"Un'opera salvata"
LA MADONNA CON BAMBINO E SANTI DI
PAOLO BONTULLI
a Potenza Picena
a cura di Gabriele Barucca Galleria
Nazionale delle Marche
Palazzo Ducale - Appartamento degli Ospiti
piazza
Duca Federico 107 - Urbino
dal 22 dicembre 2013 al 6 aprile 2016
La
splendida tavola firmata da Paolo Bontulli fu realizzata nel 1507 per la chiesa
di San Giacomo Maggiore di Potenza Picena (MC) dove è sempre stata collocata
sull’altare maggiore. Il recente crollo parziale della volta della chiesa ha
imposto la rimozione dell’opera, che non ha fortunatamente subito danni. In
attesa di trovare una nuova sistemazione a Potenza Picena, l’opera viene
momentaneamente ospitata in una Sala della Galleria Nazionale delle Marche a
Palazzo Ducale di Urbino, inserita nel percorso che illustra le scuole
pittoriche del Rinascimento marchigiano. Ben conservato, il trittico
raffigurante la Vergine col Bambino in trono e i santi Giacomo e Rocco
costituisce il capolavoro di questo petit maître, pressoché sconosciuto, del
primo Cinquecento nelle Marche, originario di Percanestro, una località nel
circondario di Serravalle di Chienti nell’alto maceratese.
La preziosa pala
d’altare è corredata dalla predella, conservata nella sua integrità e costituita
da tavolette raffiguranti il Redentore benedicente al centro, fiancheggiato
dalle mezze figure dei dodici Apostoli, tutti connotati da una vivace
caratterizzazione di mimica e di fisionomia. Chiudono ai lati la predella due
scomparti con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata. Questi ultimi
pannelli sporgono lateralmente rispetto alla larghezza della grande tavola
soprastante lasciando supporre la presenza in origine di pilastrini laterali
andati perduti. Stessa sorte deve aver subito la lunetta apicale che, secondo lo
schema consueto delle pale d’altare di quel periodo, doveva probabilmente
costituire la parte superiore dell’insieme e rappresentare forse una Pietà o una
Crocifissione. Non sappiamo quando andarono smarrite queste parti dell’opera
insieme a gran parte della cornice originaria; nella sistemazione attuale nella
chiesa, risalente forse ai primi del Novecento, furono comunque sostituite da
colonnine laterali e da una cimasa in muratura e stucco.
L’opera documenta
l’aspetto reale della personalità artistica di Paolo Bontulli e le radici della
sua cultura. Nel dipinto si avverte un’impronta nettamente crivellesca,
declinata con i limiti imposti dai mezzi del Bontulli, ma, non meno essenziale
ed evidente, risulta il riflesso della pittura sanseverinate del tardo
Quattrocento soprattutto nell’intonazione espressiva delle figure. L’opera di
artisti quali Ludovico Urbani e Lorenzo d’Alessandro doveva essere ben presente
al pittore di Percanestro. Non c’è qui spazio per ampliare il campo dei
confronti come una puntuale analisi della tavola renderebbe possibile. Ma
comunque la resa formale del dipinto è connotata da un accento personalissimo,
rustico ma non incolto, il cui portato più interessante e curioso è
rappresentato dal trono della Vergine, complessa macchina marmorea di
ispirazione classica che costituisce il fulcro dell’architettura interna
dell’intera composizione e denota un atteggiamento estrosamente accumulatorio,
ancora legato ai primi del Cinquecento a quella sfera di
“Rinascimento-goticizzato”, che di lì a poco sarà destinato a scomparire
definitivamente.