sabato 1 dicembre 2012

GABRIEL OROZCO: ASTERISM - GUGGENHEIM MUSEUM 2012



GABRIEL OROZCO
ASTERISM
Guggenheim Muaeum
(November 30, 2012)

Gabriel Orozco's Asterisms is a two-part sculptural and photographic installation comprising thousands of items of detritus he gathered at two sites-a coastal wildlife reserve in Baja California, Mexico, and a playing field near his home in New York City. The first component of the installation, "Sandstars," draws on the voluminous amounts of waste deposited on the shores of the wildlife reserve by Pacific currents. Orozco's monumental sculptural carpet of nearly 1,200 objects is accompanied by 12 large-scale gridded photographs of the individual objects in a studio setting, organized typologically by material, color and size. An additional grid documents the landscape from which the objects were retrieved, along with incidental compositions made in situ from the castaway items. The second component, "Astroturf Constellation," also explores taxonomic classification, but on a completely different scale. It comprises a collection of miniscule bits of debris-again numbering around 1,200 items-left behind by athletes and spectators in the Astroturf of a playing field in New York City. As with "Sandstars," the objects are displayed alongside 13 photographic grids. This volume highlights Orozco's subtle practice of subjecting the world to personal, idiosyncratic systems while invoking several of the artist's recurrent motifs, including the effects of erosion, the poetry of the mundane, the relationship between the macro and the micro and the tension between nature and culture. 

DUBAI DUBAI - SALA DOGANA, GENOVA



DUBAI DUBAI
Un inaspettato capolavoro
Palazzo Ducale - Sala Dogana piazza Matteotti 9 - Genova dal 30/11 al 16/12/2012

In Sala Dogana a Palazzo Ducale, venerdì 30 novembre alle ore 18, inaugurazione della mostra “Dubai, Dubai. Un inaspettato capolavoro”, curata da Luca Vigliero e Irene Raineri, che rimarrà aperta fino al 16 dicembre 2012. 
Questa retrospettiva vuole far conoscere a Genova il coraggio di una città che in meno di trent'anni anni ha guardato oltre la sua tradizione e ha deciso di investire e rischiare sul processo di modernizzazione. 
Questa retrospettiva vuole far conoscere a Genova il coraggio di una città che in meno di trent'anni anni ha guardato oltre la sua tradizione e ha deciso di investire e rischiare sul processo di modernizzazione. 
Al visitatore vengono mostrate foto, progetti, riflessioni, interviste, libri inerenti questo incredibile e unico processo di modernizzazione, che ha portato un semplice villaggio di pescatori a diventare una delle più importanti capitali mondiali in meno di mezzo secolo. 
Da ciò emergerà il coraggio di una società che da tribale fondata sull'Islam si è ritrovata a confrontarsi e a convivere con una società occidentale liberale. 
Dubai è diventata un modo di intendere il progresso sociale, lungo il percorso della mostra il visitatore avrà la possibilità di capire quale è stato l'"effetto Dubai" sui paesi del Golfo e in particolare sul più conservatore dei Paesi arabi e sulla città più proibita del mondo: La Mecca.

EL LISSITZKY - ILYA AND EMILIA KABAKOV: UTOPIA AND REALITY - VAN ABBESMUSEUM, EINDHOVEN



EL LISSITZKY - ILYA AND EMILIA KABAKOV
UTOPIA AND REALITY
curated by Ilya and Emilia Kabakov and Charles Esche
Van Abbesmuseum
Bilderdijklaan 10 - Eindhoven
1/12/2012 - 28/4/2012

The Van Abbemuseum asked the artists Ilya (b. 1933) and Emilia (b. 1945) Kabakov to organise an exhibition of their work together with that of El Lissitzky (1890–1941), as guest curators. For the Lissitzky – Kabakov exhibition, they made an extensive selection from their own work and that of Lissitzky. It is the first time that the oeuvres of these famous 20th-century Russian artists are being presented together. Bringing together Lissitzky and the Kabakovs completes the circle which started with the revolutions in the early years of the twentieth century and finished with the upheavals of 1989. The confrontation between early Soviet art and that of the later Soviet era presents opportunities for a better understanding of the art and culture of the intervening period. In addition to works from the collection of the Kabakovs and the Van Abbemuseum, there will be loans from the Tretyakov Gallery in Moscow, the Guggenheim Museum in New York and Centre Pompidou in Paris, as well as from a number of private collections. Some of the Kabakovs' installations have also been recreated for this occasion. 

Two sides of the Soviet coin
Lissitzky's enthusiasm for the revolution and his involvement in the new social order is present everywhere in the exhibition. In contrast, one constantly comes across the Kabakovs' melancholic but also humorous representation and interpretation of the conditions of the late Soviet era. The mother country of both the artists had become a place where the rhetoric of progress had run aground on the everyday reality of life in that society. Nevertheless, it proved possible to re-emerge from this twilight zone. 

Publication
There is a detailed catalogue available in Dutch and English for the exhibition, with an in-depth article by the Kabakov expert Professors Boris Groys, an imaginary interview with Lissitzky by Professor John Milner, an expert in avant-garde Russian art, and an interview with Ilya and Emilia Kabakov by the artist Anton Vidokle. All the works in the exhibition are shown in colour, arranged in accordance with the themes in the exhibition. Finally, the book contains an illustrated image biography of the artists. 

The exhibition is part of NLRF2013, the Dutch – Russian year and is scheduled to travel to the Hermitage in St. Petersburg and the Multimedia Art Museum (MAMM) in Moscow in 2013. 

ALEX KATZ: L'ORA DEL TEMPO - DUETART GALLERY, VARESE



ALEX KATZ
L'ORA DEL TEMPO
a cura di Isabella Colonna Preti
Duetart gallery
Via Griffi 3, Vicolo Santa Chiara - Varese
dall'1/12/2012 al 29/12/201

Il “grande vecchio” della pittura americana ha gli occhi giovani. 
L’artista, affermatosi in America già dagli anni ’60, camminando tangente a tutti i movimenti e le correnti, ha mantenuto una voce autonoma e originale e una vitalità sorprendente: se il cinema, la fotografia e la pubblicità hanno accompagnato le riflessioni sulla forma e la tecnica, la sua pittura è un continuo esercizio di minimal raffinato e gentile, che non descrive e non narra, se mai racconta il battito dell’occhio che contempla e crea un dinamismo lirico tra l’energia delle cose raffigurate e il mondo intimo dell’artista. 
Invece che smarrirsi di fronte alla generale difficoltà di ricreare un’estetica ‘contemporanea’ in una società in continua trasformazione, Katz – di origini russe e quindi figlio della tradizione europea – ci dona il felice recupero della classicità riproposta attraverso la reinvenzione, che offre figure riconoscibili e rassicuranti. La novità sta nel taglio dell’inquadratura, nella formula del colore, negli sfondi. Le opere infatti sono fortemente connotate soprattutto per la messa a fuoco e il punto di vista, che riprendono le scelte ottiche della fotografia e del cinema: una immaginaria macchina da presa gioca con i primi e i primissimi piani, i dettagli e le panoramiche. 
Che si tratti di formati molto grandi o piccoli, come quelli presenti in mostra, sempre lo sguardo di Katz procede al rallenti in una operazione di indagine e studio, e nella scelta tra ‘cavare’ il superfluo e salvare l’essenziale vince l’immagine che restituisce il fascino e l’inquietudine del tempo dell’istante e dell’eterno, vince lo spazio distillato che sembra un canto di calligramma. L’inquadratura ritaglia all’interno dei limiti quotidiani una sorta di essenza che solo l’arte può dare: la pittura è il luogo della contemplazione e la lunga sosta dell’ occhio guida dal rumore della vita al silenzio di uno mondo diverso. 
Che siano ritratti, acque e boschi, paesaggi o visioni notturne, l’oscillazione tra un realismo dolce e l’astrattismo vicino alla pura geometria descrive un tempo che finisce, e per questo va fermato grazie all’atto artistico che ricorda l’intensità di una carezza; un tempo che - pur fissato sulla tela - non è mai immobile: le foglie dipinte cadranno, in autunno, e i visi conosceranno la vecchiaia. Perché l’unica realtà davvero svelata dall’artista è il potere della precarietà, che insegna a dare valore alla vita. Tutto conta di più perché finisce. Un sorriso, un passaggio di vento tra gli alberi, un gioco tra l’acqua e il sole. 
E questo l’artista l’ha compreso a trent’anni. Commuove la sua capacità di stupirsi ancora del respiro del bosco, della goccia di luce sul prato, del delicato silenzio della notte. E sembra che Katz confessi, costruendo una lenta enciclopedia di istanti rubati all’oblio, la sua ritirata contemplazione di tutto quello che accade intorno a casa, il discreto fruire della vita degli altri e il rispettoso ascolto dei momenti sempre diversi della natura.

ADEL ABDESSEMED: ENTRETIEN AVEC PIER LUIGI TAZZI - ACTES SUD 2012



ADEL ABDESSEMED
ENTRETIEN AVEC PIER LUIGI TAZZI
Actes Sud
Septembre 2012

Adel Abdessemed, à peine quarante ans, est l'un des artistes français les plus connus dans le monde. En 2012, après des expositions récentes à Nagoya, Venise, Berlin et New York, son oeuvre fait l'objet d'une rétrospective au Centre Georges Pompidou à Paris (à partir du 3 octobre 2012 et jusqu'au 7 janvier 2013). Connue pour sa capacité à produire des images considérées comme violentes et brutales, qui appellent de qui les voit une réaction immédiate, elle n'en apparaît pas moins, à l'étude, d'une grande complexité philosophique, littéraire et intellectuelle. C'est sur cet arrière-fond demeuré longtemps caché que s'explique Abdessemed dans l’entretien mené avec le sémiologue et critique d'art italien Pier Luigi Tazzi. Son propos, qui évoque son propre parcours, les étapes qui l'ont marqué, et ses oeuvres principales, dépasse largement ce cadre pour poser les questions essentielles de la création artistique : qu'est-ce que créer aujourd'hui ? 

CARREFOUR STIEGLITZ - PRESSES UNIVERSITAIRES DE RENNES 2012



CARREFOUR STIEGLITZ
Colloque de Cerisy-la-Salle
sous la direction de Jay Bochner et Jean-Pierre Mortier
Presses Universitaires de Rennes
Novembre 2012

Le photographe Alfred Stieglitz (1864-1946) fut au centre des activités modernistes dans les arts américains au début du XXe siècle, aussi bien dans sa pratique photographique que dans sa promotion des arts, dans sa galerie 291 et sa revue Camera Work. Cet ouvrage des chercheurs américains, français, canadiens et allemands se penchant sur l'une des oeuvres les plus marquantes de la première époque moderniste à New York. Il s'agit d'analyser les enjeux esthétiques, de réévaluer la portée de la pratique photographique, de comprendre les polémiques et les influences, d'examiner les artistes les plus proches de celui qui fut non seulement photographe mais aussi un impresario, un collectionneur, un galeriste, un directeur de revues, un artiste engagé et un polémiste au sein " de la première ville vouée à la modernité. ". Autour de Stieglitz, sont abordés les thèmes de la Photo-Secession, du Pictorialisme, des peintres du cercle de Stieglitz (Sheeler, Stella, Weber, Demuth, Hartley, De Zayas, Morgan Russell, Georgia O'Keeffe, Dove), de Picabia, Duchamp et Arthur Cravan, des débuts de Dada, des écritures avant-gardistes, de Gertrude Stein et Mina Loy, du mélange des arts et des rapports du texte à l'image, de la culture de masse et de la société commerçante, autour de se sujet foisonnant qu'est la culture new-yorkaise de 1890 à 1930. 

JORGE MÉNDEZ BLAKE: TUTTI I LIBRI DI CALVINO - MUSEO DI VILLA CROCE, GENOVA



JORGE MÉNDEZ BLAKE
TUTTI I LIBRI DI CALVINO
(e altre storie)
a cura di Anna Lovecchio
Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce
via Jacopo Ruffini 3 - Genova
30 novembre 2012 – 20 gennaio 2013

La ricerca dell’artista messicano Jorge Méndez Blake esplora le relazioni invisibili fra letteratura e architettura, sapere e memoria, cultura e democrazia in un lento percorso che, nel tempo, va tracciando una mappatura poetica della letteratura del Novecento e delle frontiere del sapere contemporaneo. In un sottile gioco di rimandi fra Borges, Kafka, Calvino, Melville - autori del labirinto, dell’invisibile, dell’impenetrabile - Méndez Blake realizza epifanie fisiche di canoni letterari ai quali consacra monumenti temporanei, installazioni di forte impatto ambientale ed emozionale che suscitano nel visitatore reazioni di stupore e inquietudine destabilizzando certe aspettative rispetto alle fondamenta della cultura moderna. 
POETRY IS IRRELEVANT è lo statement con cui Méndez Blake introduce i visitatori negli spazi espositivi del Museo. Posizionata di fianco all’ingresso principale, questa scritta al neon ferisce la facciata del prestigioso edificio neoclassico e insinua una crepa simbolica nella percezione del museo come tempio della cultura. In gesto provocatorio, il linguaggio delle insegne commerciali viene appropriato per scolpire nella luce una dichiarazione di poetica mentre la precisa scelta cromatica segnala uno stato di allerta e emergenza. È l’inizio dell’azione di corrosione delle forme costituite del sapere che l’artista persegue nelle sue installazioni. 
All’interno del Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce l’artista ripropone, a breve distanza dalla presentazione nella Scala Cantoni del Palazzo Ducale di Genova, Tutti i libri di Calvino un intervento di “attivismo letterario” che coinvolge le biblioteche in quanto istituzioni pubbliche della conoscenza. Se per vocazione strutturale e funzionale, la biblioteca unifica, organizza e cataloga una quantità di sapere che riflette la storia e gli interessi della sua comunità di riferimento, l’azione di Méndez Blake non può che produrre, attraverso il prelievo simultaneo di tutte le pubblicazioni di Calvino dalle biblioteche civiche genovesi, un effetto carsico di sgretolamento dell’ordine del sapere. Attraverso il “rapimento” di Calvino dal sistema bibliotecario urbano, l’artista genera uno stato diffuso di “cecità temporanea”, un vuoto da colmare con la riflessione, la memoria e, forse, l’indifferenza. 
Se Tutti i libri di Calvino sigilla il potere dell’immaginazione in una cassa semisepolta nella sabbia carica di valenze entropiche e sepolcrali, l’opera ispirata al racconto Bartleby lo scrivano di Herman Melville riflette invece sul potere “edificante” della letteratura e sulla sua capacità di resistenza. Quasi una trincea, un muro di mattoni si erge nella prima sala del Piano Zero proprio come Bartleby che “ultima colonna di un tempio in rovina, rimase ritto, muto e solitario, nel bel mezzo della stanza altrimenti deserta”. Riagganciandosi alla riflessione sui depositi del sapere, la costruzione è posizionata in maniera tale da ostruire l’accesso alla biblioteca specializzata in arte contemporanea del Museo. L’artista utilizza il muro non cementato per dare forma fisica e pregnanza visuale al sistema di costruzione della conoscenza il quale si delinea come un fragile conglomerato di relazioni, un rapporto instabile di pesi che, al tempo stesso, visualizza la potenza dell’insieme e restituisce consistenza materica al celebre “I would prefer not to” di Bartleby, emblema estremo di resistenza. 

Jorge Méndez Blake (Guadalajara, Messico, 1974) si laurea in architettura presso la ITESO University di Guadalajara nel 1997 per poi sviluppare la sua pratica nel mondo delle arti visive. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive fra cui “Resisting the Present”, Musée d’Art Moderne, Paris, 2012, “Crisis. America Latina: Arte y confrontación (1910-2010)”, Museo del Palacio de Bellas Artes, Mexico City, 2011, “All the Poetry Books”, Museum of Latin American Art, Los Angeles, 2010, “Twenty First Century”, Queensland Art Gallery, Australia, 2010, “Where Do We Go From Here?”, Bass Museum of Art, Miami, 2009, “México: Expected/ Unexpected”, Maison Rouge, Paris, 2008, “Isla Negra’s Treasure”, Sala de Arte Público Siqueiros, Mexico City, 2005. È stato artist in residence presso A+D, LABoral Centro de Arte a Gijon (2009), Art Omi International Artist's Residence a New York (2007), ArtLab San Servolo Artist Residence a Venezia (2006).