sabato 2 gennaio 2016

GIAMBATTISTA MORONI: IO SONO IL SARTO - ACCADEMIA CARRARA, BERGAMO




GIAMBATTISTA MORONI
IO SONO IL SARTO
Accademia Carrara
Piazza Giacomo Carrara 82 - Bergamo
4/12/2015 - 27/2/2016

Dopo più di 150 anni, il capolavoro della National Gallery di Londra torna a Bergamo. All’interno della sala dedicata al grande ritrattista bergamasco, di cui Accademia Carrara vanta il più importante corpus di opere, un allestimento ad hoc ideato da Mauro Piantelli.
Il Sarto di Moroni, acquistato dal museo londinese nel 1862, incontra a Bergamo alcuni dei più noti ritratti moroniani: dai Coniugi Spini, alla Bambina di Casa Redetti, dal Giovane ventinovenne al Vecchio seduto. Intorno a loro le circa 600 opere del museo bergamasco riaperto al pubblico lo scorso aprile. Un viaggio di cinque secoli nella storia dell’arte, con un ospite eccezionale, Il Sarto, circondato da altrettanti capolavori. Custode dei grandi nomi della storia dell’arte compresi tra il XV e il XIX secolo, Accademia Carrara si conferma ambasciatrice del Rinascimento, dentro e fuori i confini nazionali, e impegnata nella partnership con grandi musei italiani e internazionali.

Giovan Battista Moroni nasce ad Albino (Bergamo) tra il 1520 e 1524. Pochi anni dopo la famiglia si trasferisce nel bresciano, dove il padre Francesco, architetto, può seguire i lavori di Palazzo Lodron di Bondeno; è in questo periodo, attorno al 1532, che Moroni inizia la sua formazione presso Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. L’apprendistato si conclude intorno al 1543, nonostante i due collaborino fino al 1549.
Nel 1545 si apre il Concilio di Trento. Alla corte del principe vescovo, nonché cardinale, Cristoforo Madruzzo troviamo in questi anni anche il giovane Moroni, che inizia a dare prova di sé firmando le sue prime opere autonome. Conclusasi questa fase del Concilio, nel 1552, Moroni approda a Bergamo.
In patria diventa in breve tempo il pittore di spicco della città, la sua attività è fiorente, soprattutto come ritrattista dell’aristocrazia e della nobiltà bergamasca. Degli anni Cinquanta è un dipinto come il Cavaliere in rosa di Palazzo Moroni, che ritrae Gian Gerolamo Grumelli, esponente di una delle principali famiglie cittadine.
A partire dal decennio successivo il pittore si radica nella vita della natia Albino, dove nel frattempo era tornato anche a vivere. I soggetti dei suoi ritratti sono ora i membri della piccola nobiltà locale, del ceto delle professioni, del clero, ai quali si accosta senza timori, in immagini di grande naturalezza. Anche i santi nelle tante pale d’altare che dipinge in questi anni, hanno i volti della gente comune. Di questo momento sono due capolavori come Il Sarto e il Gian Girolamo Albani: ritratti dove lo sfondo è costituito da un sobrio tono grigio e l’attenzione è concentrata sull’aspetto fisico e psicologico dei personaggi. L’artista muore, ormai infermo, ad Albino nel 1579.