Belle Arti di Bari in Pittura, il suo lavoro è stato presentato in svariate gallerie e spazi istituzionali, oltre che in numerose fiere italiane e internazionali.