venerdì 26 dicembre 2014

GIOVANNI FATTORI: LO STAFFATO - GALLERIA D'ARTE MODERNA, GENOVA NERVI




GIOVANNI FATTORI
LO STAFFATO
Galleria d'Arte Moderna
Villa Serra
via Capolungo - Genova Nervi
dall'8/12/2014 all'8/3/2015

La Galleria d’Arte Moderna di Genova, uno dei quattro Musei di Nervi, festeggia così il primo decennale dalla sua riapertura (2004) e il primo centenario dalla sua nascita (1914). E lo fa insieme alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze (Polo Museale Fiorentino), altro museo fondato proprio nel 1914, scambiandosi reciprocamente un’opera.
Genova invia a Firenze il famoso dipinto di Plinio Nomellini, I Corsari (1906-1910) e a Genova giunge la celeberrima tela del 1880 circa, Lo staffato, di Giovanni Fattori, maestro del livornese Nomellini, da sempre riconosciuto il migliore allievo del grande macchiaiolo.
Maestro e allievo, dunque, per suggellare le celebrazioni che legano due tra le più note istituzioni museali italiane: un filo rosso che lega le due Gallerie tra Genova e Firenze nelle modalità costitutive e nella formazione del patrimonio i cui rispettivi cataloghi generali hanno offerto a studiosi e appassionati della materia ampio conto.
Entrambe la gallerie nascono, come molte altre, dedicate alla cultura figurativa dell’Ottocento e del primo Novecento, da uno stretto collegamento con la formazione, attraverso concorsi e premi di incoraggiamento per le giovani promesse dell’arte.
Se per la Galleria d’Arte Moderna di Genova, il 1914 è l’anno della dichiarazione della sua esistenza attraverso la pubblicazione del suo primo regolamento da parte del Municipio genovese, per quella fiorentina, il 1914 fu l’anno in cui venne firmata una Convenzione tra lo Stato ed il Comune per stabilire il governo giuridico e amministrativo del museo. Atto che, ancora vigente per il museo fiorentino, contempla la presenza di una commissione che delibera in merito a nuovi acquisti o doni che accrescono il patrimonio della Galleria.

Fu l’amico Renato Fucini, come ricorda nella raccolta di novelle Acqua passata, a suggerire a Giovanni Fattori (1825-1908) di riprodurre l’immagine cinetica di un cavallo che trascinava un cavaliere caduto e trattenuto, per il piede, solo da una staffa.
Lo scrittore chiese allora al pittore per quale motivo non avesse mai pensato di dipingere "uno staffato"; Fattori rispose che non conosceva quel termine.
Fucini spiegò attentamente all’artista, che lo seguiva assorto, il significato di quel termine e il pittore decise di confrontarsi subito con quel nuovo soggetto in un dipinto che venne successivamente acquistato da un ricco collezionista.
L’opera rappresenta un momento di verità lucida ed intensa, lontanissima, come sempre nell’attenzione di Fattori per i soggetti bellici, dalla guerra dei vincitori, vicina all’epopea dei vinti di cui questo soldato, trascinato dal cavallo con tale violenza da lasciare, con le mani e con la testa, strie di sangue sul terreno, diventa il simbolo. La corsa impazzita del cavallo pare sfondare la tela verso un orizzonte indefinito. Un paesaggio desolante, quasi monocromo, fa da scenario al racconto di una tragedia evocata con sobrietà e priva di retorica, in sintonia con il clima narrativo nella celeberrima Battaglia di Magenta.