ULRICH ELSENER
MASCHERE
a cura di Viana Conti
Galleria Artrè di Bruna Solinas
Piazza delle Vigne 28r - Genova
dal 31 maggio al 31 luglio 2012
ULRICH ELSENER: L'ARTISTA, L'ICONA, LA MASCHERA
Ulrich Elsener, artista svizzero ideatore di un processo linguistico sulla questione della riproduzione e diffusione dell'opera d'arte in una società di massa, si confronta attualmente con il tema della maschera come feticcio e merce di scambio. Pablo Picasso e il Cubismo, Hugo Ball e il Dadaismo, Gino Severini e il Futurismo hanno, nella loro storia, frequentato l'artefatto inquietante e seducente, arcaico e contemporaneo della maschera.
Per l'uomo primitivo la maschera è una rappresentazione con funzione magica, cerimoniale, rituale, di propiziazione di forze soprannaturali, ma anche deterrente nei confronti del rispetto delle leggi, delle norme per l'ordine e la convivenza sociale. Non trasmette l'emozione del singolo, ma quella di un'entità che raffigura il dio, il demone, il terrore, la guerra, la morte. Colui che la indossa perde la propria identità per assumere quella del rituale che la maschera rappresenta.
Fin dal passato, si rileva un rapporto controverso del soggetto con la propria immagine, sia riflessa allo specchio che fotografata o dipinta. Gli indiani d'America ritenevano che lo scatto fotografico rubasse loro l'anima. Lo sdoppiamento nell'immagine stabilisce un rapporto relazionale rivelatore di un lato oscuro dell'identità, induce una presa di coscienza di un aspetto fisico del proprio io non sempre rispondente a quello che si ha di sé. La verità e l'autenticità del soggetto si perderebbero nella copia. Indizi di inattendibilità rispetto al problema dell'identificazione sono già presenti nell'autoritratto fotografico, perfino nella fototessera, indizi che danno la misura della labilità che presiede al concetto del sé.
Nel tempo la maschera diventa un travestimento psicologico, esprime la possibilità di esistere altrimenti, insita nel suo potere trasfigurante. Il mondo della comunicazione multimediale si connota come un'affollata galleria di maschere a livello politico, religioso, culturale, spettacolare. La maschera metaforicamente è un medium, un'interfaccia, che l'individuo indossa come alter ego, per muoversi quotidianamente nel sociale, per occultare, in pubblico, la sua identità privata, in particolare nei casi di figure di successo, di star dello spettacolo.
Ulrich Elsener da tempo lavora sulla dimensione mutante dell'io, del volto, dell'ambiente socio-antropologico. Non manca di rilevare come le maschere arcaiche esprimano umanità più di un soggetto reale d'oggi, preoccupato maggiormente della sua immagine che del suo essere. Il ciclo ideativo ed esecutivo sulle maschere, di questo artista svizzero, va a collocarsi, coerentemente, nell'ambito della sua ricerca estetica sull'identità. I suoi sono volti dalla fisiognomica orientale, occidentale, mitteleuropea, androgina, volti sorridenti, assenti, stereotipati, drammatici, forti, colti nei momenti di verità o di finzione, volti della televisione o dell'introspezione, volti per lo specchio della coscienza, per l'amore, l'odio, l'amicizia, l'indifferenza, volti per il mondo. Anche nel ciclo precedente, su Pier Paolo Pasolini, il volto del soggetto varia a seconda dei colpi di luce e delle zone d'ombra che l'artista vi proietta, in rapporto alla sua capacità pittorica, ma anche alla sua visione del personaggio come figura di intellettuale e di uomo. Ne risulta un volto-paesaggio, realizzato tramite i mezzi intuitivi, immaginari, cognitivi, emotivi, dell'autore. Ecco che nel ciclo in corso compare il volto di Picasso con un ritaglio di maschera sul naso e su un occhio, interventi di acrilico, in colori simbolici come il rosso e il nero, altrove in giallo e arancio, a drammatizzare o ingentilire espressioni di volti illustri o anonimi, di volti maschili o femminili. Le sue tecniche miste sono fatte di innesti di pittura acrilica su fondi fotostatici, con strappi di immagini da rotocalco su acetato. Un segno indicativo del suo interesse per la maschera si poteva già intuire, nel suo lavoro, a partire dalle figure che l'artista ricavava da tappezzerie da camera, da mappe metropolitane, da carte nautiche e geografiche. Il talento dell'artista si unisce alla consapevolezza di destinare un'opera a un sistema consumistico di massa. Internet, che non a caso si configura come una rete illimitata, è di per sé una maschera dell'identità dei soggetti che vi navigano, che adottando un nickname, che ricucendosi addosso un avatar, possono diventare altro da sé. Oggi - sembra voler comunicare l'opera di Ulrich Elsener - non sei reale se non indossi la maschera della virtualità digitale.
- Viana Conti
MASCHERE
a cura di Viana Conti
Galleria Artrè di Bruna Solinas
Piazza delle Vigne 28r - Genova
dal 31 maggio al 31 luglio 2012
ULRICH ELSENER: L'ARTISTA, L'ICONA, LA MASCHERA
Ulrich Elsener, artista svizzero ideatore di un processo linguistico sulla questione della riproduzione e diffusione dell'opera d'arte in una società di massa, si confronta attualmente con il tema della maschera come feticcio e merce di scambio. Pablo Picasso e il Cubismo, Hugo Ball e il Dadaismo, Gino Severini e il Futurismo hanno, nella loro storia, frequentato l'artefatto inquietante e seducente, arcaico e contemporaneo della maschera.
Per l'uomo primitivo la maschera è una rappresentazione con funzione magica, cerimoniale, rituale, di propiziazione di forze soprannaturali, ma anche deterrente nei confronti del rispetto delle leggi, delle norme per l'ordine e la convivenza sociale. Non trasmette l'emozione del singolo, ma quella di un'entità che raffigura il dio, il demone, il terrore, la guerra, la morte. Colui che la indossa perde la propria identità per assumere quella del rituale che la maschera rappresenta.
Fin dal passato, si rileva un rapporto controverso del soggetto con la propria immagine, sia riflessa allo specchio che fotografata o dipinta. Gli indiani d'America ritenevano che lo scatto fotografico rubasse loro l'anima. Lo sdoppiamento nell'immagine stabilisce un rapporto relazionale rivelatore di un lato oscuro dell'identità, induce una presa di coscienza di un aspetto fisico del proprio io non sempre rispondente a quello che si ha di sé. La verità e l'autenticità del soggetto si perderebbero nella copia. Indizi di inattendibilità rispetto al problema dell'identificazione sono già presenti nell'autoritratto fotografico, perfino nella fototessera, indizi che danno la misura della labilità che presiede al concetto del sé.
Nel tempo la maschera diventa un travestimento psicologico, esprime la possibilità di esistere altrimenti, insita nel suo potere trasfigurante. Il mondo della comunicazione multimediale si connota come un'affollata galleria di maschere a livello politico, religioso, culturale, spettacolare. La maschera metaforicamente è un medium, un'interfaccia, che l'individuo indossa come alter ego, per muoversi quotidianamente nel sociale, per occultare, in pubblico, la sua identità privata, in particolare nei casi di figure di successo, di star dello spettacolo.
Ulrich Elsener da tempo lavora sulla dimensione mutante dell'io, del volto, dell'ambiente socio-antropologico. Non manca di rilevare come le maschere arcaiche esprimano umanità più di un soggetto reale d'oggi, preoccupato maggiormente della sua immagine che del suo essere. Il ciclo ideativo ed esecutivo sulle maschere, di questo artista svizzero, va a collocarsi, coerentemente, nell'ambito della sua ricerca estetica sull'identità. I suoi sono volti dalla fisiognomica orientale, occidentale, mitteleuropea, androgina, volti sorridenti, assenti, stereotipati, drammatici, forti, colti nei momenti di verità o di finzione, volti della televisione o dell'introspezione, volti per lo specchio della coscienza, per l'amore, l'odio, l'amicizia, l'indifferenza, volti per il mondo. Anche nel ciclo precedente, su Pier Paolo Pasolini, il volto del soggetto varia a seconda dei colpi di luce e delle zone d'ombra che l'artista vi proietta, in rapporto alla sua capacità pittorica, ma anche alla sua visione del personaggio come figura di intellettuale e di uomo. Ne risulta un volto-paesaggio, realizzato tramite i mezzi intuitivi, immaginari, cognitivi, emotivi, dell'autore. Ecco che nel ciclo in corso compare il volto di Picasso con un ritaglio di maschera sul naso e su un occhio, interventi di acrilico, in colori simbolici come il rosso e il nero, altrove in giallo e arancio, a drammatizzare o ingentilire espressioni di volti illustri o anonimi, di volti maschili o femminili. Le sue tecniche miste sono fatte di innesti di pittura acrilica su fondi fotostatici, con strappi di immagini da rotocalco su acetato. Un segno indicativo del suo interesse per la maschera si poteva già intuire, nel suo lavoro, a partire dalle figure che l'artista ricavava da tappezzerie da camera, da mappe metropolitane, da carte nautiche e geografiche. Il talento dell'artista si unisce alla consapevolezza di destinare un'opera a un sistema consumistico di massa. Internet, che non a caso si configura come una rete illimitata, è di per sé una maschera dell'identità dei soggetti che vi navigano, che adottando un nickname, che ricucendosi addosso un avatar, possono diventare altro da sé. Oggi - sembra voler comunicare l'opera di Ulrich Elsener - non sei reale se non indossi la maschera della virtualità digitale.
- Viana Conti