INVASIONI DI CAMPO
Museo Pecci
Ripa di Porta
Ticinese 113 - Milano
dal 27/6/2012 al 28/7/2012
Artisti: Carlo
Guaita, Karen Kilimnik, Job Koelewijn, Willy Kopf, Maurizio Nannucci, Julian
Opie, Erwin Wurm
Le opere di sette artisti, appartenenti alla raccolta
del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, sono state selezionate
quali campioni emblematici di intrusione e espansione spaziale, di sconfinamento
territoriale e occupazione di ambiti extra artistici come la cronaca politica e
sociale, la fiction televisiva, la produzione industriale, la segnaletica, il
gioco e la guerra. L'esposizione è scandita dalla presenza scenica di queste
installazioni e grandi sculture che "invadono il campo" e interferiscono con le
abitudini e le aspettative del pubblico, oltreché con l'ambiente espositivo. Gli
intrecci formali e i travasi simbolici delle opere provocano esiti intriganti e
poetici, determinando una sospensione temporale fra un inizio e una fine, fra la
caduta e l'ascesa, in attesa della prossima scossa.
Come ha scritto il poeta
svedese Stig Dagerman, la vita "non è qualcosa che si debba misurare. Nè il
salto del capriolo né il sorgere del sole sono delle prestazioni. E nemmeno una
vita umana è una prestazione, ma uno svilupparsi e ampliarsi verso la
perfezione. E ciò che è perfetto non dà prestazioni, opera nella quiete...
riposa in se stesso come una pietra sulla sabbia." Nella partita quotidiana fra
paura e speranza, gioia e dolore, non è il risultato che conta; vale "tutto quel
che conferisce alla mia vita il suo contenuto meraviglioso (e) si svolge
totalmente al di fuori del tempo" (Stig Dagerman, Il nostro bisogno di
consolazione, Stoccolma 1952; trad. it. 1989).
Carlo Guaita
Nella
composizione Senza titolo (1988) elementi geometrici piani si alternano in forme
chiuse e aperte. L'inserimento cromatico dell'ossido di ferro (giallo di Marte)
convalida la materia da cui deriva e conferisce all'intera struttura un aspetto
apparentemente incompiuto, trasformando l'opera in un organismo che sembra
autodeterminarsi e evolversi liberamente nello spazio, espandendosi e
contraendosi oltre i limiti descritti dalla stessa griglia metallica.
Karen Kilimnik
L'installazione (1992), ispirata a un episodio del
serial televisivo americano The Avengers (i giustizieri, della fine anni
Sessanta), si articola in due parti complementari: nella prima una cassa cela al
proprio interno il "corpo del delitto"; nella seconda un paio di stivali in
gomma evoca la presenza/assenza della vittima o del carnefice. Gli ombrelli, con
il loro tocco noir, contribuiscono a generare un "alone di mistero" alle scene,
che i teli di plastica isolano e congelano nella loro immutabile istantaneità.
Job Koelewijn
Jump (2005) combina in maniera apparentemente
straniante il tappeto elastico e il patibolo, la spensieratezza infantile del
gioco e la tragica drammaticità della condanna, l'affermazione dell'esercizio
ginnico e l'annientamento dell'esecuzione capitale. Il pubblico è stimolato a
livello psicologico e simbolico, piuttosto che sollecitato alla pratica fisica,
diviso (come Icaro) fra l'irrefrenabile desiderio di elevazione e l'impulso
eroico al sacrificio.
Willy Kopf
La sezione del parallelepipedo di
legno truciolare contraddice, nella frammentazione dei vari elementi che lo
compongono, l'apparente omogeneità della sua forma chiusa, logica quindi
assoluta. La moltiplicazione seriale di questo modulo prefabbricato
nell'installazione Senza titolo (1987) ne sviluppa e articola la complessità
spaziale declinandolo come elemento costitutivo di una struttura aperta,
discrezionale e perciò relativa.
Maurizio Nannucci
Il Sigillo di
Salomone realizzato con tubi al neon nel 2003 (sul modello di un precedente
presentato alla Villa Arson di Nizza nel 1992) è l'emblema del perfetto
equilibrio fra l'elemento maschile, il principio spirituale rappresentato dal
triangolo con la punta rivolta verso l'alto, e l'elemento femminile, il
principio corporale rappresentato dal triangolo con la punta rivolta verso il
basso. Sintetizza inoltre i quattro elementi corrispondenti ai colori usati
(fuoco/rosso, acqua/blu, aria/giallo, terra/verde, a cui si associano le
proprietà fondamentali della materia: caldo, freddo, secco, umido), riferibili
pure alla forma quadrata entro cui l'artista ha compresso l'esagramma
tradizionale, la cosiddetta "Stella di David".
Julian Opie
Gli
elementi colorati che compongono la scultura a rilievo (1986) sono assemblati
liberamente come grandi costruzioni per bambini, mantenendo l'aspetto di
morbidezza nonostante la solidità delle sue forme metalliche e l'apparenza di
leggerezza seppure il loro peso sia considerevole. Il titolo, Postal staff
returns to work (il personale delle poste ritorna al lavoro), contiene
riferimenti a vicende politico-sociali che impediscono di interpretare la
scultura come composizione astratta, dirigendo l'attenzione sull'astrazione del
messaggio a cui essa è arbitrariamente associata.
Erwin Wurm
Tank
(1987) riproduce un oggetto domestico, un recipiente metallico apparentemente
innocuo che, mutando repentinamente il proprio significato, sembra assumere
l'aspetto aggressivo dello strumento bellico. Per l'artista il contenitore
assume un effetto scultoreo, "non di massa ma di volume". La copertura lo
protegge come un bunker, una "seconda pelle" e gli conferisce un doppio senso.
Costruzione e simulazione, funzione e distruzione si mescolano e confondono
nell'opera.