giovedì 29 marzo 2012

PIERO GILARDI 1963-1983 - CASTELLO DI RIVOLI



PIERO GILARDI 1963-1983
a cura di Andrea Bellini
Castelo di Rivoli
piazza Mafalda di Savoia - Rivoli
dal 30/3/2012 al 13/5/2012

La mostra che il Castello di Rivoli dedica a Piero Gilardi si concentra sui primi 22 anni di attività dell’artista torinese, dai primi “tappeti - natura”, opere che gli procurarono un notevole successo internazionale negli anni Sessanta, fino ad un’ampia serie di documenti che illustrano la sua decisione di uscire dal sistema dell’arte per dedicarsi prima ad un’attività di volontariato “creativo” all’interno di un ospedale psichiatrico e poi alla militanza politica e sociale.
Come scrive Andrea Bellini, curatore della mostra, “Piero Gilardi, attraverso la sue azioni collettive e la sua produzione saggistica incentrata sulla questione delle relazioni umane e sul rapporto tra arte e società, può essere considerato il vero precursore della cosiddetta arte relazionale, cioè di quella tendenza artistica -sviluppatasi negli anni Novanta- che ha cercato di trasformare le opere d’arte in occasione di coinvolgimento umano”.
Figura irregolare del panorama artistico italiano, Gilardi sfiora prima le tematiche Pop con i tappeti natura, poi partecipa attivamente alla nascita del movimento dell’Arte Povera, senza mai identificarsi in un gruppo artistico preciso. Il rifiuto radicale di considerare l’opera d’arte come un bene di consumo lo porta - a cavallo degli anni Settanta - ad abbandonare qualsiasi produzione oggettuale, per un coinvolgimento diretto nel sociale. Come pochi altri artisti, Piero Gilardi è mosso dalla convinzione assoluta che l’arte possa cambiare la vita delle persone e che debba partecipare alla trasformazione della società, migliorando così l’ambiente in cui viviamo.
Il progetto espositivo comprende una rassegna filologica delle prime opere dell’artista torinese, dalla Macchina per discorrere (1963), al Vestito stato d’animo (1964), per passare alle opere in poliuretano come Igloo e Trilite spezzato (1964), fino ad alcuni celebri tappeti-natura, tra cui ricordiamo Mais e Torrente secco (1967). Accanto a queste opere i visitatori potranno scoprire per la prima volta una straordinaria serie di documenti, disegni originali, scritti autografi, progetti per manifesti, filmati di manifestazioni politiche e di azioni collettive. Questa complessa documentazione non ricostruisce semplicemente la storia dell’artista, ma finisce per delineare un pezzo importante della storia recente del nostro Paese.
La mostra si chiude con il progetto “le scatole viventi”: le opere, parte delle quali appartenenti alla collezione del Museo, dialogano con la mostra in corso suggerendo legami inediti e connessioni tra personalità spesso molto diverse tra loro. In questo caso è stato lo stesso Gilardi a scegliere le opere da esporre, tutte realizzate da artisti con i quali ha avuto stretti rapporti di collaborazione nel corso degli ultimi cinquant’anni: Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Claes Oldenburg, Richard Long, Jun Tacita, Michel Blazy ed Eduardo Kac.
Il giorno dell'inaugurazione, alle ore 18, nel teatro del Museo partecipano al simposio dedicato a Piero Gilardi: Andrea Bellini, curatore della mostra, Tommaso Trini, scrittore e critico d'arte, Angela Vettese, docente universitario e curatore, Diana Franssen, curatrice del Van Abbemuseum di Eindhoven e l'artista stesso.
Nel settembre 2012 la mostra sarà presentata al Van Abbemuseum di Eindhoven e successivamente, nel gennaio 2013, al Nottingham Contemporary, Nottingham.

Piero Gilardi nasce a Torino nel 1942. Nel 1963 realizza la sua prima mostra personale Macchine per il futuro. Due anni più tardi realizza le prime opere in poliuretano espanso ed espone a Parigi, Bruxelles, Colonia, Amburgo, Amsterdam e New York. A Partire dal 1968 interrompe la produzione di opere per contribuire con la sua riflessione originale all’elaborazione teorica delle nuove tendenze artistiche degli anni Sessanta: arte povera, land art, antiform art. Intellettuale curioso e instancabile Gilardi viaggia alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti ed in Europa, raccogliendo informazioni su molti giovani artisti divenuti in seguito celebri. Questo suo network e questo sistema di relazioni costituiranno nel 1969 un materiale molto prezioso per l’organizzazione di due mostre leggendarie, When attitudes become form, presso la Kunsthalle di Berna, a firma di Harald Szeemann e Op Losse Schroeven a cura di Wim Beeren, tenutasi presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 1969 Gilardi esce dal sistema dell’arte e comincia una lunga esperienza di animatore sociale e di militante politico, facendosi portavoce di una creatività allargata e collettiva e di una ineludibile commistione tra arte e vita. Nel 1981 riprende l’attività nel mondo dell’arte, tornando ad esporre in gallerie d’arte installazioni accompagnate da workshop creativi con il pubblico. Attorno alla metà degli anni Ottanta inizia una ricerca artistica con le nuove tecnologie attraverso l’elaborazione del progetto Ixiana che, presentato al Parc de la Villette di Parigi, prefigura un parco tecnologico nel quale il grande pubblico poteva sperimentare in senso artistico le tecnologie digitali. Nel corso degli ultimi anni ha sviluppato una serie di installazioni interattive multimediali con un’intensa attività internazionale. Insieme a Claude Faure e Piotr Kowalski, ha costituito l'associazione internazionale "Ars Technica". In qualità di responsabile della sezione italiana di Ars Technica promuove a Torino le mostre internazionali Arslab. Metodi ed Emozioni (1992), Arslab. I Sensi del Virtuale (1995), Arslab. I labirinti del corpo in gioco (1999) e numerosi convegni di studio sull'arte dei nuovi media. Piero Gilarsi ha pubblicato diversi importanti libri di riflessione teorica tra i quali ricordiamo: Dall’arte alla vita, dalla vita all’arte (La Salamandra, Milano, 1981) e Not for Sale (Mazzotta, Milano, 2000, e Les Presses du réel, Dijon-Quetigny, 2002). Nel 2008 inaugura a Torino il suo PAV - Centro sperimentale d’arte contemporanea. Si tratta di un progetto molto complesso, che è molte cose insieme: uno spazio pubblico in una città in trasformazione, un sito espositivo all’aria aperta, un museo interattivo, luogo d’incontro e di esperienze in laboratorio, centro di ricerca attento al dialogo tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia, tra pubblico e artisti.