venerdì 28 febbraio 2014

GIUSEPPE CHIARI: FANTASTICARE - PALAZZO TAGLIAFERRO, ANDORA

GIUSEPPE CHIARI
FANTASTICARE
Gli anni dell’avanguardia e oltre
a cura di Nicola Davide Angerame
Whitelabs - Palazzo Tagliaferro
largo Milano 1 - Andora
1/3/2014 - 2/5/2014

La personale antologica di Giuseppe Chiari (Firenze 1926 – 2007), realizzata con la collaborazione dell’Archivio Giuseppe e Victoria Chiari, attinge ad importanti prestiti per ricostruire il percorso creativo di questa figura storica di snodo, che ha saputo tradurre la musica in un oggetto visivo e concettuale, pur conservandone il valore sonoro ed anzi elevando l’intera realtà a “musica”. “Suonare la città” (1965) e “Concerto per automobili” (1965) sono due opere in mostra che dimostrano come lo spirito utopico di Chiari abbia saputo produrre idee audaci, visioni avanguardiste e creazioni intese a scardinare le certezze accademiche sulla musica, per dar corpo a nuove pratiche e rivoluzionari modi di intendere la musica ed il suo rapporto con l’uomo.
La mostra raccoglie oltre 40 opere di Giuseppe Chiari, e si concentra in buona parte sugli anni Sessanta e Settanta della sua produzione, esponendo: le prime partiture a matita, le partiture fantastiche, i metodi per suonare le mani, le mappe visive per l’esecuzione delle “composizioni”, le istruzioni delle performance, il celebre video “Gesti sul piano” (prima esecuzione 1962, probabilmente la sua opera più famosa), le partiture disegnate e dipinte, le frasi, i collage intesi come musica visiva, gli strumenti preparati; in una sala affrescata di Palazzo Tagliaferro sarà possibile ascoltare la lettura registrata, voluta dal curatore della mostra, di alcuni brani significativi del libro più importante pubblicato da Chiari, nel 1969, “Musica senza contrappunto”, che rappresenta il caposaldo della sua poetica.
La mostra presenta anche due strumenti elaborati da Chiari, che rappresentano idealmente l’apertura e la chiusura di quasi mezzo secolo di lavoro: si tratta di “Senza titolo (Chitarra)”, del 1966, e dell’opera “Pianoforte” risalente agli anni Novanta. I due strumenti sono trasformati in sculture, ready made (oggetti trovati e pronti) che l’artista scompone (nel caso della chitarra) oppure ammanta di segni (nel caso del pianoforte) fino a renderli inoperosi dal punto di vista musicale e dando loro una nuova vita nell’ambito dell’arte visiva.

La mostra è accompagnata da un catalogo che riunisce contributi e testi critici di coloro che hanno lavorato con Giuseppe Chiari.