lunedì 30 novembre 2015

SHEELA GOWDA: AND THAT IS NO LIE - PÉREZ ART MUSEUM MIAMI




SHEELA GOWDA
AND THAT IS NO LIE
organized by Tobias Ostrander
Pérez Art Museum Miami
1103 Biscayne Blvd - Miami
1/12/2015 - 21/8/2016

Sheela Gowda is presenting a new sculptural installation commissioned by Pérez Art Museum Miami for a tall Project Gallery on the second floor of the museum. The walls and floor of this space are made of concrete, creating a solid, tower-like room. Within the strong geometry of this gallery, Gowda has positioned a series of linear and tactile elements that challenge the cool minimalism of its architecture.
The acute strength of Sheela Gowda’s works lies in the rigorous approach she takes toward both the formal and linguistic potential of the materials she engages. Her practice is one of conjecture, questioning and testing the physical qualities of these elements while concurrently revealing and creating agency for the latent cultural and philosophical references that they provoke. Her works draw from international modernist explorations of abstraction, playing these tendencies against other modernities and forms found in the everyday context of Bangalore, India, where Gowda lives.
And that is no lie consists of yards of rough cotton fabric that have been stitched together to create a gigantic rectangular canopy, measuring 30 by 35 feet. Black rope has been threaded through a fold along the edge of the fabric, from which the four corners have been attached, at different heights, to the walls of the room. The center section of the canopy has been cut from this large rectangle and lies fallen on the gallery floor. Hanging across the walls of the room is the structure’s remaining frame of fabric and rope. The edge of this fabric has been cut using a jagged pattern, creating a series of hanging triangles that recall small decorative flags, paradoxically conflating an act of separation with one of celebration. Several metal elements crisscross the space. A scaffoldlike structure made of dark iron poles that are bound together creates a partially built, rectilinear form. An empty metal flagpole, 30 feet in height, leans against one wall of the gallery, extending diagonally across the floor.
The canopy in this piece alludes to a traditional Indian tent or awning known as a shamiana, or pandal. Dating back to the Mughal era, these light, temporary enclosures are still commonly used for ceremonial purposes—for weddings, funerals, or other social gatherings. The particular rope that the artist has used in this installation is one that she has employed in several previous projects. Woven together from human hair, this material is found in markets in South India and used as a good luck charm. It is often coiled around car bumpers to protect drivers from accidents, or hung around an animal for protection.
Each of the materials in this installation carry references to human collectivity: the shamiana as a site for social interaction through celebration or mourning; the hair rope through its commingling of the physical fragments of hundreds of individuals. The intense red fabric used in the piece creates a charged atmosphere for the viewer. Gowda uses the color here in reference to its traditional use with the shamiana, while additionally evoking contemporary political symbols. Red as the international color of communism, revolution, the workers’ movement (since the Revolutions of 1848), and leftist thinking in general, emerges a referent in this piece.
While communism and socialism, as uniquely transnational movements, powerfully shaped critical thinking and cross-cultural dialogue for decades, these ideologies are increasingly seen as nostalgic positions—something of the past, in their final stages of being taken apart. Gowda hints at these past and present political concerns and at a more general lost sense of collectivity through the ruptures and dismantling that her installation presents. Examining further the formal and symbolic vocabulary Gowda establishes within this installation, however, a rich ambiguity is revealed: the broken shelter she presents, rather than representing a structure in the process of being dismantled, could perhaps be seen instead as depicting one in the process of being built, pulled upwards into place. The flagpole included remains enigmatically bare, missing its sign of nationalism, collectivity, or political assertion. Its lack here perhaps hints, in an open-ended manner, at diffused identities, articulated in a globalized, post-national world.

Image: Sheela Gowda, Those of Whom (detail), 2014. Rubber, metal, stone, feather, paint, Courtesy the artist.

CONCETTO POZZATI - MAMBO, BOLOGNA




CONCETTO POZZATI
MAMbo
via Don Minzoni 14 - Bologna
1/12/2015 - 10/1/2016

In occasione dell'ottantesimo compleanno di Concetto Pozzati il museo organizza un incontro pubblico con l'artista martedi' 1 dicembre 2015 alle ore 17.30, in Sala Conferenze (ingresso libero). In contemporanea la mostra "Concetto Pozzati nelle collezioni del MAMbo" propone per la prima volta insieme la quasi totalita' dei dipinti di Pozzati presenti nel patrimonio del museo, ai quali si aggiunge "Ortogonale pom", un lavoro del 1968 che viene donato dall'artista. I nove dipinti esposti coprono un arco di tempo che va dal 1959 al 2007 e illustrano diversi cicli salienti della carriera artistica di Concetto Pozzati: dagli esordi in ambiti contigui all'informale, alla ricerca di nuovi orientamenti nella figurazione sfociati in indagini vicine alla Pop Art e poi declinati, con molteplici varianti tematiche e stilistiche, fino agli studi piu' recenti.

Immagine: Ortogonale pom, 1968 acrilico, olio e specchio su tela
  

YANN KERLAU: CACCIATORI D'ARTE - JOHAN & LEVI 2015




YANN KERLAU
CACCIATORI D'ARTE
I mercanti di ieri e di oggi
Johan & Levi (26 novembre 2015)
Collana: Saggi d'arte

Visionari, uomini d'affari, spericolati avventurieri con il pallino dell'arte e un'infatuazione infantile per il rischio. Stanare i van Gogh di domani è l'ossessione che da sempre spinge i mercanti più intrepidi a battere strade ignote rastrellando studi e scommettendo tutto su pittori incompresi o troppo in anticipo sui tempi. In anni recenti, tuttavia, la truffa dei falsi che ha mandato alla rovina una delle più rispettabili gallerie newyorkesi, Knoedler, ha messo allo scoperto il marcio di una professione che può presto degenerare in becera speculazione. Yann Kerlau narra la folgorante ascesa e le alterne vicende di alcuni fra i più celebri cacciatori di artisti dall'Ottocento ai giorni nostri: dal primo fervido sostenitore degli impressionisti, Théodore Duret, fautore di quel giapponismo cui Gauguin, van Gogh e Monet saranno tanto debitori, a Paul Durand-Ruel, che poco dopo spalanca ai "rifiutati" le porte del mercato americano; da un fuoriclasse nella tattica delle vendite come l'indolente Ambroise Vollard, allo scaltro Daniel-Henry Kahnweiler, divenuto il mercante di Picasso nonostante un esordio poco promettente, fino all'eccentrica Peggy Cuggenheim, l'ereditiera americana che con l'aiuto di consiglieri d'eccellenza scova gli artisti più all'avanguardia per la sua galleria newyorkese. Giunti ormai ai giorni nostri, è il turno di un pubblicitario consumato come Charles Saatchi, approdato all'olimpo dell'arte elevando l'artista a marchio di fabbrica...

ANNE-PAULE QUINSAC: SEGANTINI - CATTANEO 2015




ANNE-PAULE QUINSAC
SEGANTINI
Trent’anni di vita artistica europea nei carteggi inediti e dei suoi mecenati
Cattaneo (27 novembre 2015)
Collana: Arte e vita

Fra i maggiori studiosi dell’opera di Giovanni Segantini, Anne-Paule Quinsac, traccia in questo volume un ritratto approfondito del pittore, avvalendosi del ricchissimo epistolario dell’artista. Un’opera veramente unica nel suo genere.

ANTONELLO RUGGIERI: SUBLIMAZIONE DEL FANGO - MUSEO DI SANT'AGOSTINO, GENOVA




ANTONELLO RUGGIERI
SUBLIMAZIONE DEL FANGO
Museo di Sant'Agostino
piazza Sarzano 35R - Genova
17/11/2015 - 13/12/2015

I dipinti dal titolo "Sublimazione del fango", che Antonello Ruggieri espone nel Museo Sant'Agostino di Genova dal 17 novembre al 13 dicembre p.v., sono realizzati con limo prelevato dal fiume Bisagno, proprio quel fango tristemente famoso per i danni provocati dalle esondazioni. Ruggieri, artista e archeologo, abituato a lavorare con la terra, si adopera con questo lavoro per nobilitare "quel fango" in qualcosa di prezioso. "La mappa del Bisagno, esattamente riprodotta in otto acquerelli di grande formato, in cui la materia pittorica ottenuta dal fango è identificata nel soggetto rappresentato, corrisponde al desiderio di far rinascere il corso d'acqua. Si tratta di una rigenerazione simbolica ma non per questo meno influente" dichiara Ruggieri nel descrivere l'opera.
È auspicabile, infatti, che l'attenzione artistica nei confronti del fiume abbia ricadute positive sul rispetto che esso merita da parte degli abitanti del posto. Da sottolineare che il progetto, nel suo insieme, intende porsi quale relazione o ponte tra arte contemporanea e arte antica, con un gesto concreto di sostegno nei confronti di uno dei tesori custoditi dalla città: i dipinti in mostra saranno messi in vendita e i proventi devoluti in parte al restauro del pallio di San Lorenzo (25%) e in parte utilizzati per lo sviluppo ulteriore del progetto stesso. Con tale operazione chiunque lo vorrà potrà entrare a far parte del processo di conversione virtuosa del "fango" in arte.
Il legame tra pallio di San Lorenzo e Sublimazione del fango non si risolverà, per tanto, con la conclusione di questa mostra ma resterà sempre attivo, coinvolgendo enti pubblici e privati cittadini, a vantaggio del patrimonio culturale comune.
Un ramo particolarmente interessante del progetto prevede la promozione della produzione di carta artistica made in Genova, con la quale saranno realizzati i prossimi dipinti di fango del Bisagno. È stata avviata, infatti, una ricerca tecnica parallela, condotta dalla Cartiera Artigiana Genovese in collaborazione con il Museo della Carta di Mele (GE).

domenica 29 novembre 2015

WORLDS OF ROMANTICISM - ALBERTINA, VIENNA




WORLDS OF ROMANTICISM
Curators: Christof Metzger and Cornelia Reiter
Albertina
Albertinaplatz 1 - Wien
13/11/2015 - 21/2/2016

Romanticism, a sentiment expressed in fine art, literature, and music, has lost nothing of its originai fascination. And in Vienna, one of this artistic movement's birthplaces, the Albertina is cooperating with the Academy of Fine Arts' Graphic Collection to put on an exhibition of around 170 works by the movement's most important representatives. These are joined by important loan works from international collections in order to repeatedly take the European context into account via works by artists ranging from Caspar David Friedrich to Francisco de Goya.
Two thematic emphases stand front and centre: the starkly contrasting spirituality, narrative forms, motifs, and pictorial languages of romanticism's Nordic/Protestant and Catholic manifestations, made clear by frequently pointed juxtapositions, and the contribution made by Vienna and by Austria at large. At Vienna's Academy of Fine Arts, students' increasingly vehement rejection of the institution's academic teaching ultimately led to the formation of the Catholic-romantic Brotherhood of St. Luke, whose members soon moved to Rome and made waves there as the Nazarenes.
The romantic era also saw artists' discovery of the landscapes in and around Vienna, in Salzburg, and in the Salzkammergut regio n as motivic material, and the influence of this development on Austria's artistic output was to last throughout the entire 19th century. Together, the two featured Viennese collections contain the most outstanding treasures from this broad field of romantic landscape art. One of the roles played by landscape was that of an existential metaphor: for Caspar David Friedrich, nature held deep human riddles, and ravines, horizons, and storms at sea along with shipwrecks became dark metaphors of personal and civilisational alienation. Such brooding works by Friedrich are juxtaposed with the sometimes Iyrical, sometimes dramatic narrative interpretation of the same motifs in Viennese romanticism, with eloquent examples by FUhrich, Schnorr, and Schwind.lmportant key works make clear the highly varied meanings of light with ali of its nuances from morning to evening, from dawn fog to night. The cosmic and existential twilight of the North is thus confronted by the clear, down-to-earth daylight of the Nazarenes.
Further sections of the exhibition are devoted to the glorification of the past with a special focus on the Catholic-romantic invention of the Habsburg myth, to the romantic Freundschaftsbild [friendship portrait], and also to the dark side of romanticism with FUssli and Goya as inscrutable forerunners of a persistent quest for the transcendental in man and nature. And finally, important works will demonstrate the romantic manifesto that entailed the renewal of art's Nordic and Southern conceptions, both of which had previously been viewed as consummate in the outputs of DUrer and Raphael.

Image: Caspar David Friedrich, The stages of Life, 1834 ca
  

IL MERCANTE DELLE NUVOLE: STUDIO 65, 50 ANNI DI FUTURO - GAM, TORINO




IL MERCANTE DELLE NUVOLE
Studio 65: 50 anni di futuro
a cura di Maria Cristina Didero
GAM Galleria d'arte moderna
via Magenta 31 - Torino
27/11/2015 - 28/2/2016

Prima tappa in Italia della mostra che celebra i 50 anni di attività di Studio65, uno dei protagonisti del Pop Design italiano, fondato a Torino nel 1965 da un collettivo di futuri architetti riuniti attorno alla figura di Franco Audrito, che intendevano combattere, proprio in quegli anni di rivoluzione, il conformismo imperante dello stile “moderno” con le armi di nuove idee creative, nel nome di un cosiddetto “design radicale”.
La mostra, a cura di Maria Cristina Didero, nasce dal desiderio di raccogliere il vasto repertorio progettuale di Studio65 e riorganizzarlo in modo da narrare non solo il percorso del gruppo di artisti e architetti che vi hanno fatto parte, ma le vicende di una generazione in grado di incidere sui mutamenti storici.
Dopo la tappa torinese la mostra sarà presentata in altre istituzioni internazionali a partire dal Medio Oriente (Ryad, ottobre 2016 e Jeddah, febbraio 2017), per sottolineare il segno lasciato da un protagonista del design italiano ben oltre i confini nazionali, continuando a far parte di una memoria condivisa.

RONALD TAVEL: ANDY WARHOL'S RIDICULOUS SCREENPLAYS - FAST BOOKS 2015




RONALD TAVEL
ANDY WARHOL'S RIDICULOUS SCREENPLAYS
Fast Books (November 30, 2015)

Andy Warhol's Ridiculous Screenplays is a fascinating first-person account of writer Ronald Tavel's experiences collaborating with the artist on his films from the winter of 1964 through the summer of 1967. During this period, Tavel wrote seventeen screenplays for Warhol, including some of the most significant works in the artist's filmography and in American underground film more broadly: "Screen Test #2," "The Life of Juanita Castro," "Horse," "Vinyl," "Kitchen" (all 1965), "Hedy," and two sections of "The Chelsea Girls" (both 1966). The nature of filmmaking in Warhol's Silver Factory of the mid-1960s meant that Tavel's role as screenwriter was not restricted to a film's pre-production. In most cases, he was responsible as well for directing, performing, and facilitating the performance of the screenplays during filming itself. -from the introduction by Marc Siegel Includes Tavel's essay "The Roots of the Theatre of The Ridiculous in the Scripted Films of Andy Warhol"

CRAIG STAFF: MONOCHROME - I.B. TAURIS 2015




CRAIG STAFF
MONOCHROME
Darkness and Light in Contemporary Art
I. B. Tauris (November 30, 2015)

The monochrome – a single color of paint applied over the entirety of a canvas – remains one of the most contentious modernist artistic inventions. But while the manufacture of these “pictures of nothing” was ostensibly straightforward, their subsequent theorization has been anything but. The monochrome is commonly associated with early twentieth century avant-garde painters such as Kazimir Malevich– who pioneered the form with his “Black Square” in 1915–and, later, Abstract Expressionists such as Mark Rothko. But monochrome art holds equal attraction for artists today. More than a history, this book is the first account of the monochrome’s lively role in contemporary art. Provocative, innovative and timely, it argues that the latest artistic engagements with the monochrome go beyond stylistic concerns and tap into discourses of radicalism. Discussing works by artists such as Kim Beom, Martin Creed, Tom Friedman, Bruno Jakob, Sherrie Levine, Karin Sander and Sara Sizer, this book shows that debate and conflict around the monochrome is very much alive in contemporary visual culture.

ROSSELLA GILLI: IL VOLO DELLA MENTE, LA LEGGEREZZA DEL VIAGGIO - GALLERIA D'ARTE MODERNA, GENOVA NERVI




ROSSELLA GILLI
IL VOLO DELLA MENTE, LA LEGGEREZZA DEL VIAGGIO
a cura di Fortunato D'Amico e Maria Flora Giubilei
Galleria d’Arte Moderna
via Capolungo 3 - Genova Nervi

La mostra "Il volo della mente, la leggerezza del viaggio", di Rossella Gilli, è frutto di un dialogo tra le raccolte museali e, circa cinquanta tra dipinti, sculture e gioielli dell’artista milanese.
L’evento costituisce il decimo appuntamento della rassegna “Natura ConTemporanea” ideata e curata da Fortunato D’Amico e Maria Flora Giubilei per due musei di Genova Nervi – la Galleria D’Arte Moderna e le Raccolte Frugone – ed è incentrata sulla lettura delle differenze espressive degli artisti in rapporto alle collezioni esposte e al suggestivo paesaggio naturale e urbano circostante.
Al decimo appuntamento di “NaturaConTemporanea” sono di scena pittura, scultura e oreficeria. Le arti figurative, dopo un percorso di installazioni, lavori concettuali, video e fotografie, tornano protagoniste e in uno stimolante dialogo con le collezioni permanenti della Galleria d’Arte Moderna.
Rossella Gilli è una storica dell’arte, con un passato di gallerista specializzata in grafica antica, che vive tra Milano, Parigi e Marrakech e che ha avvertito l’esigenza di trasferire le sue conoscenze tecniche e la sua capacità di decodificare i segni artistici di antichi pittori e scultori su grandi tele, su fogli di carta impressi da lastre corrose per raccontare la forza primitiva della natura, la sua energia. Lo fa con tutta l’empatia di cui è capace il genere femminile creatore di vita, in uno dei Musei di Nervi, tra la “terra” dei parchi e l’”acqua” del Mediterraneo che li fronteggia.
Rossella Gilli dialoga senza timore con le opere della Galleria d’Arte Moderna e comincia, innanzitutto, con un omaggio a Genova. Un tributo di conoscenza e di “presa” culturale del territorio che oggi la ospita attraverso la concretezza dell’architettura, delle sue masse, della sua materia.

sabato 28 novembre 2015

MIRÓ & COBRA - COBRA MUSEUM, AMSTELVEEN




MIRÓ & COBRA
The Cobra Museum of Modern Art
Sandbergplein 1 - Amstelveen
10/10/2015 - 31/1/2016

Miró & CoBrA. The Joy of Experiment is the first exhibition to explore the relationship between Joan Miró (1893-1983) and CoBrA (1948-1951). A chance encounter in 1946 between Asger Jorn, a Dane, and Dutch artist Constant Nieuwenhuys laid the foundations for CoBrA, an international group of post-war artists. The two met at an exhibition of work by Miró in the Galerie Pierre Loeb, in Paris, and established Miró as a recurrent element in the movement’s history.
What links Joan Miró and the Cobra artists is their playful, experimental approach to art. Experimentation with materials, shapes and processes was a source of knowledge and innovation for both the Spanish master and the Cobra artists of the post-war generation. By bringing the work of Miró and CoBrA together, this exhibition gives insight into a shared sense of playfulness and poetic attitude which are at the heart of the work of both.
Katja Weitering, artistic director:
“Miró & CoBrA is the long-awaited exhibition of one of the best-loved and exceptional 20th-century artists. This show is emphatically not a classic retrospective. By establishing a link with the Cobra movement and the museum’s own collection, Miró & CoBrA sheds new light on the Spanish master.”
In his late period, Miró’s artistic development saw a liberation from form, gesture and material which showed a striking correspondence with the work and artistic perceptions of various CoBrA members. This work is less familiar to general audiences – and on show now in the Netherlands for the very first time. This exhibition illuminates a wide range of experimental techniques which include, besides painting, works on paper, ceramics, sculpture, assemblages, visual poetry and artists’ journals.
This summer Miró’s sculptures will be exhibited in the gardens of the Rijksmuseum in Amsterdam. There has been no extensive Miró retrospective in the Netherlands for nearly 60 years, since the Stedelijk Museum’s exhibition in 1956. Now, in 2015, the Cobra Museum has succeeded in collating a substantial Miró exhibition which includes works from the Netherlands and abroad, thanks in part to assistance from many international partners. For example, New York’s Guggenheim Museum has generously provided Paysage (1927), while the Scottish National Gallery of Modern Art has sent the major work Figures and Bird (1934-1936) and the Museo Reina Sofia in Madrid has provided five works from the period from 1945-1950.
The exhibition includes more than 80 works by Joan Miró and 60 works by various Cobra artists including Karel Appel, Asger Jorn, Constant and Pierre Alechinsky. A central part of the exhibition is the reconstruction of Miró’s Mallorca studio, consisting of more than 40 original objects and shown for the first time on such a large scale. This part of the exhibition has been made possible thanks to a collaboration with the Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca.

Image: Lucebert, Spaans Paar, 1952 

A BEAUTIFUL CONFLUENCE - MUDEC, MILANO




A BEAUTIFUL CONFLUENCE
Anni e Josef Albers e l'America Latina
MUDEC Museo delle culture
via Tortona 56 - Milano
27/10/2015 - 10/1/2016

Josef Albers è stato un autorevole insegnante, designer e pittore; la sua ricerca sulla teoria dei colori influenzerà a lungo il modo di vedere e lavorare in ogni campo visivo. Anni, disegnatrice di tessuti, tessitrice e scrittrice è considerata da molti come la più innovativa ed influente artista tessile del XX secolo.
Nati in Germania e cresciuti professionalmente nell’ambito della Bauhaus, si trasferiscono negli Stati Uniti nel 1933, costretti dall’affermazione del regime nazista. Questo sarà per loro un felice trasferimento per i due artisti: riscoprono i tesori Maya e Inca che avevano ammirato al Museum für Völkerkunde di Berlino, e trovano nel Messico una seconda casa in cui dedicarsi e immergersi completamente nel loro lavoro, scoprendo un paese dove “l’arte è ovunque”.
Per Anni gli antichi tessuti precolombiani scoperti nelle Ande, la cui tradizione artistica si è tramandata dall’antichità al presente, diventano un eccezionale motivo di ispirazione. Josef, invece, trova grandi stimoli per lo sviluppo del suo linguaggio visuale nell’incontro con le sculture Maya dell’antico Messico.
Con poche risorse, gli Albers accumulano una ricca collezione di reperti archeologici e il legame tra quello che hanno acquisito e le loro opere personali è diventato fortissimo.

“A Beautiful Confluence” al Museo delle Culture è diventata quindi un’occasione per approfondire l’incontro con due straordinari artisti del ‘900, la cui visione dell’arte indigena americana è molto simile a quella di alcuni collezionisti che hanno fatto la storia del Museo.
La figura di Anni, tessitrice che riconosce nelle sue “maestre” andine le precorritrici del proprio lavoro, è messa in relazione a quella di Federico Balzarotti, architetto e collezionista di arte andina, con un particolare gusto per la composizione geometrica dei tessuti andini. Questa relazione è rappresentata dall’opera di Anni Albers “Red Meander”, concessa in comodato dalla Josef and Anni Albers Foundation, che dialogherà con i grandi tessuti preispanici della collezione Balzarotti. Altri “incontri” si possono scoprire tra i lavori di Josef, in particolare tra i montaggi delle sue foto nei siti archeologici messicani e i reperti appartenenti alla collezione permanente del Museo delle Culture, provenienti dalla zona centroamericana.
La mostra è collocata naturalmente e simbolicamente accanto alla sala finale del percorso espositivo del Mudec, dedicata appunto al collezionismo del ‘900. 

GHERARDO ORTALLI: LA PITTURA INFAMANTE - VIELLA 2015




GHERARDO ORTALLI
LA PITTURA INFAMANTE
Viella (3 dicembre 2015)
Collana: La storia. Temi

A partire dalla seconda metà del Duecento, sulle mura dei più importanti edifici pubblici delle città italiane di tradizione comunale cominciarono ad apparire sorprendenti immagini di persone portate al rogo, impiccate, capovolte, in pose grottesche e offensive. Erano l'espressione di una nuova pratica penale in via di consolidamento e destinata a sopravvivere fino al secolo XVI ed oltre: la pittura infamante. Con essa i depositari del potere pubblico punivano, con tutti i crismi dell'ufficialità, i colpevoli di determinati delitti, seguendo una via consona alla mentalità del tempo. In questo libro - un vero classico di storia medievale, finalmente di nuovo disponibile in una edizione aggiornata e ampliata - l'autore esamina la pittura infamante nei suoi più diversi aspetti: dove e quando nacque e si sviluppò, che efficacia ebbe nel giudizio dei contemporanei, quali fini si propose, quali situazioni le furono più congeniali, fino a spiegarne la genesi in riferimento alla particolare evoluzione della società dei comuni, tra guelfismo e ghibellinismo, tra "grandi" e "popolo".

FRANCESCO SOMAINI: IMMAGINARE SCULTURA - SILVANA 2015




FRANCESCO SOMAINI
IMMAGINARE SCULTURA, 1945-2000
Silvana (19 novembre 2015)
Collana: Cataloghi di mostre

Il volume, realizzato in collaborazione con l'Archivio Francesco Somaini, rende omaggio al grande scultore lombardo (Lomazzo, 1926 - Como, 2005) nel decennale della sua scomparsa. Attraverso la presentazione di un'ottantina di fogli, datati tra il 1945 e il 2000, rappresentativi delle varie fasi creative dell'artista e delle diverse tecniche, si sollecita la riflessione del pubblico sulla sua produzione grafica, sempre di altissima qualità, sottolineandone la funzione in relazione alla pratica scultorea.

BEYOND ARCHITECTURE - PALAZZO DELLA BORSA, GENOVA 27-29/11/2015




New Generation Festival
BEYOND ARCHITECTURE
Genova: Palazzo della Borsa + Museo Sant'Agostino + Teatro Della Tosse
27-29 novembre 2015

A Genova la terza edizione di New Generations Festival: Beyond Architecture, dal 26 al 29 novembre, con un intenso programma di attività culturali e più di 100 ospiti, di cui 70 stranieri provenienti da circa 20 paesi.
L’evento, che nelle precedenti edizioni (Milano 2013 - Firenze 2014) ha raccolto più di 3.000 partecipanti, ha l’obiettivo di creare una community di architetti ed esperti di vari discipline per ridefinire il ruolo dell'architettura nella società contemporanea.
L’evento è promosso dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti di Genova ed è curato da Gianpiero Venturini (Itinerant Office) per l’associazione culturale New Generations.
Tre le tematiche principali che verranno affrontate: CityUrgencies, NewEconomies, ArchitectsGroundZero. New Generations Festival propone quattro tipologie di eventi: round tables, presso il Museo Sant'Agostino, con dodici tavole rotonde, suddivise in quattro sessioni di confronto che si terranno contemporaneamente all’interno del Museo di Sant’Agostino, con oltre quaranta invitati tra architetti ed esponenti di istituzioni locali e internazionali; presentations, presso il Museo Sant'Agostino (Sala San Salvatore), con oltre 30 lecture da 20 minuti ciascuna, che approfondiranno i temi identificati dagli hashtag coniati da Itinerant Office per il Festival, fra cui: #architectsandstakeholders, #newtechnologies, #internationalization, #tools, #creatingnetworks, #learningbydoing, #physicalVSdigital, #smallness, #citysaturation; workshop pratici aperti a studenti, neo laureati e giovani architetti; satellite events, con numerose attività satellite disseminate per la città, che arricchiscono il programma della kermesse ligure.
Ci saranno poi la serata Pecha Kucha, che si svolgerà al Teatro Della Tosse venerdi 27 novembre e gli itinerari di architettura-Archi Visits studiati ad hoc dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti di Genova per far riscoprire ai partecipanti i luoghi di rilievo architettonico della città.
L'evento di apertura del Festival si terrà giovedì 26 novembre, ore 17.30 presso il Palazzo della Borsa (via XX Settembre). New Generations Festival è aperto al pubblico, con partecipazione gratuita. La lingua ufficiale è l’inglese.


venerdì 27 novembre 2015

JOÃO MARIA GUSMÃO + PEDRO PAIVA: PAPAGAIO - KW INSTITUTE FOR CONTEMPORARY ART, BERLIN




JOÃO MARIA GUSMÃO + PEDRO PAIVA
PAPAGAIO
curated by Ellen Blumenstein and Vicente Todolí
KW Institute for Contemporary Art
Auguststraße 69 - Berlin
28/11/2015 - 24/1/2016

The Portuguese artist duo João Maria Gusmão + Pedro Paiva, well known for their conceptual and poetic analyses of reality, present PAPAGAIO, their largest retrospectively conceived solo exhibition in Berlin to date. The site-specific film installation brings together over twenty short 16-mm films, taken from three central work series from the past ten years.
Each film, in slow motion, silence, and looped, observes one single motif, sequence of movement, or activity. The subjects of the presented films are drawn from found as well as staged everyday, biological, physical, or chemical phenomena such as a fish’s gasp for air on dry land, or an egg frying. They are always positioned at a pressure point between perception and reality. Proceeding from a deliberately staged moment of confusion, the individual films challenge our usual perspective on a specific situation, while the installation as a whole acts to shift our view of the world.
With PAPAGAIO, Gusmão + Paiva consciously reveal their way of working; the duo depicts its fascination with the mysticism of everyday life from an analytical distance, and protocols the genesis of knowledge. In its variety, the complex artistic installation thus makes philosophical questions of existence immediately accessible. KW Institute for Contemporary Art is therefore particularly pleased to present this show to a wide Berlin audience for the first time. The exhibition was co-produced with the Pirelli HangarBicocca in Milan and the Camden Arts Centre in London.

Image: João Maria Gusmão + Pedro Paiva, TAXIDRIVER, still from film, 2014 (courtesy die Künstler and und Galeria Fortes Vilaça, São Paulo; Galeria Graça Brandão, Lisbon; Sies + Höke, Düsseldorf; Galleria Zero, Milan)
  

ALTRA MISURA - FRITTELLI ARTE CONTEMPORANEA, FIRENZE




ALTRA MISURA
Arte, fotografia e femminismo negli anni Settanta
a cura di Raffaella Perna
Frittelli Arte Contemporanea
via di Val Marina 15 - Firenze
21/11/2015 - 8/3/2016

Frittelli Arte Contemporanea presenta la mostra “Altra misura. Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta”, a cura di Raffaella Perna, che inaugura sabato 21 novembre 2015 e rimarrà aperta sino all'8 marzo 2016.
La mostra a cura di Raffaella Perna propone – attraverso una selezione di circa cento opere – un’ampia panoramica del lavoro di undici artiste italiane (o attive stabilmente nel nostro Paese) che negli anni Settanta hanno scelto la fotografia come medium privilegiato per esplorare i nessi tra corpo e identità femminile e per rivendicare le istanze del personale e del vissuto: Tomaso Binga, Diane Bond, Lisetta Carmi, Nicole Gravier, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Paola Mattioli, Libera Mazzoleni, Verita Monselles, Anna Oberto e Cloti Ricciardi. Queste artiste hanno condotto una critica profonda delle immagini del femminile diffuse nella cultura visiva occidentale, dove il corpo della donna è abitualmente sottoposto a un processo di reificazione. Nel contestare i modelli di rappresentazione vigenti, il medium fotografico è un alleato prezioso: la peculiare natura di indice della fotografia – la sua specifica contiguità con il reale – fa sì che l’immagine fotografica si presenti come una traccia sensibile del corpo, luogo in cui si inscrivono non soltanto i segni dell’identità biologica, ma anche quelli legati al ruolo sociale e pubblico. La fotografia consente quindi alle artiste di muoversi su un doppio binario: attraverso questo medium, da un lato, esse mettono in primo piano il corpo per sondarne potenzialità, limiti e desideri alla ricerca di una dimensione identitaria non più alienata e libera dai canoni maschili; dall’altro, demistificano le ideologie trasmesse proprio con e nelle immagini del corpo.
Il titolo della mostra è un omaggio all’omonima esposizione curata da Romana Loda nel 1976 a Falconara: una mostra “minore”, lontana dalle capitali dell’arte, scelta per ricordare l’impegno di chi, all’epoca, ha sostenuto e promosso la sperimentazione al femminile.
Insieme a una ricca raccolta di documenti legati alla storia del femminismo (libri, riviste, manifesti ecc.), in mostra sono esposte per la prima volta le maquette originali di Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo – Bundi Alberti, Diane Bond, Mercedes Cuman, Paola Mattioli, Adriana Monti, Silvia Truppi – libro fotografico pubblicato da Mazzotta nel 1978, che comprende materiali individuali ed esperienze collettive dedicate all’immagine femminile e al rapporto tra donne.

In occasione dell’inaugurazione si terranno le performances di Tomaso Binga e Libera Mazzoleni.

Durante la mostra si terrà inoltre un ciclo di cinque incontri dedicati ad approfondire i rapporti tra arte e femminismo in Italia attraverso le testimonianze di artiste, storiche dell’arte galleriste, curatrici e collezioniste, invitate a riflettere sul contesto storico, sulle esperienze dei collettivi autogestiti, sui rapporti tra arte e militanza.

In mostra sarà disponibile il libro Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta, Postmedia Books, Milano 2013.

Immagine: Anna Oberto, L'Utopico o la scrittura viedo-fono/grafica, 1974.

JACQUES PREVEL: IN COMPAGNIA DI ANTONIN ARTAUD - GIOMETTI & ANTONELLO 2015




JACQUES PREVEL
IN COMPAGNIA DI ANTONIN ARTAUD
Giometti & Antonello (26 novembre 2015)
Collana: Letteratura

1950. Dal sanatorio per tubercolotici in cui è ricoverato, Jacques Prevel sente come imminente la propria fine e si rende conto che non riuscirà a scrivere quel libro sul suo maestro per il quale ha raccolto quasi quotidianamente appunti nei suoi quadernetti durante i due anni passati al suo fianco nella Parigi ancora devastata dalla guerra, la Parigi della Rive Gauche, dei Sartre e dei Breton, delle riviste letterarie e dei caffè. Il diario ha inizio nel maggio del '46, all'indomani del ritorno a Parigi di Artaud dopo nove anni di manicomio. Attraverso la descrizione degli incontri e dei luoghi, la trasposizione precisa dei dialoghi, delle lettere e delle parole di Artaud viene a delinearsi la storia di un'amicizia maledetta e sublime che terminerà soltanto con la notizia della sua morte nel marzo del '48. Documento di eccezionale importanza per conoscere il pensiero e la vita di uno dei più importanti poeti del '900, "In compagnia di Antonin Artaud" è anche un canto di morte e di liberazione, un'incursione nella realtà della follia e dell'arte.

KURT WOLFF: MEMORIE DI UN EDITORE - GIOMETTI & ANTONELLO 2015




KURT WOLFF
MEMORIE DI UN EDITORE
Kafka, Walser, Trakl, Kraus e gli altri
Giometti & Antonello (26 novembre 2015)
Collana: Letteratura

Kurt Wolff (1887-1963) è stato uno dei più importanti editori del ’900. La casa editrice che portava il suo nome, da lui fondata a Lipsia nel 1913 dopo un breve sodalizio editoriale con Ernst Rowohlt, fu animatrice su vari fronti della cultura espressionista e mitteleuropea.
Fin dall’inizio, infatti, Wolff si trova circondato, direttamente o indirettamente, da personaggi che influenzeranno in maniera durevole la cultura tedesca ed europea: si pensi a Franz Werfel, Max Brod o Karl Kraus. Ciò lo portò a essere editore di autori universalmente considerati decisivi: fra i tanti citiamo Franz Kafka, Georg Trakl, Robert Walser, Gottfried Benn, ecc.
Nel 1930 Wolff lascia la guida della casa editrice per trasferirsi prima a Nizza, poi in Toscana, e infine approdare nel 1941 a New York, dopo un periodo assai travagliato in cui patì anche l’esperienza dei campi d’internamento francesi. In America, sebbene ormai quasi privo di mezzi di sostentamento, riesce grazie all’aiuto di altri espatriati tedeschi a ripartire con una nuova impresa editoriale: la Pantheon Books. Tornato in Europa nel 1960, assume l’incarico di consulente per un importante gruppo editoriale statunitense. Nel 1963, durante una visita in Germania in cui aveva fatto tappa all’Archivio di Marbach (santuario della letteratura tedesca che conserva molti documenti relativi alla sua attività giovanile di editore), muore per le ferite riportate dopo essere stato investito da un camion.
Questo volume – che non a caso è stato scelto come primo titolo della casa editrice Giometti&Antonello – raccoglie le memorie e le considerazioni di Kurt Wolff sul mestiere dell’editore; il tutto concentrato proprio nella fase «eroica» della sua attività. Ai ritratti inediti di personaggi divenuti quasi epici per il lettore italiano, agli aneddoti sconosciuti ai più, si uniscono riflessioni sia sul lavoro materiale che sulla missione dell’editore, che rendono questo libro anche una sorta di vademecum per chiunque ancora oggi voglia intraprendere questo mestiere.

BLACK LIGHT PAINTINGS - SATURA, GENOVA




BLACK LIGHT PAINTINGS
a cura di Flavia Motolese e Fabio Agrifoglio
Associazione Culturale Satura
piazza Stella 5/1 - Genova
28/11/2015 - 9/12/2015

S’inaugura sabato 28 novembre 2015 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, l’esposizione internazionale “Black light paintings” con le opere di Mario Agrifoglio, Beyo Beyond, LeoNilde Carabba, Claudio de Luca Sek, Andy Fluon, Gruppo MID, Antoine Merger, Craig Mildrexler, Krzystof Pajak, Marcio Rapello e Olga Serezhina. La mostra, a cura di Flavia Motolese e Fabio Agrifoglio, resterà aperta fino al 9 dicembre 2015 con orario 15:30 – 19:00 dal martedì al sabato.
La storia della Black Light Art è legata, inevitabilmente, a quella della luce nera, conosciuta anche come lampada di Wood o, più semplicemente, luce ultravioletta. Introdotta da R. W. Wood nel 1903, cominciò ad avere una diffusione, limitata al settore tecnico-scientifico, dopo gli anni ‘30, per approdare ad una divulgazione esponenziale a partire dagli anni ‘90 grazie all’applicazione nel mondo dello spettacolo ed alla commercializzazione in larga scala. Inoltre, l’introduzione di nuove tecnologie in grado di fornire la luce nera in forma più stabile e l’immissione sul mercato di una vasta gamma di colori fluorescenti, fosforescenti e luminescenti ad altissima resa estetica sotto luce nera sono state le due principali novità che hanno influenzato l’evoluzione della Black Light Art dagli anni ‘70 ad oggi.
Andando a ritroso nella storia dell’arte si possono trovare le prime sperimentazioni ed espressioni connesse all’uso della luce nera nella Bauhaus o nella tecnica di Light Painting in fotografia. In Italia è fondamentale l’utilizzo, da parte di Lucio Fontana, di neon e luce nera per alcune delle sue Ambientazioni alla fine degli anni ‘40. Una sperimentazione che apre la strada alle ricerche di artisti come Dan Flavin, James Turrel, Robert Irwin, Bruce Nauman o Mario Merz che dell’uso delle fonti luminose come strumento di coinvolgimento dell’osservatore, faranno un elemento chiave del proprio lavoro. Negli Stati Uniti si individuano tracce dell’impiego della luce nera nell’ambiente psichedelico della fine degli anni ’60, ma per trovare una sperimentazione seria e continuativa della luce nera in ambito artistico si deve tornare in Italia dove, dagli anni ‘70, è attivo Mario Agrifoglio, artista che fece dell’uso della Black Light e della sua fenomenologia il centro della propria ricerca artistica, arrivando a descrivere una personale linea teorico-filosofica in grado di porsi come snodo fondamentale di questo movimento.
La provenienza internazionale degli artisti che prenderanno parte a questa esposizione dimostra di per sé la diffusione e il successo che la Black Light Art ha riscosso in tutto il mondo in questi anni e la varietà e complessità degli esiti raggiunti tramite le molteplici applicazioni consentite da questa tecnica.

giovedì 26 novembre 2015

MIROSŁAV BAŁKA: NERVE. CONSTRUCTION - MUSEUM SZTUKI, LODZ




MIROSŁAV BAŁKA
NERVE. CONSTRUCTION
Curator: Kasia Redzisz
Muzeum Sztuki w Łodzi (MS)
Wieckowskiego 36 St. - Lodz
37/11/2015 -13/3/2016

The exhibition Mirosław Bałka: Nerve. Construction is the most extensive presentation of the artist’s works in Poland to date. It brings together works created over more than three decades, starting from his early drawings up to contemporary productions created specifically for the historic interiors of the museum. The exhibition shows mythical figures from the 1980s, works created from found objects, and formally disciplined sculptures characteristic of his later oeuvre. They are complemented with a substantial selection of works on paper: drawings, sketches of sculptures, and private notes. Many of these objects will be presented to the public for the first time.
The key selection criterion is the deeply humanistic and existential dimension of Bałka’s art, focused around the centrally placed man and the way he experiences the world. Since the 1980s, he has been coming back to the subject of the human body, its physical and symbolic presence: physiology, vulnerability, and traces. The works in the exhibition are linked with the reflection on human nature, instincts, temporality and memory. At the same time, we can perceive them as discrete affirmation of day-to-day reality. The artist’s attention focuses on the margins of the most immediate environment and its the most prosaic elements. The way he uses them, sometimes underpinned by a subtle sense of humour, reveals the utmost care for details and unusual sensitivity going hand in hand with thrifty use of forms and materials. Many objects presented at the exhibition bear personal touch. These are mainly smaller-scale sculptures, works making reference to spaces with which the artist has been emotionally linked (home, gallery, studio) as well as his drawings, traditionally the closest to his original intentions, his body and gestures.
The “nerve” in the title highlights emotions, experiences and senses. It also defines the exhibition as an attempt to convey fundamental information about the practice of the artist. The presentation has been orchestrated around themes that intertwine Bałka’a oeuvre from the very first moments until today. It is an inventory of basic forms, materials and references. By the same token, it grasps the moment of passing from figurative sculpture to reduced, abstract forms, revealing the symbolism of their dimensions and proportions, as well as materials that he used, such as wood, concrete, gypsum, and more metaphoric ones: salt, soap, and ash. The selection of works on view highlights vital motifs from the 20th century literature, classical mythology, religion or history. Linear, chronological narrative is replaced with focusing on selected subjects, such as: body, death, desire, place, and memory. By combining various moments of his creative work, the approach helps expressing its complexity and discipline. It demonstrates consistency and strictness that lie at the foundations of Bałka’s art, independently of the forms that it takes or the diversity of media used by the artist.

ALIGHIERO BOETTI: DDP 1968 - GAM, TORINO




ALIGHIERO BOETTI
DDP 1968
Galleria d'Arte Moderna - GAM
via Magenta 31 - Torino
26/11/2015 al 26/12/2015

L’appuntamento conclusivo della terza edizione di Surprise è dedicato a un’opera di Alighiero Boetti esposta nel febbraio del 1968 nella personale dell’artista alla galleria Christian Stein di Torino e installata poi negli spazi del Deposito di Arte Presente (DDP), accanto ai lavori degli altri protagonisti della nuova scena artistica torinese.
Legnetti colorati, così come le altre opere che Boetti presentò nella mostra alla Stein, è l’esito di un bricolage elementare, fondato sull’accostamento di materiali naturali e artificiali, sulla ripetizione delle forme, sul ricorso a una geometria semplificata. Nel 1967-68 la strategia di allestimento delle opere stava rapidamente cambiando, con scansioni spaziali ravvicinate che accentuavano il carattere eterogeneo di ogni singolo lavoro, esplicitandone al tempo stesso le affinità.
Per documentare questa attitudine e insieme per ricordare il tessuto di rapporti e relazioni che segnò il momento aurorale dell’Arte Povera, Surprise presenta a complemento dell’opera le immagini della sua installazione al Deposito di Arte Presente e Boettinbiancoenero, il film che Ugo Nespolo realizzò montando le sequenze girate durante l’inaugurazione alla Stein.
  

THE COLLECTED HAIRY WHO PUBLICATIONS 1966-1969 - MATTHEW MARKS 2015




THE COLLECTED HAIRY WHO PUBLICATIONS 1966-1969
edited by Dan Nadel
Matthew Marks (September 29, 2015)

This is the first complete presentation of the artists' books, posters, prints and ephemera produced by The Hairy Who (Chicago, 1966-69), which was composed of Jim Falconer (born 1943), Art Green (born 1941), Gladys Nilsson (born 1940), Jim Nutt (born 1938), Suellen Rocca (born 1943) and Karl Wirsum (born 1939).
Over the course of five exhibitions in Chicago, San Francisco and Washington, DC, The Hairy Who represented a de facto rebuke to the chilly ironies of Pop and forged new ways of crafting figurative painting. As likely to use Plexiglas as canvas and employing a language based on verbal confusion, visual puns and an almost ecstatic use of line and color, the members of the Hairy Who produced publications, posters and even buttons, and their exhibitions were immersive environments unequalled at the time.
The Hairy Who has enjoyed a renewed popularity recently, thanks to a documentary film and multiple exhibitions by the contributing artists. This publication presents all of the printed works related to the Hairy Who exhibitions--important documents in the history of contemporary art and artists' books. Formatted like comic books, they are among the very first full-color self-published artists' books, containing work made especially for publication. Studying these works is important to an understanding of post-1960s art and artists' books.

PHOTOGRAPHY AT MOMA: 1960 TO NOW




PHOTOGRAPHY AT MOMA: 1960 TO NOW
edited by Quentin Bajac, Lucy Gallun, Roxana Marcoci, Sarah Hermanson Meister
The Museum of Modern Art, New York (October 27, 2015)

The Museum of Modern Art has one of the greatest collections of 20th-century photography in the world. As one of three volumes dedicated to a new history of photography published by the Museum, this publication comprises a comprehensive catalogue of the collection post-1960s and brings much-needed new critical perspective to the most prominent artists working with the photographic medium of the late 20th and early 21st centuries. At a moment when photography is undergoing fast-paced changes and artists are seeking to redefine its boundaries in new and exciting ways, Photography at MoMA serves as an excellent resource for understanding the expanded field of contemporary photography today.
The book begins with an in-depth introduction followed by eight chapters of full-color plates, each introduced by a short essay. Over 250 artists are featured, including Diane Arbus, John Baldessari, Jan Dibbets, Rineke Dijkstra, William Eggleston, Lee Friedlander, Louise Lawler, Zoe Leonard, Helen Levitt, Sigmar Polke, Cindy Sherman, Wolfgang Tillmans, Jeff Wall, Carrie Mae Weems, Hannah Wilke and Garry Winogrand, among many others.

TRE VIRTUOSI A GENOVA: LISTZ, PAGANINI, SIVORI - PALAZZO ROSSO, GENOVA




TRE VIRTUOSI A GENOVA
Listz, Paganini, Sivori
Palazzo Rosso
via Garibaldi 18
13/11/2015 - 13/1/2016

Ospitata in quattro sale di Palazzo Rosso, la mostra propone un percorso articolato in tre tematiche: la vicenda umana e artistica di Paganini, Liszt e Sivori, la Genova dell’Ottocento, il virtuosismo.
L’esposizione riguarda ritratti, lettere, oggetti, manoscritti e musica a stampa, articoli di giornali e di riviste, biografie storiche, il tutto messo a disposizione dal Conservatorio "N. Paganini", dal Comune di Genova, dalla Fondazione Istituto Liszt Onlus di Bologna, dall’Archivio Sivori e dalla Biblioteca Universitaria di Genova.
In un computer a disposizione del pubblico si potranno sfogliare inoltre due preziosi volumi: il Libro Mastro dei Conti (oggi custodito nella Biblioteca del Conservatorio “N. Paganini” di Genova) che Paganini compilò nel corso della sua tournée europea e l’Album di ricordi di proprietà dell’Archivio Sivori che raccoglie una serie di importanti documenti di Camillo Sivori.
Ideazione a cura di Roberto Iovino e Carmela Bongiovanni
Hanno collaborato: Rossana Dalmonte, Calogero Farinella, Stefano Termanini
Impostazione grafica e realizzazione dell’allestimento a cura di Nunzia Santomauro e Ruben Franceschi con la collaborazione di Semun Chang
Hanno collaborato alla ricerca storica Silvia Balsamo e Michele Carraro

mercoledì 25 novembre 2015

ANOTHER MINIMALISM - THE FRUITMARKET GALLERY, EDINBURGH




ANOTHER MINIMALISM
Art After California Light and Space
The Fruitmarket Gallery
45 Market Street - Edinburgh
14/11/2015 - 21/2/2016

Uta Barth, Larry Bell, Carol Bove, Sarah Braman, Tacita Dean, Olafur Eliasson, Sam Falls, Jeppe Hein, Robert Irwin, Ann Veronica Janssens, Spencer Finch, James Welling

Bringing together the work of a select group of current-generation artists with that of two pioneers of west coast American minimalism, this exhibition examines the impact of California Light and Space art on artists working today.
Robert Irwin and Larry Bell are two of California’s best-known artists. Irwin is renowned for his pursuit of an immaterial and experiential art through a new genre of installation work, and Bell for the fabrication of ethereal geometric objects from optical, colour-bearing new plastics. In this exhibition, two of their signature objects—one of Irwin’s iconic discs and a Larry Bell cube—signal the radical and groundbreaking art made in California in the 1960s and ’70s.
The importance of this art has tended to be overshadowed by the impact of east coast American art of the same vintage. Another Minimalism is among the few exhibitions to recognize and examine the influence of this regional subset of minimalism on leading contemporary artists.
Olafur Eliasson, Spencer Finch, Carol Bove and Ann Veronica Janssens explore the perceptual and psychological aspects of seeing in stripped down, incidental or optical forms, structures and spaces. Their works can cause profound shifts in our perception by the simplest and most transparent of means—coloured light gels, mist, the subtle deployment of after images. These characteristics, along with signature materials of Light and Space art such as the tinted glass, mirror, resins and highly-coloured surfaces used by Jeppe Hein, Sarah Braman and Sam Falls, have migrated into the international art lexicon. Tacita Dean has a more subtle engagement with perception and the slowed-down encounter, both key qualities of Light and Space art, while James Welling and Uta Barth use photography to explore these ideas.
Together, the artists in this exhibition, like those associated with California Light and Space, embrace temporality, instability, liminality and subjectivity. These are the very ways in which California minimalism differs from the literalness, pure objecthood, and materiality of New York’s. Whether the artists do so knowingly or as a result of the absorption of Light and Space into the international artistic ether, the works in Another Minimalism find their historical reflection in California Light and Space art.

Image: Ann Veronica Janssens, Yellow Rose, 2007. Courtesy Museum Mosbroich, Leverkussen. © Ann Veronica Janssens and DACS, London, 2015. Photo: Philippe De Gobert.

ADOLFO WILDT: L'ULTIMO SIMBOLISTA - GALLERIA D'ARTE MODERNA, MILANO




ADOLFO WILDT
L'ULTIMO SIMBOLISTA
GAM Galleria d'Arte Moderna
via Palestro 16 - Milano
26/11/2015 - 14/2/2016

La GAM Galleria d’Arte Moderna prosegue con la mostra “Adolfo Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista” il percorso di valorizzazione dei nuclei più significativi delle sue collezioni scultoree.
Dal 27 novembre al 14 febbraio 2016, la mostra – realizzata con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi - presenta un percorso dedicato alla ricerca dello scultore milanese sulla resa plastica e materica attraverso 55 opere in gesso, marmo, bronzo, accompagnate da una serie di disegni originali e alcune opere a confronto: oltre alla Vestale di Antonio Canova, opere di Fausto Melotti, Lucio Fontana e Arrigo Minerbi.
La mostra intende porsi al centro di un percorso storico-artistico allargato alla città di Milano, che valorizza tutte le testimonianze wildtiane ancora esistenti attraverso un itinerario tematico diffuso, con visite guidate realizzate in collaborazione con il Touring Club Italiano e appuntamenti di approfondimento condivisi anche con il FAI, Fondo Ambiente Italiano.

Conferenza stampa 26 novembre ore 12
Intervengono:
Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura Comune di Milano
Paola Zatti, Conservatore Galleria d'Arte Moderna di Milano
Ophelie Ferlier, Conservatore Musée d'Orsay
Beatrice Avanzi, Conservatore Musée d'Orsay
Fernando Mazzocca, Storico dell'arte

IAN BOSTRIDGE: IL VIAGGIO D'INVERNO DI SCHUBERT - IL SAGGIATORE 2015




IAN BOSTRIDGE
IL VIAGGIO D'INVERNO DI SCHUBERT
Anatomia di un'ossessione
Il Saggiatore (5 novembre 2015)
Collana: La cultura

Nel 1825, in tournée a Salisburgo, Schubert scrive al fratello di aver creato una forma d'arte inedita: "La maniera in cui Vogl canta e io eseguo l'acompagnamento, dando corpo a un unico interprete, è qualcosa di nuovo e mai udito". Nasce il Lied moderno: qualcosa di "perfetto" che sublima una pratica popolare e la indirizza verso la sua completa metamorfosi. quel "Canto della Terra" di Mahler che non vede più confini fra art song e sinfonia. Schubert compone i ventiquattro Lieder per voce e pianoforte di "Winterreise, Viaggio d'inverno", tra il 1827 e il 1828, verso la fine della sua breve vita, musicando le poesie che Wilhelm Muller aveva pubblicato nella rivista, sospetta al governo prussiano, "Urania" e nei "Deutsche Blätter. Inizia qui la storia di un'opera tra le più note e frequentate - da interpreti e ascoltatori - della musica cosiddetta classica. Ian Bostridge, uno dei massimi interpreti di Lieder di oggi, sedotto fin dall'adolescenza dalla "Winterreise", ne esplora ogni aspetto. Racconta la trama, che Schubert stesso ha volontariamente sottratto, frammentato, rendendo il suo Wanderer il suo viandante che cammina su strade innevate e ventose, bandito (o forse in fuga) da una casa calda e un tempo accogliente - un personaggio inquieto, fortemente byroniano, inevitabilmente affascinante.

FILIPPO TUENA: MEMORIALI SUL CASO SCHUMANN - IL SAGGIATORE 2015




FILIPPO TUENA
MEMORIALI SUL CASO SCHUMANN
Il Saggiatore (12 novembre 2015)
Collana: La cultura

Il 27 febbraio 1854, in piena crisi artistica ed esistenziale, Robert Schumann esce dalla propria abitazione di Dusseldorf e si butta nelle fredde, nere acque del Reno. Salvo per miracolo, viene affidato alle cure del dottor Richarz e internato nel manicomio di Endenich, dove rimarrà fino alla morte, perseguitato da voci incorporee che lo accusano di non essere l'autore della sua musica e solo occasionalmente visitato da allievi e protetti, fra cui il prodigioso Johannes Brahms. Non rivedrà mai più l'amata moglie Clara e i figli. Intorno a questa follia - e alle enigmatiche Variazioni del fantasma, che Schumann sosteneva gli fossero state dettate dallo spettro di Franz Schubert - Filippo Tuena costruisce un romanzo a incastro, un congegno narrativo che dissimula la finzione e sfrutta sei punti di vista diversi - da un'anziana amica di Robert e Clara a Ludwig Schumann, affetto dallo stesso male del padre - per sondare il mistero che ancora circonda gli ultimi anni di Schumann e i suoi rapporti con la moglie e con Brahms, l'allievo dal volto angelico arrivato nella vita della coppia sei mesi prima del tentato suicidio e destinato a giocare un ruolo centrale non solo nella vita del Maestro, ma anche nella storia della musica. L'autore utilizza lettere, stralci di diari, partiture per raccontare una storia di arte e pazzia che ha i toni foschi di un romanzo gotico.

SAPERE E POTERE, 1980-2015 - ENTR'ACTE, GENOVA




SAPERE E POTERE, 1980-2015
Entr’acte
via Sant’Agnese 19R – Genova
26/11/2015 - 17/12/2015

Tra il 27 e il 30 novembre 1980 si è tenuto a Genova, a Palazzo Tursi, sede del Comune, “Sapere e potere” uno straordinario convegno promosso dall’allora assessore alla cultura, Attilio Sartori.
“I relatori” – si annotava a conclusione dell’incontro – “si sono avvicendati per quattro giorni nel proporre le loro linee sistematiche: non era una lezione in famiglia, era uno scambio a distanza (la distanza delle rispettive discipline), una lotta sorda tra posizioni concettuali diverse.
Chi erano? Filosofi e psicanalisti, sociologi e studiosi d’arte, e altri ancora; italiani, francesi e tedeschi; era presente l’Europa, che faceva il punto sul rapporto tra “sapere” e “potere” (Hans Dieter Bahr, Jean Baudrillard, Remo Bodei, Edoardo Sanguineti, Jacques Donzelot, Alessandro Fontana, Franco Fornari, Agnès Heller, Niklas Luhmann, tra gli altri)”.
Caratterizzato da un titolo d’impronta foucaultiana (ripreso da un numero di poco antecedente di Aut-Aut, la rivista diretta da Pier Aldo Rovatti), ma aperto ad una pluralità di posizioni e orientamenti, il convegno genovese è stato senza dubbio un momento importante di confronto teorico, precorritore, sotto certi aspetti, di problematiche politico-sociali venute in seguito in luce.
La mostra che il Museo del caos promuove nello spazio di Entr’acte - proseguendo nel lavoro di ricostruzione di momenti capitali della vicenda culturale genovese avviato con l’incontro del 2013 sulla rivista Il Marcatrè - si propone di rievocare quell’evento attraverso una serie di materiali (documenti, lettere, fotografie, relazioni, articoli e rassegne stampa) provenienti dall’archivio di Viana Conti, che aveva attivamente partecipato al suo coordinamento e curato successivamente la pubblicazione degli atti presso l’editrice Multhipla di Gino Di Maggio.
La mostra vuol essere, nel contempo, un omaggio ad Attilio Sartori, ispiratore di una stagione culturale di spessore autenticamente internazionale, a due anni dalla scomparsa.

Nella foto di Paola Mattioli: Julien Freund, Niklas Luhmann, Attilio Sartori, Hans Dieter Bahr, Agnès Heller, Giulio Giorello, Rossella Prezzo, Mario Perniola

martedì 24 novembre 2015

ENNESIMA - TRIENNALE DI MILANO




ENNESIMA
a cura di Vincenzo de Bellis
Triennale di Milano
viale Alemagna 6 - Milano
25/11/2015 - 6/3/2016

Dal 26 novembre 2015 al 6 marzo 2016 la Triennale di Milano presenta Ennesima. Una mostra di sette mostre sull'arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis. Non “una” mostra sull’arte italiana ma, letteralmente, “una mostra di mostre” che, attraverso sette percorsi, cerca di esplorare gli ultimi cinquant’anni di arte contemporanea in Italia raccogliendo più di centoventi opere di oltre settanta artisti dall’inizio degli anni Sessanta ai giorni nostri, in un allestimento che si estende sull’intero primo piano della Triennale di Milano.
Il titolo prende ispirazione da un'opera di Giulio Paolini, Ennesima (appunti per la descrizione di sette tele datate 1973), la cui prima versione è suddivisa in sette tele. Da qui il numero di progetti espositivi in cui si articola la mostra di de Bellis per la Triennale: sette mostre autonome, intese come appunti o suggerimenti, che cercano di esplorare differenti aspetti, collegamenti, coincidenze e discrepanze, nonché la grammatica espositiva della recente vicenda storico-artistica italiana. Sette ipotesi di lavoro grazie alle quali leggere, rileggere e raccontare l'arte italiana anche attraverso l'analisi di alcuni dei formati espositivi possibili: dalla mostra personale all'installazione site-specific, dalla collettiva tematica alla collettiva cronologica, dalla collettiva su uno specifico movimento alla collettiva su un medium fino alla mostra di documentazione. Non un unico progetto che cerchi a tutti i costi connessioni tematiche o stilistiche, cronologiche o generazionali, bensì una piattaforma che provi a ipotizzare la compresenza di questi formati e di altri possibili, per raccontare uno spaccato degli ultimi cinquant'anni di produzione artistica.

Artisti: Vincenzo Accame, Vincenzo Agnetti, Alessandro Agudio, Mario Airò, Yuri Ancarani, Giorgio Andreotta Calò, Francesco Arena, Stefano Arienti, Massimo Bartolini, Gianfranco Baruchello, Vanessa Beecroft, Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Lupo Borgonovo, Ugo Carrega, Elisabetta Catalano, Maurizio Cattelan, Giuseppe Chiari, Francesco Clemente, Roberto Cuoghi, Danilo Correale, Gino De Dominicis, Patrizio Di Massimo, Luciano Fabro, Lara Favaretto, Vincenzo Ferrari, Linda Fregni Nagler, Giuseppe Gabellone, Alberto Garutti, Francesco Gennari, Paolo Gioli, Massimo Grimaldi, Adelita Husni-Bey, Emilio Isgrò, Jannis Kounellis, Ketty La Rocca, Gruppo di via Lazzaro Palazzi (Mario Airò, Enzo Buonaguro, Matteo Donati, Stefano Dugnani, Giuseppina Mele, Chiyoko Miura, Liliana Moro, Andrea Rabbiosi, Bernhard Rüdiger, Antonello Ruggieri, Adriano Trovato, Francesco Voltolina), Marcello Maloberti, Lucia Marcucci, Nicola Martini, Fabio Mauri, Mario Merz, Marisa Merz, Eugenio Miccini, Luca Monterastelli, Liliana Moro, Maurizio Nannucci, Alek O., Martino Oberto, Luigi Ontani, Luciano Ori, Giulio Paolini, Pino Pascali, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Paola Pivi, Luigi Presicce, Carol Rama, Pietro Roccasalva, Andrea Romano, Gianni Emilio Simonetti, Rudolf Stingel, Santo Tolone, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli, Luca Vitone.

Ennesima sarà accompagnata da una pubblicazione in sette libri e da una guida-catalogo a cura di Vincenzo de Bellis ed edita da Mousse Publishing, che rispecchierà la divisione in sette parti della mostra e sarà arricchita da contributi, saggi e testi critici inediti, commissionati per l’occasione, a curatori e critici italiani delle ultime generazioni, che negli ultimi anni si sono distinti sia a livello nazionale che internazionale: Cristina Baldacci, Lorenzo Benedetti, Barbara Casavecchia, Laura Cherubini, Vincenzo de Bellis, Eva Fabbris, Luigi Fassi, Francesco Garutti, Massimiliano Gioni, Andrea Lissoni, Luca Lo Pinto, Francesco Manacorda, Simone Menegoi, Paola Nicolin, Allegra Pesenti, Andrea Pinotti, Alessandro Rabottini, Letizia Ragaglia, Nicola Ricciardi, Alberto Salvadori, Marco Scotini, Andrea Viliani, Elena Volpato, Giorgio Zanchetti.

Immagine:
Vettor Pisani, L'eroe da camera. Tutte le parole dal silenzio di Duchamp al Rumore di Beuys, Esperimento, Roma 1972.
Vettor Pisani and Monica Strebel. Photo by Elisabetta Catalano. Mimma Pisani Collection
courtesy Elisabetta Catalano Archive

SUZANNE LACY: DE TU PUÑO Y LETRA - CENTRO DE ARTE CONTEMPORANEO, QUITO 25/11/2015




SUZANNE LACY
DE TU PUÑO Y LETRA
CAC Centro de Arte Contemporaneo
Plaza de Toros Belmonte - Quito
25/11/2015

“De tu puño y letra, diálogos en el ruedo” es un proyecto de intervención artística colectiva a gran escala en el espacio público, bajo la dirección artística de Suzanne Lacy y construido en colaboración con una serie de instituciones, organizaciones y colectivos sociales que trabajan en contra la violencia de género.
Se lo llevará a cabo el 25 de noviembre 2015, Día Internacional Contra la Violencia a la Mujer, en la histórica Plaza Belmonte.
El proyecto recupera las miles de cartas escritas por mujeres ecuatorianas, durante el proyecto “Cartas de Mujeres”, relatando sus experiencias de vida muchos de ellos testimonios sobre su continua exposición a actos de violencia.
A través del proyecto queremos generar un diálogo público sobre la violencia de género y aportar a la construcción de nuevas masculinidades y feminidades en nuestra sociedad.

Suzanne Lacy es una de las artistas más reconocidas a nivel internacional por su trabajo investigativo y de producción, de fuerte contenido social, especialmente en relación con las luchas de las mujeres. Es una de las pioneras en vincular las prácticas artísticas contemporáneas con las luchas feministas, realizando este tipo de acciones desde 1972. Sus obras incluyen performances públicos a gran escala, que involucran a cientos de participantes, entre ellos artistas, colectivos, organizaciones sociales, etc. Su práctica artística se ha llevado a cabo en el Museo de Arte Contemporáneo de Los Ángeles, en el P.S.1 de Nueva York y el Museo de Bilbao en España, además de su emblemático proyecto “Piel de la Memoria” (1999) llevado a cabo en Medellín Colombia. Lacy es además presidenta fundadora del MFA en prácticas públicas en la universidad Otis de Arte y Diseño. Información sobre su trabajo lo encuentra en: www.suzannelacy.com

STEPHEN J. CAMPBELL - MICHAEL W. COLE: L'ARTE DEL RINASCIMENTO IN ITALIA - EINAUDI 2015




STEPHEN J. CAMPBELL - MICHAEL W. COLE
L'ARTE DEL RINASCIMENTO IN ITALIA
Una nuova storia
Einaudi (13 ottobre 2015)
Collana: Grandi opere

«Questo volume costituisce una sorta di ricognizione, una storia dell'arte in Italia e dell'arte prodotta da artisti italiani all'estero lungo due secoli, a partire dal 1400. Abbiamo puntato alla completezza piuttosto che all'enciclopedismo; abbiamo fatto scelte e fissato limiti, in modo da poterci concentrare su singoli oggetti e monumenti. Il testo è stato organizzato secondo una sequenza cronologica neutrale, piuttosto che per capitoli costruiti intorno alle carriere dei singoli artisti, anche per sottolineare i limiti dell'approccio biografico e per indicare possibili alternative. La scrittura storica è la costruzione di una narrazione e si possono narrare storie differenti su ognuna delle opere prese in considerazione: la vita del suo autore, l'interesse del compratore, o committente, la tradizione che sta dietro a quel soggetto, la risposta del pubblico e cosí via. Ogni capitolo intende mettere in risalto le circostanze e le aspettative che definiscono i momenti storici in cui l'opera venne eseguita, nonché i temi e i problemi condivisi da oggetti coevi anche piuttosto diversi fra loro. Cosí, al singolo capitolo corrisponde un tema che le opere realizzate in un particolare decennio si prestano particolarmente bene a esplorare. La produzione di immagini nella cultura del Rinascimento fu guidata dalla memoria di immagini precedenti e controllata da supposizioni spesso taciute circa il formato, lo stile, la tipologia. La trasformazione storica consisteva non solo in una sequenza di scoperte e innovazioni ma anche in un graduale cambiamento della relazione dell'artista con il manufatto; stavano mutando i valori e le idee alla base del fare, del lavoro artistico (per esempio la verità divina, la verità della natura, l'emulazione degli antichi e la concezione dell'artista come autore). Questa dimensione auto-riflessiva rispetto all'opera d'arte sostiene una ricca narrativa storica di per se stessa, che cercheremo di proporre a fianco di quella sui committenti, le istituzioni, le pratiche religiose».

MARIA LUISA MENEGHETTI: STORIE AL MURO - EINAUDI 2015




MARIA LUISA MENEGHETTI
STORIE AL MURO
Temi e personaggi della letteratura profana nell'arte medievale
Einaudi (20 ottobre 2015)
Fuori collana

"Fino a pochi decenni fa dell'esistenza delle 'camerae Lanzaloti' avevamo solo notizie indirette. Gli inventari del Palazzo di Piazza di Ferrara citano una 'chamera de Lanziloto' che fu occupata, attorno al 1436, da Margherita Gonzaga, la giovane moglie di Leonello d'Este; e una 'camera de Gienevere' con dizione polarizzata dunque sul secondo membro della celebre coppia di amanti - si trovava anche nel castello di Sigismondo Malatesta a Rimini. Per venire infine al caso più clamoroso, nel 1391 Agnese Visconti, figlia di Bernabò e prima moglie di Francesco Gonzaga, era stata decapitata al termine di un processo in cui, non si può dire quanto pretestuosamente, l'accusa aveva calcato la mano sui suoi presunti adulteri, il cui teatro sarebbe stata la stessa stanza nuziale del palazzo di Mantova, designata però dalle carte processuali con l'etichetta di 'camera Lanzaloti'. Si tratta di un'indicazione che sembra meno verosimilmente attribuibile a un intento di precisione istruttoria che non a una qualche malizia della corte giudicante, se si considera che la storia degli amori di Ginevra e Lancillotto continuava ancora a rappresentare, sullo scorcio del XIV secolo, e dunque un buon secolo dopo il notissimo e truce scandalo riminese che tanto colpì Dante, uno degli esempi più famosi di tradimento coniugale. Da non molto, invece, un fortunato ritrovamento ha permesso di ricostruire nel suo aspetto e nelle sue reali dimensioni una di queste camere dipinte... "
  

ALTRE VITE: SETTE DISCORSI SULLA SCRITTURA E L'EMIGRAZIONE - MUSEOTEATRO DELLA COMMENDA DI PRÉ, GENOVA




ALTRE VITE
Sette discorsi sulla scrittura e l'emigrazione
a cura di Laura Quercioli Mincer e Alberto Rizzerio
Museoteatro della Commenda di Pré
piazza della Commenda - Genova
25/11/2015 - 24/2/2016

Il ciclo di incontri è promosso dall'Università degli Studi di Genova, il Dipartimento di Lingue e Culture Moderne, il Centro culturale Primo Levi, l'Associazione Movementi, l'Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni, la Cooperativa Solidarietà e Lavoro, con il patrocinio del Ministero Istruzione, Università e Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria e l'accreditamento dell'Ordine Assistenti Sociali della Liguria.
La dolorosa e umiliante esperienza dello sradicamento, la possibilità di un riscatto, la lingua, l'amore e la nostalgia, l'integrazione, la paura e la speranza sono i temi scelti per raccontare il complesso e spesso conflittuale rapporto dello scrittore con la lingua materna e il paese di origine, con la lingua e la cultura del paese ospitante.
Gli autori di cui si parlerà (polacchi, russi, irakeni, italiani, iraniani e libanesi, emigrati ‒ per sempre o per un periodo della loro vita ‒ negli Stati Uniti, in Israele, in Italia, in Francia e in Brasile) hanno certo esperienze meno desolanti e drammatiche di quelle delle decine di migliaia di persone in fuga dalla guerra, dalla tortura e dalla fame, di cui sono ormai da tempo piene le nostre cronache. Le loro riflessioni però, seppure, come nel primo incontro, ci arrivano dalla prestigiosa cattedra di una grande università statunitense, ci aprono una finestra sulle esperienze di vite diverse, sulla profondità del rimpianto, sulla difficoltà – e sul desiderio ‒ di aderire a nuovi universi culturali. Costituiscono un ponte indispensabile fra "noi" e "loro".
Il primo incontro è dedicato a Czesław Miłosz (Šeteniai, Lituania, 1911- Cracovia, 2004), premio Nobel per la letteratura nel 1980, una delle figure più rappresentative della Polonia del secolo scorso. Già addetto culturale dell’Ambasciata Polacca, agli inizi degli anni Cinquanta Miłosz chiede asilo politico in Francia, e quindi negli Stati Uniti. In questo paese, fra l’altro, si dedica in maniera infaticabile alla traduzione della letteratura polacca, e contribuisce in maniera determinante alla sua diffusione, prima nel paese di accoglienza e quindi in Europa. Per lunghi decenni Czesław Miłosz rappresenta la coscienza politica e critica della Polonia, è il suo mentore in esilio. Torna definitivamente in Polonia nel 1993, quattro anni dopo il ritorno del paese nel novero delle nazioni democratiche.

Nel documentario diretto dal suo biografo Andrzej Franaszek, che mostriamo fra le prime volte in Italia, Milosz parla non solo del periodo del suo esilio ma vengono qui svelati dettagli prima poco noti della sua biografia, in stridente contrasto con la sua immagine olimpica, di scrittore-filosofo: un tentato suicidio, la schizofrenia del figlio, la depressione.
MIŁOSZ | 2013 | Polonia | 55’ | v.o.sott.it
regia: Katarzyna Gondek | sceneggiatura: Andrzej Franaszek | fotografia: Jarosław Piekarski | suono: Jakub Wołowiec | montaggio: Bartosz Pietras | produzione: Studio Filmowe Largo
Un uomo complesso, pieno di paradossi, un camaleonte – così appare Czesław Miłosz nei ricordi dei propri cari. Attraversando la sua vita: dal primo tentativo di suicidio, il periodo dell’occupazione nazista, le complicate relazioni con le autorità comuniste, l'emigrazione, gli anni di grande solitudine, alla grande ed inaspettata ondata di popolarità dopo il Nobel, la scomparsa dei più cari e finalmente il ritorno in Polonia – emerge uno straordinario e ricco ritratto del poeta.
Questo incontro ha il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma.

PROGRAMMA:

mercoledì 25 novembre 2015, ore 15
LINGUA / CZESLAW MILOSZ poeta, saggista e premio Nobel per la Letteratura.
I paesi "Polonia - Stati Uniti", con Massimo Bacigalupo e Laura Quercioli

mercoledì 9 dicembre 2015, ore 15
NOSTALGIA / IGOR’ GUBERMAN scrittore e poeta russo.
I paesi "Russia e Israele", con Laura Salmon

mercoledì 20 gennaio 2016, ore 15
PATRIA / MARISA FENOGLIO scrittrice nata in Italia che vive in Germania.
I paesi "Italia e Germania" con Francesco De Nicola

mercoledì 3 febbraio 2016, ore 15
INTEGRAZIONE / MARJANE SATRAPI.
I paesi "Iran e Francia" con Elisa Bricco

mercoledì 17 febbraio 2016, ore 15
RADICI / MILTON HATOUM.
I paesi "Libano-Brasile" con Roberto Francavilla

mercoledì 24 febbraio 2016, ore 15
PAURA / SPERANZA.
Tracce e immagini delle emigrazioni con Alberto Rizzerio