domenica 17 aprile 2016

IL VETRO DEGLI ARCHITETTI - LE STANZE DEL VETRO, VENEZIA




IL VETRO DEGLI ARCHITETTI
Vienna 1900-1937
a cura di Rainald Franz
Le stanze del Vetro
Ex Convitto Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia
17/4/2016 - 31/7/2016

Con oltre 300 opere provenienti dalla collezione del MAK – Austrian Museum of Applied Arts / Contemporary Art di Vienna e da collezioni private, Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937, a cura di Rainald Franz, aprirà al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia dal 18 aprile al 31 luglio 2016. La mostra metterà a fuoco per la prima volta la genesi della moderna arte vetraria in Austria tra il 1900 e il 1937, un periodo molto fervido, compreso tra gli ultimi decenni dell’Impero Austro-Ungarico e la Prima Repubblica. Dopo Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger, questa è la seconda esposizione dedicata agli sviluppi internazionali del vetro nel XX secolo, organizzata da LE STANZE DEL VETRO, progetto culturale pluriennale promosso da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del XX e XXI secolo.
In mostra i vetri dei protagonisti del Modernismo Viennese, come: Josef Hoffmann, Koloman Moser, Joseph Maria Olbrich, Leopold Bauer, Otto Prutscher, Oskar Strnad, Oswald Haerdtl e Adolf Loos.

RITA MCBRIDE: GESELLSHAFT (SOCIETY) - KUNSTHALLE DÜSSELDORF




RITA MCBRIDE
GESELLSHAFT (SOCIETY)
Kunsthalle Düsseldorf
Grabbeplatz 4 - Düsseldorf
97472016 - 26/6/2016

Inconspicuous things from the urban space such as exhaust air shafts and electrical boxes are often the starting point of Rita McBride’s sculptural pieces. Her very divergent work complexes bearing titles like Machines, Managers and Minimanagers, Keys, Panels, Awnings, Skylights or Parking Structures are concerned with the characteristics and intersection points of industrial design, minimalist sculpture, modernist architecture, public spaces and the gaps they generate. She occupies herself in her artistic practice with society’s underlying structures and systems that imperceptibly control us, organising movement and conduct between the individual and the collective.
McBride’s work is at once based on the traditions of minimal art and institutional critique. The expansive sculptures and installations dating from the time between 1997 and 2015 in the exhibition at the Kunsthalle Düsseldorf demonstrate the breadth of her artistic practice. For McBride, the objects she produces are just as important as the processes and situations from which they emerged. The interrelationship between architecture and art makes up a part of a complex system in which political and cultural power structures are questioned and challenged.
The centrepiece of the exhibition is Rita McBride’s Arena (1997), which fills the Kunsthalle’s entire cinema space. The modular push-fit system in the form of an amphitheatre consists of a complex layering of plywood and Twaron. Arena is a functional sculpture that serves as the venue for a program developed by the artist. It has toured the world like a rock band since its inception. As a meeting place it is large enough to encompass approximately 200 persons and has previously hosted over 100 artists, musicians, and politicians. Insofar as Arena is both a sculpture and a functional structure, it turns the visitors and the institution itself into a part of the exhibition. McBride often works in collectives and with Arena she has generated a continuously developing form of collaborative work.
McBride’s sculptural, installative, performative, and journalistic oeuvre gave rise to a new very complex concept of sculpture that once more puts the social role of art up for discussion. Her concept of the work of art, which has also incorporated literature and performance since the early 1980s, makes her particularly interesting for a younger generation of artists.
Rita McBride (born 1960 in Des Moines, Iowa) has been a professor of sculpture since 2003 at the Kunstakademie Düsseldorf, which she has also headed as its director since 2013. Her works have been shown for example in solo exhibitions at the Secession, Vienna (2000); the Museum Abteiberg, Mönchengladbach, Germany (2008); and in the Museum of Contemporary Art San Diego, USA (2014).

The exhibition is accompanied by a catalogue: Rita McBride. Public Works 1988–2015, 354 pages, Verlag der Buchhandlung Walther König, Cologne.

Image: Rita McBride, Arena, 1997 and Hexelerater, 2004. © Archive Rita McBride / VG Bild-Kunst, Bonn 2016. Photo: Anne Pöhlmann, 2010.

LE RETI DEL LAVORO GRATUITO - OMBRE CORTE 2016




LE RETI DEL LAVORO GRATUITO
Spazi urbani e nuove soggettività
a cura di Emiliana Armano e Annalisa Murgia
Ombre Corte (21 aprile 2016)
Collana: Culture

Il lavoro della conoscenza - inestricabilmente connesso a pratiche di lavoro free, libero e insieme gratuito - vive e si intreccia con le relazioni della città, che attraggono i flussi finanziari globali e catturano lavoratori e lavoratrici in cerca di un riconoscimento economico e identitario, presente o futuro. La centralità del "mondo urbano" - composto di rendite oltre che di profitti - e il paradigma emergente della smart city - basato su creatività, conoscenza, crescita intelligente e sostenibilità - sottendono infatti ambivalenze e processi di inclusione selettiva, che rivelano asimmetrie e nuove forme di disuguaglianza. In tale contesto, che per l'Italia ha il suo evento simbolo nell'Expo 2015, le forme del lavoro sono investite da inediti processi di precarizzazione, di cui il lavoro gratuito è una delle manifestazioni più estreme. Nelle aree metropolitane ciò che viene messo a valore gratuitamente è sempre più spesso la rete delle relazioni e la qualità dei rapporti. Ai knowledge worker viene richiesto di essere sempre raggiungibili negli spazi on line così come in quelli materiali della città, all'interno di dinamiche reticolari in cui l'interazione diretta intreccia la sfera digitale, e le vite e gli spazi vengono messi a valore.
Il volume, nel proporre diverse e originali chiavi di lettura per approfondire questi snodi critici, restituisce lo stato attuale del dibattito e individua alcuni elementi cruciali per rilanciarlo.

Contributi di Giuseppe Allegri, Paolo Borghi, Guido Cavalca, Federico Chicchi, Roberto Ciccarelli, Mattia Gallo, Elisabetta Risi, Luca Salmieri, Raffaele Sciortino, Mauro Turrini

Emiliana Armano è dottore di ricerca in Sociologia economica presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell'Università Statale di Milano. Ha collaborato con Romano Alquati e Sergio Bologna e pubblicato diversi saggi in Italia e in Germania.
Annalisa Murgia insegna al corso di Gestione delle risorse umane presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento. Attualmente coordina il progetto europeo Gendering the Academy and Research, combating Career Instability and Asymmetries.

R/ESISTENZE PRECARIE - OMBRE CORTE 2016




R/ESISTENZE PRECARIE
Lavoratori universitari e capitalismo cognitivo
a cura di Vincenza Pellegrino
Ombre Corte (21 aprile 2016)
Collana: Culture

Questo libro inserisce l'università nel più vasto scenario di trasformazione del lavoro intellettuale. Un lavoro in cui relazioni, emozioni, passioni sono mobilitate e trascinate in una logica di mercificazione pervasiva.
Frammentazione dei singoli interessi, de-sincronizzazione ed espansione dei tempi di lavoro, denormazione delle garanzie, da un lato, richiami alla produttività, all'efficienza e all'innovazione continua, dall'altro lato, incastrano i lavoratori precari nelle "trappole" che caratterizzano oggi il capitalismo cognitivo.
Sottrarsi a tale logica è davvero difficile, non soltanto a causa dei sofisticati meccanismi di "promessa" impastati di retoriche meritocratiche, ma anche perché il sistema di produzione si fonda sempre più su reti collaborative, relazioni "agevoli", presunta valorizzazione delle "qualità superiori" del lavoratore, e in qualche modo sembra rispondere al desiderio di riconoscimento ingigantito dalla condizione precaria. Eppure anche l'adesione a questa logica non è scontata. Tracce di resistenza attraversano le biografie di chi a questo libro ha voluto collaborare, partecipando a una serie di incontri centrati sulla narrazione di sé e divenuti occasione per una "autoanalisi" del lavoro universitario.

Contributi di: Emiliana Armano, Sebastiano Benasso, Luca Daconto, Andrea Fumagalli, Fabio Gaspani, Tiziano Gerosa, Orazio Giancola, Barbara Grüning, Annalisa Murgia, Vincenza Pellegrino, Marco Pedroni, Alessandro Porrovecchio, Marita Rampazi, Paola Rebughini, Annalisa Tonarelli, Emanuele Toscano, Luca Toschi.

Vincenza Pellegrino è attualmente ricercatrice presso l'Università di Parma, dove insegna Politiche sociali e Sociologia della globalizzazione.

CANOVA: L'INVENZIONE DELLA GLORIA - TEATRO DEL FALCONE, GENOVA




CANOVA
L'invenzione della gloria
Disegni, dipinti, sculture
Tratro del Falcone
via Balbi 10 - Genova
15/4/2016 - 24/7/2016

Venerdì 15 aprile 2016 alle ore 17.00 inaugura a Palazzo Reale di Genova, negli spazi del Teatro del Falcone, la mostra Canova. L’invenzione della Gloria. Disegni, dipinti e sculture, aperta al pubblico dal 16 aprile al 24 luglio 2016
La mostra, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dal Comune di Genova e dal Comune di Bassano del Grappa e organizzata da Palazzo Reale di Genova e dall’Associazione Metamorfosi, espone settantaquattro disegni provenienti dalla raccolta del Museo Civico di Bassano del Grappa, accompagnati da modelli e bozzetti in terracotta e in gesso e da dipinti dell’artista provenienti dalle raccolte bassanesi e dell’Accademia Ligustica, oltre che da incisioni fatte eseguire da Canova per illustrare le proprie opere scultoree.

venerdì 15 aprile 2016

KADER ATTIA: SACRIFICE AND HARMONY - MMK FRANKFURT AM MAIN




KADER ATTIA
SACRIFICE AND HARMONY
MMK Museum für Moderne Kunst Frankfurt am Main
Domstraße 10 - Frankfurt am Main
16/4/2016 - 14/8/2016

Kader Attia (b. 1970) has been considered one of the most influential artists of his generation ever since his startling presentation at the last documenta, if not before. The MMK Museum für Moderne Kunst Frankfurt am Main is now devoting a comprehensive solo exhibition to Attia, who grew up in Algeria and Paris. His experiences of two very different cultural milieus form the basis for his artistic praxis.
In works as aesthetically impressive as they are ethically ambitious, Attia concerns himself with the concept of “repair,” which he has been exploring for many years. The artist distinguishes between two approaches to repair: the patched artefacts of ethnological collections openly show their seams and clamps and thus the history of the object. This ostentatious, traditional form of repair does not conceal but rather reveals the different stages of development inherent to the object, and thus the ideologies of the past and present. The Western conception of repair, on the other hand, pursues an ideal of perfection by striving for the flawless re-creation of the original state. Attia applies these two concepts to widely differing fields of knowledge and technologies and denies them unilateral cultural classification by pointing out comparable phenomena in various cultural spheres. His interest here is not with a reconciliation of cultural differences but with the keener perception of pluralities.
For the exhibition Sacrifice and Harmony at the MMK 1, Kader Attia has developed a new group of work that further develops his concept of reappropriation and repair. In the process, he also directs his attention to religiously and politically motivated sacrificial rituals. Sacrifices were originally intended as a means of harmonizing orders; in globalized societies, Kader Attia understands them as a political instrument of fear used to destroy peaceful coexistence and social harmony. He has developed a series of works that form a route through the exhibition at the MMK. The visitors will make their way through spaces that offer an experience of the interplay between confinement and expanse, severity and poetry, historical and present conflicts.
Attia’s art symbolically spells out the repressed wounds of a society. For the artist, the presentation of his works in a museum represents a decisive step in the development of his œuvre as an instrument for dissolving stereotypes and thought patterns.

UGO LA PIETRA: ABITARE È ESSERE OVUNQUE A CASA PROPRIA - MAGA GALLARATE





UGO LA PIETRA
ABITARE È ESSERE OVUNQUE A CASA PROPRIA
Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016
a cura di Marco Meneguzzo
MAGA Museo d'Arte di Gallarate
Via Egidio De Magri 1 - Gallarate
16/04/2016 - 18/09/2016

Dal 16 aprile al 18 settembre 2016, il Museo MAGA di Gallarate (VA) e l’Aeroporto di Milano Malpensa ospiteranno un’ampia ed esauriente selezione di opere e ricerche dedicate allo spazio urbano di Ugo La Pietra (1938).
La mostra, dal titolo ABITARE è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016, a cura di Marco Meneguzzo, ripercorre i molteplici ambiti di indagine di La Pietra per nuclei e tematiche, con i suoi lavori più significativi e i documenti correlati.
Il punto di partenza è la ricerca, iniziata nel 1967, che La Pietra chiama “Sistema disequilibrante”. Si tratta di una vera e propria teoria e metodo d’analisi dei segni e delle strutture che accompagnano la vita quotidiana e che sono alla base di tutta la parabola artistica di La Pietra. Lo spazio urbano viene infatti costantemente preso in considerazione come struttura organizzata e luogo da cui germinano le sue pratiche progettuali artistiche e provocatorie.
Al MAGA si avrà occasione di vedere la molteplicità degli esiti della sua creatività, la cui produzione si sposta tra diversi media, dal cinema, alla pittura, alla scultura, al design, alla fotografia, alla performance, alla musica.
In occasione della mostra verrà presentato il libro di Ugo La Pietra Il segno randomico, una raccolta dell’attività artistica dell’autore, a cura di Marco Meneguzzo (Silvana Editoriale).
Anche la città di Gallarate sarà coinvolta nel percorso espositivo, ospitando l’installazione in pietra leccese Soggiorno urbano, realizzata per l’occasione.
In contemporanea con l’iniziativa del MA*GA, l’Aeroporto di Milano Malpensa accoglierà, nell’area adiacente la Porta di Milano, l’installazione Interno/Esterno. Interno/Esterno che riprodurrà un ambiente apparentemente domestico – la stanza di una casa – salvo poi far accedere lo spettatore direttamente in un orizzonte prospettico di una via di Milano, al centro del quale si collocano i binari dello storico tram.
L’ambiente si presterà perfettamente per la fotografia e per la condivisione, tramite i social network, i selfie, divenuti ormai uno dei fenomeni globali per la comunicazione interattiva.
Proprio l’utilizzo dello spazio da parte del pubblico come luogo di esperienza e set fotografico attiverà un sistema di comunicazione dell’opera all’esterno, rendendo visibile “fuori” ciò che accade all’interno dell’aeroporto.
Inoltre, nelle Sale Vip del Terminal 1, la mostra Nuova territorialità proporrà venti opere pittoriche dell’artista tutte attraversate da un elevato indice di ‘randomità’, componente caratterizzante di tutta la creatività di La Pietra che usa il segno come elemento di rottura in una struttura ben programmata, in un ambiente urbano con un ordinato sistema strutturale.