domenica 13 maggio 2012

EMPATIA NELL'ARTE! - GALLERIA ARTRE', GENOVA




EMPATIA NELL'ARTE!
a cura di Bruna Solinas
Galleria Artré
piazza delle Vigne - Genova
dal 26/4 al 26/5/2012

Dedita sempre più al mondo dell’immaginario e della creatività, Bruna Solinas, architetto, gallerista, allestitrice e curatrice di eventi culturali, in una soglia particolarmente critica della sua esistenza, si impegna in un ulteriore segno di continuità espositiva, promuovendo la mostra Empatia nell’Arte!
La sua attenzione alla generazione dei maestri come a quella degli emergenti la rende un’interlocutrice preziosa e sensibile, facendo della galleria Artrè, di Piazza delle Vigne e del Teatro Hop Altrove, di Genova, spazi di incontro, socializzazione, interazione. Parlare di empatia, quindi, a proposito di una mostra d’arte non sembra fuori luogo, dal momento che eminenti studiosi e storici ne hanno fatto il fondamento della loro ricerca. Altri come Edith Stein, allieva di Husserl, e Carl Rogers, ne hanno analizzato l’aspetto clinico, teorico, terapeutico, come immedesimazione non fusionale, come esperienza dell’alterità, espressa tramite calore, accettazione, comunicazione, scevra da ogni stereotipo, mentre Sigmund Freud le attribuisce soprattutto una funzione interpretativa. Con Heinz Kohut il principio empatico viene introdotto in psicoanalisi.
L'empatia quindi risulta essere la capacità di comprendere l’altro, in una sorta di identificazione partecipativa. Mentre nella scienza l’empatia è esente da ogni giudizio morale o slancio affettivo, in campo estetico si caratterizza come relazione basata sull’attenzione, sull’ascolto attento alla richiesta e al messaggio dell’altro. Empatheia, termine greco che significa Passione, diventa in inglese Empathy, in tedesco Einfühlung e in italiano Empatia, connotandosi di un senso di immedesimazione, identificazione, comprensione dell'altro. Originariamente, nell’antica Grecia, si parlava di empatia per esprimere la partecipazione emozionale del pubblico al canto del poeta epico, che si accompagnava con la cetra.
Associata al termine Aisthesis, che significa emozione sensoriale, l’Empatia si carica di un’insospettabile amabilità immaginale quando l'osservatore riesce a trasferire sull'opera risvolti della sua vita psichica. Il primo ad associare tale reazione all’arte è il filosofo tedesco Robert Vischer, figlio dello storico dell’arte Friedrich Theodor Vischer, che nel suo scritto L'atto estetico e la forma pura, del 1874, parla di empatia quando si stabilisce una sintonia tra il soggetto che osserva e l’oggetto osservato. In Astrazione e empatia, lo storico dell’arte tedesco Wilhelm Worringer coglie mirabilmente l’affinità tra il sentimento del mondo e la sua rappresentazione estetica, il nesso profondo che coniuga l’immaginario collettivo e l’espressione di uno stile. Una teoria dell'arte la sua che tiene ancor oggi aperto il dibattito sulla dimensione filosofica, estetica, sociale, psicologica, dell’immagine. La contemplazione di un’opera d’arte, di una costruzione architettonica, l’ascolto di un brano musicale, possono improvvisamente pervadere di una sensazione di commozione e di misterioso stupore che non trova spiegazioni razionali. Qualcuno ha parlato di Sindrome di Stendhal, prendendo a referente quelle pagine di diario in cui lo scrittore francese racconta le emozioni, la vertigine psichica, l’alterazione percettiva, provate davanti al capolavoro.
È a partire quindi da Vischer e da Worringer che quest’intima commozione si può chiamare Empatia. Un soggetto sensibile può essere turbato dalla forza evocativa dell’arte, dai suoi rimandi simbolici, dalla contraddittoria e perturbante presenza di spiritualità accanto a sensualità ed erotismo, di familiarità ed estraneità, di follia e razionalità. L’opera d’arte può stimolare nel soggetto, che la contempla, sorprendenti brividi emozionali, che investono e rivestono insieme forti interessi cognitivi. La ricerca promossa dalle neuroscienze sull’area della mente cognitiva e della mente emozionale, porta, nel 1990, al concetto di Intelligenza Emotiva, formulato dagli psicologi Peter Salovey e John Mayer, poi diffuso dal Daniel Goleman, e di Intelligenze multiple e Intrapersonali elaborate da Howard Gardner.
Il rapporto tra l’arte e l’intelligenza emotiva non manca di aprire nuovi orizzonti sui versanti, un tempo antitetici, di razionalità ed emotività, in passato considerati inconciliabili come l’ordine e il caos. È all’atto della percezione visiva, della rappresentazione, che si attiva lo scambio empatico, incluso quel momento particolare in cui l’arte ricorre alla forma della narrazione verbale. Ma sarà Theodor Lipps, ancora un filosofo e psicologo tedesco di Monaco, pensatore solitario, tipico Eigendenker, a fare dell’Einfühlung il perno del passaggio dall’estetica alla comunicazione. Empatia è quel flusso di sensazioni, di stati d’animo, che pervade emittente e ricevente, paziente e terapeuta, amante e amato, artista e pubblico, è quel quid senza il quale interpretazione, comprensione e compartecipazione non avrebbero luogo e senso. Nell’avventura empatica è la distanza tra le due sponde di un ponte a consentire quell’esperienza dell’altro che conduce al rapporto sociale. Chiave di ogni rapporto deprivato di conflitti, Empatia è quel Kairós, quel momento unico in cui il vissuto dell’artista e quello del fruitore, identità distinte e irripetibili, si scambiano emotivamente la loro profonda portata relazionale.

Viana Conti