giovedì 18 aprile 2013

LORENZO PENCO - UN TE' NEL DESERTO, GENOVA



LORENZO PENCO
Un té nel deserto
via della Maddalena 29 - Genova
dal 19/4/2013

LORENZO PENCO: UN CATALOGO DI COSE PERDUTE PER UN MONDO POSSIBILE
Nel corso del XX (ma anche del XXI) secolo, il segno alfabetico, nel duplice versante tipografico e di scrittura manuale, ha rappresentato uno degli aspetti su cui più a lungo si è esercitata la ricerca delle avanguardie, storiche e nuove. Fra le parole in libertà futuriste e l’ipergrafia lettrista; fra le “scritture illeggibili di popoli sconosciuti” di Munari e le grafie di s/pensiero di Martino Oberto si disegna un percorso che trova nelle coeve écritures en delire dei folli o nei graffiti tracciati sui muri diramazioni non secondarie di ordine mentale, oltre che sociale e politico.
È in un simile contesto che viene a situarsi la ricerca di Lorenzo Penco: una ricerca che - attorno al tema centrale della lettera, come schema visivo non meno che come deposito storico e simbolIco – ha affrontato problematiche diverse, indagando dapprima la consistenza della materia, cesellando i singoli caratteri nel cemento, per saggia-re poi la resa della dimensione monumentale con una sequenza di totem in legno. Dopo un momento di frenesia combinatoria, caratterizzato dall’accumulo di segni affondati in campiture di violento cromatismo, una fase riflessiva, di riduzione al bianco e nero, al puro segno scritturale, gli ha aperto l’accesso ad una nuova sintesi, nella quale le esperienze precedenti trovano un loro ideale equilibrio.
Ma c’è di più: in parallelo con l’indagine formale (o probabilmente anche grazie ad essa) l’artista è approdato, à rebours, all’origine remota del proprio legame con il segno alfabetico, riscoprendo nei quaderni d’infanzia le sequenze di lettere tracciate, senza ordine né significato, a costellarne le pagine.
“I segni, le lettere, i frammenti, i campioni di materiali, organizzati, formano un universo” annotava Gastone Novelli in un testo (Pittura procedente da segni) pubblicato su Grammatica nel 1964. “Ogni universo – prosegue l’artista – è un possibile linguaggio e qui intendo “linguaggio magico” e non “linguaggio accademico” … il linguaggio magico elabora un sistema strutturato utilizzando residui e frammenti, ‘testimoni fossili della storia di un individuo o della società’ in modo del tutto astorico”.
È un simile universo, squisitamente individuale e però intellegibile a ciascuno, che Lorenzo Penco ricompone negli ultimi lavori, dove l’attenuata ma densa materia pittorica cela e disvela, mostra e cancella, ad un tempo, i frammenti delle sue scritture infantili, componendo – come ancora ha scritto Novelli – quel “catalogo di cose perdute” di cui “ognuno ritrova un pezzo e lo appiccica al muro, costruendo un mondo che forse è possibile”.

Sandro Ricaldone