sabato 12 dicembre 2015

INVERNOMUTO: AFRICA ADDIO! - PINKSUMMER, GENOVA




INVERNOMUTO
AFRICA ADDIO!
Palazzo Ducale - Cortile Maggiore
piazza Matteotti 28r - Genova
11/12/2015 - 12/2/2016

pinksummer: Chi diavolo sono Dracula Lewis e Palm Wine e cosa c’entrano con Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi e soprattutto con Invernomuto? Si tratta di “alias” la cui applicazione è circoscritta a ruoli specifici? Ci interessa chiarire la posizione di Dracula Lewis e Palm Wine rispetto a Invernomuto: già il collezionismo visivo è diffidente rispetto alla creazione di matrice multipla e comunitaria, figurarsi se saltano fuori anche alias con nomi da fumetto dietro a un collettivo, il cui nome rimanda a un’entità del romanzo “manifesto” del cyberpunk, che ha l’insofferenza ai limiti, propria di tutte le intelligenze artificiali, a partire dai poveri golem senz’anima.

Invernomuto: Invernomuto si è sempre mosso sui bordi delle discipline: arti visive, cinema sperimentale e musica. Il collezionismo è diffidente, vero, ma è anche vero che è un problema italiano. Invernomuto mira a creare un paesaggio di oggetti, suoni e ambienti; là, sulla linea dell’orizzonte, colloca elementi di ricerca, opere, che si staccano e possono incanalarsi nel mercato. È un processo naturale, per noi, ma non è nulla di inedito se si osservano altre realtà extra italiane.
Palm Wine e Dracula Lewis (rispettivamente SB e ST) sono progetti paralleli, che sondano mondi musicali, distinti ma affini alla ricerca artistica di Invernomuto. Curioso il fatto che fino a un paio di anni fa nella nostra bio non comparivano nemmeno. Kim Nguyen, direttrice di Artspeak a Vancouver, dove abbiamo presentato una personale a inizio 2015, per la prima volta ha incluso PW a DL in coda alla breve bio allegata al comunicato stampa; e lo ha fatto in maniera disinvolta.
Spesso si dimentica anche qual’è il valore e l’effettivo scopo di un moniker (o alias), che sia di un collettivo o di un singolo poco importa. Il suo effetto è quello di nascondere l’ego a favore di una visione più ampia, diversa, che spesso si muove su una linea tangente al reale, ma che proprio nel reale trova la sua efficacia. Un moniker non è un avatar, un moniker può lasciare un segno e spalancare migliaia di porte di siginificati appartenenti a mondi codificati o in fase di codifica, ma a differenza dell’avatar vive nel reale. Quindi un nome collettivo è un’evocazione prima di tutto, la creazione di mondi per noi parte indissolubilmente da qui.
Gli alias, o i moniker, derivano certamente dal retaggio sottoculturale nel quale siamo cresciuti. Siamo diventati allergici alle parole ‘inverno’ e ‘muto’, per certi versi, più volte abbiamo pensato di scrollarcele di dosso. Ma, dopotutto, perchè?