venerdì 3 gennaio 2014

SIMONE NEBBIA: TEATRO STUDIO KRYPTON - TITIVILLUS 2013





SIMONE NEBBIA
TEATRO STUDIO KRYPTON
Trent'anni di solitudine
Titivillus 12/2013
collana "Altre visioni"

Trent’anni di un uomo bastano a emanciparlo dall’ingenuità dell’infanzia. Non accada mai, per un artista di teatro. Questo libro ha un’occasione, i trent’anni della Compagnia Krypton che con il suo regista Giancarlo Cauteruccio dal 1983 anima il dibattito teatrale e ne costituisce un importante tassello storico. Ma l’occasione è celebrativa e il teatro non lo è. Non nasce un libro sulla storia di Krypton, dunque, ma un viaggio nell’opera recente a svelare una riflessione sulla società attuale, tenendovi sempre come filtro un’idea forte di arte scenica. Dopo la prefazione di Franco Cordelli, critico del «Corriere della Sera», una conversazione “politica” con il regista rivela il percorso che dall’avanguardia tecnologica ha trovato un luogo, il Teatro Studio di Scandicci, dove mescolare arte e formazione. La parte centrale ospita tre variazioni a tema in presa diretta su “Le Troiane” di Euripide (in scena con il nome di “Crash Trōades”) in tre diversi luoghi “abitati” dall’opera euripidea; un corpo saggistico caratterizzato da un doppio legame fra la discendenza dall’amato Beckett e la propria scrittura drammaturgica invece di provenienza istintiva, atavica, tenute assieme dal concetto di prigionia e di solitudine d’artista; infine un nucleo di riflessioni a proposito degli interventi sui monumenti della città di Firenze, animazioni ri-costruttive della loro origine, con l’uso di un comparto tecnologico di luci e sonorità. Un’altra conversazione con il regista, questa volta in chiave “poetica”, chiude rintracciando la linea evolutiva del suo teatro per sue stesse parole. Ma un libro che chiude è ancora un’opportunità d’apertura: attraverso un’appendice composta da molti contributi di osservatori si è cercato di rispondere a una domanda utile per inquadrare il lavoro di Krypton nel panorama teatrale italiano lungo un trentennio, quell’anomalia di presenza e contenuti in grado di sostenere l’arco di una lunga parabola mai conclusa.