giovedì 25 ottobre 2012

BENTORNATA REALTÀ - EINAUDI 2012

BENTORNATA REALTÀ
Il nuovo realismo in discussione
testi di Bilgrami, De Caro, Di Francesco, Eco, Ferraris, Marconi, Putnam, Recalcati, Rovane, Searle Einaudi, 6/11/2012
collana "Stile libero extra"

La realtà è all'ordine del giorno, da sempre, e ci circonda in ogni momento, che ci piaccia o meno. Ma lo è in un modo tutto nuovo da quando, nello scorso agosto, Maurizio Ferraris ha avviato un confronto sulla necessità di un nuovo realismo dopo la sbornia del postmoderno: articoli, convegni, libri. Lo spirito dei tempi ha fiutato un cambio d'epoca, e ha generato un memorabile dibattito non solo in Italia, ma nel mondo, coinvolgendo filosofi, letterati, artisti. Una stagione si è conclusa, quella del postmoderno troppo spesso complice del populismo, della realtà svaporata nel reality, e si apre una fase nuova, in cui "realtà" e "oggettività" non sono più brutte parole, ma anzi diventano strumenti di comprensione, emancipazione e trasformazione. Otto tra i maggiori filosofi contemporanei, protagonisti della svolta, ci forniscono la cartografia di questo nuovo mondo. 


NICLA VASSALLO: CONVERSAZIONI - MIMESIS 2012

NICLA VASSALLO
CONVERSAZIONI
Intervista di Anna Longo
Mimesis, 10/10/2012
collana "Volti"

Questo è un libro di conversazioni, un percorso di senso attraverso i temi specifici del pensiero di Nicla Vassallo, i cui contenuti sono esposti con rigore ma senza la severità del linguaggio accademico: una buona divulgazione, necessaria da parte dell'intellettuale, per comunicare con chiarezza temi complessi. La dialettica costruttiva, metodo stesso del far filosofia, si coniuga qui con riferimenti a fatti di cronaca e con qualche divagazione inattesa e spiazzante. Il libro parla del ruolo e dei doveri della filosofia, di cosa significa conoscere, della verità e della menzogna, dell'attendibilità o inattendibilità dei media, di politica, di scuola, di pregiudizi, di certi equivoci di alcune teorie e movimenti, del confronto con le altre culture e con la spiritualità orientale, di preferenze sessuali, d'amore, del conformismo ipocrita che ci impedisce di voler costruire nuovi scenari privati e pubblici ispirati alla consapevolezza e all'onestà intellettuale. Non filosofia della vita quotidiana, ma filosofia per la vita quotidiana, benché non solo. Non chiacchiere, ma conversazioni. 

IL DONO DELLA MASSA - LOGGIA DI BANCHI, GENOVA 25/10-4/11/2012



IL DONO DELLA MASSA
La caccia al bosone di Higgs
a cura dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Loggia della Mercanzia
Piazza Banchi - Genova
dal 25/10/2012 al 4/11/2012

Dopo una caccia durata oltre vent’anni, i fisici del CERN hanno annunciato lo scorso luglio di aver catturato il bosone di Higgs, la famosa "particella di Dio" dei giornali e delle tv. L’INFN propone il primo exhibit interattivo sul bosone di Higgs realizzato al mondo, "Il dono della massa". Attraverso una immersione visiva emozionante, l’exhibit e la mostra che lo introduce, proviamo a offrire una risposta convincente a chi si chiede perché questa scoperta sia così importante. La mostra e l’exhibit propongono un percorso che si origina nei primissimi istanti di vita dell’Universo, quando il campo di Higgs si è “congelato” in un invisibile mare ghiacciato esteso in tutto lo spazio. E ha quindi originato la massa dei minimi costituenti di tutto: le particelle elementari. Questo campo si trasmette attraverso il continuo apparire e scomparire dei bosoni di Higgs. 
La scoperta è stata il primo successo di una delle imprese scientifiche più grandi – in termini di risorse, persone e apparati tecnologici – mai realizzate dall’uomo: quella di Lhc, l’acceleratore del Cern di Ginevra. Dentro il tunnel sotterraneo di Lhc le particelle vengono accelerate fino a raggiungere energie altissime e a scontrarsi miliardi di volte ogni secondo. Ed è come se queste collisioni riuscissero a fare schizzare fuori dal mare di Higgs qualche goccia, dimostrandone così l'esistenza. Il pubblico ascolta dallla voce dei protagonisti il racconto di questa straordinaria impresa scientifica, in cui i fisici italiani hanno svolto un ruolo di primo piano. E, infine, vive egli stesso un’esperienza impossibile: il passaggio del proprio corpo attraverso il mare di Higgs, in un Universo in cui nulla ancora aveva massa. 

mercoledì 24 ottobre 2012

TOMÁS SARACENO: ON SPACE FOAM - HANGAR BICOCCA, MILANO



TOMÁS SARACENO
ON SPACE FOAM
a cura di Andrea Lissoni
HangarBicocca
via Chiese 2 - Milano
dal 25/10/2012 al 3/2/2013

Dal 25 ottobre 2012 al 3 febbraio 2013 HangarBicocca presenta On Space Time Foam, un grande progetto espositivo di Tomás Saraceno, artista visionario conosciuto per le sue sorprendenti strutture che coinvolgono il pubblico in esperienze spaziali ed emozionali straordinarie. E’ il primo artista ad essere stato invitato a Boston per il nuovo progetto di residenza del Center for Art, Science & Technology (CAST) del prestigioso MIT (Massachussets Institute of Technology). 
L’intervento monumentale è costituito da una superficie trasparente sospesa a 24 metri di altezza, dell’ampiezza di 400 metri quadrati. Un lavoro di creatività e ricerca scientifica reso possibile, con il sostegno di Pirelli, dall’interazione di competenze e esperienze nei campi più diversi del sapere. 
E inoltre HangarBicocca continua anche per la stagione invernale l’intenso programma di iniziative gratuite per diversi tipi di pubblici: visite guidate, rassegne cinematografiche e attività per i bambini. 

Vive e lavora “sul pianeta terra e oltre” si legge nella biografia ufficiale di Tomás Saraceno, nato in Argentina, a San Miguel de Tucumán, trentanove anni fa. Artista, architetto e cittadino del mondo che da sempre studia universi alternativi, Tomás Saraceno porta a Milano un’installazione site-specific inedita, capace di coniugare scienza e arte. A cura di Andrea Lissoni, il progetto di Saraceno si affiancherà all’installazione audiovisiva di Carsten Nicolai unidisplay (fino al 2 dicembre). 

On Space Time Foam è una struttura formata da tre livelli di membrana spessa e trasparente innalzata e incastonata sulle pareti del “Cubo” di HangarBicocca per un’estensione di 400 metri quadrati. L’ampia pellicola morbida e fluttuante accoglie i visitatori che si trovano a muoversi a mezz’aria, librandosi tra il pavimento e il soffitto, tra la terra e il cielo: portando chi la fruisce alla perdita delle coordinate spaziali. 
L’artista si misura con il concetto di limite sfidandolo e arrivando a concepire un dispositivo mai realizzato prima, che viene attivato dalla partecipazione del pubblico. On Space Time Foam trasforma l’architettura in un organismo vivente, che respira grazie ai movimenti di chi la attraversa, rendendo visibili le infinite relazioni che ci legano allo spazio. Come spiega l’artista, “le membrane che costituiscono il nucleo abitativo di HangarBicocca sono costantemente modificate dal clima e più semplicemente dai movimenti delle persone. Ogni passo, ogni respiro modifica l’intero spazio: una metafora di come le nostre interrelazioni condizionano la terra”. 
L’opera, che ha richiesto mesi di progettazione ingegneristica e test statici, rappresenta un importante momento nel processo di studio e sperimentazione dell’opera di Tomás Saraceno, sempre in bilico tra ricerca dell’impossibile e rigore scientifico. On Space Time Foam è infatti realizzata grazie alla collaborazione tra un team di ingegneri e Lindsrand Technologies, azienda leader nella ricerca e nella produzione di prodotti e materiali aerostatici, di mongolfiere e di veicoli spaziali creati anche per l’ESA (European Space Agency). L’opera per HangarBicocca è la concretizzazione di un sogno utopico, quello del volo e della leggerezza al di là dei vincoli della fisica attraverso una sperimentazione di materiali e tecniche mai utilizzati in precedenza. 
Frutto della visionarietà dell’artista-architetto, di elaborati studi scientifici e di sinergie tra competenze e esperienze differenti, il progetto è stato reso possibile grazie al sostegno di Pirelli, che sulla costante dialettica tra rigore della ricerca tecnologica e capacità di guardare agli scenari del futuro, ha costruito la sua storia d’impresa sempre aperta al nuovo. 

On Space Time Foam si pone come un lavoro centrale nel percorso di sperimentazione di Saraceno, primo artista ad essere invitato al nuovo progetto di residenza del Center for Art, Science & Technology (CAST), del prestigioso MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston. Partendo dal progetto creato per HangarBicocca, l’artista coinvolgerà studiosi, scienziati e Premi Nobel per analizzare la fattibilità di un vero e proprio modello abitativo, dando vita a una biosfera fluttuante da posizionare tra le isole Maldive, con pannelli solari e un sistema per desalinizzare l’acqua marina. 
On Space Time Foam rientra nella ricerca che da anni l’artista porta avanti sulla creazione di sistemi volanti, come ad esempio piattaforme capaci di cambiare forma e di mutare grazie all’interazione del pubblico. Nei suoi lavori il contesto strutturale, le forme ambientali e i materiali innovativi si fondono per dare vita a progetti dalla forte carica ideale che abbattono qualsiasi barriera disciplinare, e che focalizzano l’attenzione sulla poetica dello spazio e sulle dinamiche sociali Cloudy City e Airport City sono progetti in progress, sistemi di opere che nel loro insieme costituiscono una riflessione articolata su grandi temi del presente come la necessità di concepire nuovi stili di vita, nuove modalità di viaggiare e di comunicare, soluzioni ecosostenibili per la creazione di architetture non omologate, nuove relazioni interpersonali e, in ultima istanza, nuove forme di libertà. 

HEINZ MACK IN BERLIN - ARNDT & PARTNER



HEINZ MACK IN BERLIN
Works 1958-2012
Arndt & Partner
Potsdamerstrasse 96 - Berlin
25/10/2012 - 28/2/2013

With Heinz Mack in Berlin - Works 1958-2012, ARNDT is pleased to present the hitherto most comprehensive show of works since his retrospective in the Pergamon Museum in 2006. This show of one of the most important living German painters and sculptors marks the official start of a collaboration between Heinz Mack and Matthias Arndt.
On show will be main works from all periods, starting with the canvas Black & White, 1958 already exhibited in 1960 at the Galerie Schmela, along with museum works from the ZERO period, such as White Relief, 1959, the kinetic rotor-work, Prism Whirl, 1960 (Denise René Gallery, New York) and the Cabinet of Light Treasures, 1964. In an exhibition covering almost five hundred square metres, a total of forty reliefs, paintings, sculptures, kinetic works and works on paper from 1958 up to the most recent paintings and reliefs made this year will be shown.
The exhibition formulates a homage of the artist, Heinz Mack, to Berlin where, starting with his earliest artistic work, he has left his mark in all artistic genres in galleries, private and public collections through to his numerous sculptures in public places. This is the first exhibition devoted emphatically to Heinz Mack's relationship with Berlin.

"The exhibition's central concern is not only to show Heinz Mack as the innovative and tirelessly working artist that he is, who has inspired several generations of artists up to current work in art. In addition, for me personally, I am impressed above all by the spirituality of Heinz Mack's entire oeuvre and the optimism it radiates."
(Matthias Arndt)

For decades, Heinz Mack continually prescribed for himself the task of researching and representing light in its cosmic dimension. Since the 1960s he has been regarded as one of the pioneering artists for the development of OP art and kinetic art in Germany, whose achievements and international impact are only now being more closely investigated. With numerous museum exhibitions and retrospectives, Heinz Mack's work was comprehensively presented last year on the artist's 80th birthday, making the influence of his creative work on younger generations of artists clearly recognizable. 
In his artistic approach, Mack is a humanist who seeks to study and grasp the world in all its facets. He quotes poetry and philosophy as sources for his research, along with the natural sciences and technology. With all means and in all conceivable ways, for decades and up to the present day, the artist tries to enrich and present his knowledge about what light is. However, with Mack, it is by no means simply a matter of the transfer or communication of deeper insights and meanings that are interwoven with the visibility of things. Rather, he places great importance on presenting the sensuous power and limitless radiation of light as a spiritual energy transcending space, but realizing itself in space, dissolving distances. 
His conception of light is thus a dialectical one in that he always incorporates shadow as counterweight in his aesthetic reflections. 
Heinz Mack's extraordinary oeuvre includes monumental commissions for outdoor spaces and the design of public places and spaces. Many of them have been realized in Berlin, including the Light Columns before the Europacenter, the Column Arcades and the Bronze Obelisk on Henriettenplatz, as well as the Piazzetta at the Cultural Forum. 

Born in 1931 in Hessian Lollar, Heinz Mack studied from 1950 to 1953 at the Düsseldorf State Academy of Art and in addition completed studies in philosophy at the University of Cologne in 1956. Together with Otto Piene, in 1957 he founded the ZERO group in Düsseldorf. He took part in documenta II and documenta III in Kassel. Apart from stays in New York, working and film expeditions to the Algerian desert and to the Arctic, he was appointed in 1970 to a teaching position in Osaka, Japan, and became a member of the Berlin Academy of Arts, to which he belonged until 1992. 
At the 35th Biennale in Venice he represented the Federal Republic of Germany (along with Uecker, Pfahler and Lenk). In 2004 Mack was awarded the Grand Order of Merit of the Federal Republic of Germany as First Distinction in recognition of his work and his impact as a cultural ambassador. In 2011 Mack was honoured with the Grand Order of Merit with Star of the Federal Republic of Germany. 
Up to the present day, Mack's works have been shown in almost 300 solo exhibitions and numerous group exhibitions. His works are represented in 136 public collections, including in Berlin at the Nationalgalerie, the Kupferstichkabinett and the Berlinische Galerie. Numerous books and catalogues as well as two films document his artistic work. 
Heinz Mack lives and works in Mönchengladbach and on Ibiza. 

ALTERNATIVE HISTORIES - THE MIT PRESS 2012

ALTERNATIVE HISTORIES
New York Art Spaces, 1960–2010
edited by Lauren Rosati and Mary Anne Staniszewski
The MIT Press
(september 2012)

This groundbreaking book—part exhibition catalogue, part cultural history— chronicles alternative art spaces in New York City since the 1960s. Developed from an exhibition of the same name at Exit Art, Alternative Histories documents more than 130 alternative spaces, groups, and projects, and the significant contributions these organizations have made to the aesthetic and social fabric of New York City.
Alternative art spaces offer sites for experimentation for artists to innovate, perform, and exhibit outside the commercial gallery-and-museum circuit. In New York City, the development of alternative spaces was almost synonymous with the rise of the contemporary art scene. Beginning in the 1960s and early 1970s, it was within a network of alternative sites—including 112 Greene Street, The Kitchen, P.S.1, FOOD, and many others—that the work of young artists like Yvonne Rainer, Vito Acconci, Gordon Matta-Clark, Ana Mendieta, David Wojnarowicz, David Hammons, Adrian Piper, Martin Wong, Jimmie Durham, and dozens of other now familiar names first circulated.
Through interviews, photographs, essays, and archival material, Alternative Histories tells the story of such famous sites and organizations as Judson Memorial Church, Anthology Film Archives, A.I.R. Gallery, El Museo del Barrio, Franklin Furnace, and Eyebeam, as well as many less well-known sites and organizations. Essays by the exhibition curators and scholars, and excerpts of interviews with alternative space founders and staff, provide cultural and historical context.

Lauren Rosati, a PhD student in Art History at the Graduate Center, CUNY, is Assistant Curator at Exit Art and co-curator at ((audience)), a non-profit sound art and experimental music organization. 
Mary Anne Staniszewski is an Associate Professor in the Department of the Arts at Rensselaer Polytechnic Institute and author of The Power of Display: A History of Exhibition Installations at the Museum of Modern Art (MIT Press), and has overseen a number of Exit Art projects. 

MATERIALIZING SIX YEARS - THE MIT PRESS 2012

MATERIALIZING SIX YEARS
Lucy R. Lippard and the Emergence of Conceptual Art
edited by Catherine Morris and Vincent Bonin
preface by Lucy R. Lippard
essays by Vincent Bonin, Julia Bryan-Wilson, Catherine Morris
The MIT Press
(september 2012)

“Conceptual art, for me, means work in which the idea is paramount and the material form is secondary, lightweight, ephemeral, cheap, unpretentious and/or ‘dematerialized.’” 
—Lucy R. Lippard, Six Years 

In 1973 the critic and curator Lucy R. Lippard published Six Years, a book with possibly the longest subtitle in the bibliography of art: The dematerialization of the art object from 1966 to 1972: a cross-reference book of information on some esthetic boundaries: consisting of a bibliography into which are inserted a fragmented text, art works, documents, interviews, and symposia, arranged chronologically and focused on so-called conceptual or information or idea art with mentions of such vaguely designated areas as minimal, anti-form, systems, earth, or process art, occurring now in the Americas, Europe, England, Australia, and Asia (with occasional political overtones) edited and annotated by Lucy R. Lippard. 
Six Years, sometimes referred to as a conceptual art object itself, not only described and embodied the new type of art-making that Lippard was intent on identifying and cataloging, it also exemplified a new way of criticizing and curating art. Nearly forty years later, the Brooklyn Museum takes Lippard’s celebrated experiment in curated concatenation as a template, turning a book that resembled an exhibition into an exhibition materializing the ideas in her book. 
The artworks and essays featured in this publication recall the thrill that was tangible in Lippard's original documentation, reminding us that during the late sixties and early seventies all possible social and material parameters of art (making) were played with, worked over, inverted, reduced, expanded, and rejected. By tracing Lippard’s own activities in those years, the book also documents the early blurring of boundaries among critical, curatorial, and artistic practices. 
With more than 200 images of work by dozens of artists (printed in color throughout), this book brings Lippard’s curatorial experiment full circle.

Catherine Morris is Curator of the Elizabeth A. Sackler Center for Feminist Art at the Brooklyn Museum. 
Vincent Bonin is an independent curator living in Montreal. 
Julia Bryan-Wilson teaches modern and contemporary art at the University of California, Berkeley.